PIRRI. L'ex magistrato del pool di “Mani Pulite” parla di diritti, doveri, costituzione
Gherardo Colombo incontra studenti, professori e genitori
«Com'è che siamo messi con le regole?». La prima domanda spiazza. Il giudice, quel magistrato diventato famoso per le inchieste passate alla storia come “Mani pulite”, scende dalla pedana e si mischia ai ragazzi. Quel gradino del palco è un ostacolo alla comunicazione e lui, Gherardo Colombo, se ne disfa in tutta fretta. La platea dei giovanissimi studenti non è facile. Non è semplice vincere la timidezza, forse anche il poco allenamento a confrontarsi con gli adulti. Con l'adulto. Con temi faticosi, difficili, impegnativi come libertà, democrazia, diritti. E appunto regole. Non lo è neppure, probabilmente, per chi l'adolescenza l'ha abbandonata da anni, come quei tanti genitori e insegnanti che ieri, all'Exme' di Pirri, hanno partecipato al workshop con le scuole Dante Alighieri e Ugo Foscolo.
IL VIA La prima domanda spiazza, la risposta è un brusio. Colombo incalza, prende per mano gli studenti per accompagnarli sulla strada della riflessione. E allora i pensieri prendono corpo, come le idee. Monica: «Sì, che mi piacciono le regole». E poi Stefania: «Danno forza alla nostra vita». Non basta. La discussione si fa vivace. Sara spiazza con un giudizio netto: «Le regole sono noiose». E Maurizio strappa un sorriso: «Non ci sto capendo niente».
IL METODO La strada è lunga e tortuosa, evidentemente. Gherardo Colombo dà una mano per percorrerla. «Sapete, ci sono tantissime regole che invece di darci limiti ci danno possibilità, opportunità. Tutti noi possiamo esprimere liberamente il nostro pensiero. Vi piace questo? Vi piace poter scegliere, per esempio la religione? Vi piace potervi curare se siete malati? Ebbene, ci sono regole precise che ve lo consentono. C'è una legge». La parola democrazia comincia a farsi sentire sebbene ancora, nessuno, a quaranta, cinquanta minuti dall'inizio dell'incontro, la pronunci. Come Costituzione. Ci si arriva pian piano, scalando i gradini del diritto, dei doveri. Delle libertà individuali, proprie «che non limitano ma completano quelle degli altri», puntualizza Colombo. «C'era un Paese, per esempio l'Italia, dove i maschi contavano più delle donne. C'era un Paese dove i maschi votavano e non lo facevano le femmine e i carabinieri impedivamo alle donne di andare ai seggi». Il magistrato Colombo parla di dittatura, di fascismi. Perché ti piace essere libera?, chiede a una ragazza biondissima che vuol diventare scrittrice. La chiacchierata si arricchisce di un nuovo tassello: «Scegliere, posso scegliere». Perfetto. «Si può scegliere senza sapere?», incalza l'ex giudice che si tuffa nella scuola, nel diritto allo studio, alla conoscenza, all'informazione per spiegare il vero «uomo libero». Per Colombo, «i doveri servono i diritti». Il dovere di andare a scuola, spesso vissuto con fastidio da un adolescente, diventa al contrario la certezza del diritto. Per chi ha quindici, sedici anni e per chi ne avrà venti e poi trenta e ancora settanta.
LA LEGGE È una platea ben più consapevole, quando per la prima volta vien fuori la parola Costituzione. Di certo più attenta, più curiosa. È questo, l'obiettivo del magistrato Gherardo Colombo: contribuire con le sue conferenze in giro per l'Italia, con i suoi incontri con i giovani per parlare di regole e della loro osservanza, dei principi di convivenza sociale, alla formazione delle coscienze. Un modo per offrire anche un sostegno a genitori e insegnanti nell'affrontare le difficoltà dell'educazione alla legalità.
GLI ESEMPI Figli e genitori, studenti e insegnanti. Ancora diritti, ancora doveri. «Spegni il cellulare», tuona il prof in aula. «Ecco - spiega Gherardo Colombo - quell'insegnante dev'essere il primo a tener spento, in aula, il suo telefonino. È un po' come quell'insegnante che mette le note per i ritardi e poi, lui stesso, si presenta in classe non in orario».
Andrea Piras