Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Santa Lucia e i suoi segreti

Fonte: L'Unione Sarda
5 maggio 2014


LA CITTÀ DIMENTICATA. I lavori di scavo nel rudere della chiesa edificata a Marina nel 1119

 

Da sede di monaci a scrigno della memoria storica cittadina

 



Scavi, convegni, proverbi ( Po santa Luxia passu de mundia, po Nadali passu de orgiali, po Santu Sebastianu passu de boi domau ): a Santa Lucia l'allora quartiere di Bagnaria, poi diventato Lapola e oggi Marina, ha dedicato anche una chiesa chiamata nel 1119 Santa Lucia di Civita. La data è più che un indizio: per gli archeologi il tempio (i ruderi sono visibili all'angolo tra via Sardegna e via Napoli) risale a molti anni prima della fondazione del Castello pisano. Soccorrono agli studiosi altre due date di riferimento: nel 1263 Santa Lucia di Civita fu la sola chiesa di Lapola ad essere visitata dall'arcivescovo di Pisa Federico Visconti, mentre nel 1338 era ancora nella disponibilità dei monaci Vittorini. Della fase medievale non è nota la forma esatta, forse perché i catalano-aragonesi ridisegnarono la parte bassa di Lapola.
L'INTERVENTO Da anni la chiesa di Santa Lucia è al centro di un piano di recupero messo a punto nel 2005 dalla parrocchia di Sant'Eulalia e dall'associazione Storia della Città con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni architettonici, della Soprintendenza archeologica e del Comune. Gli obiettivi del programma (che hanno già permesso di mettere in evidenza la pianta della chiesa, pavimenti di varie epoche, un pozzo obliterato, sepolture vicino all'altare, una cripta e una cisterna) sono diversi: dal restauro e recupero di quanto dell'antica chiesa è rimasto al riutilizzo della sacrestia e dei locali superiori, dall'utilizzo delle tre antiche cappelle come una loggia aperta sulla piazza allo studio e “documentazione delle fasi culturali medievali ed antiche”. Tra gli obiettivi anche la pavimentazione di “parte dell'area con lastroni di pietra posati su di un consistente strato di sabbia, tali da permettere un'agevole rimozione per successive indagini nel sottosuolo”. Si pensa anche alla “restituzione della piazza di Santa Lucia all'uso pubblico”.
L'ARREDO Una volta completati i lavori di scavo l'area sarà dotata di “arredo essenziale, illuminazione e videosorveglianza dell'area e apparati descrittivi”. Saranno poi restaurati i marmi degli antichi altari e le altre opere d'arte superstiti. Il progetto di recupero, elaborato dall'architetto Marco Cadinu e promosso da don Mario Cugusi, è proseguito con il via libera di don Marco Lai, parroco di Sant'Eulalia, e del Museo di Sant'Eulalia.
LA RICERCA Numerosi studiosi e collaboratori hanno contribuito alle fasi di elaborazione del programma di recupero e ricerca. La parrocchia di Sant'Eulalia, proprietaria del rudere della chiesa e dell'area, ha sostenuto le prime spese di tutela del monumento e intende rendere disponibile il nuovo spazio ricavato dal recupero dell'antica chiesa. Ogni fase degli scavi viene resa pubblica e attraverso un sito (www.santaluciacagliari.com) vengono comunicati i vari ritrovamenti. Nel novembre scorso gli archeologi hanno estratto una sepoltura rinvenuta durante gli scavi sotto l'altare. «L'estrazione di una sepoltura è un momento intenso durante una campagna di scavi», hanno avvertito gli studiosi.
Dell'antica chiesa è rimasto poco: le cappelle di destra e parte del presbiterio, tracce della ricostruzione che risalirebbe tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento. Nel Museo di Sant'Eulalia si conserva una parte delle opere d'arte donate alla chiesa: in gran parte argenti, arredi marmorei. Nell'Ottocento la chiesa fu trascurata. Riuscì a resistere ai bombardamenti del 1943 ma poi fu demolita nel 1947 con l'obiettivo di ottenere un finanziamento per le ricostruzioni post belliche. La piazza immaginata nel 1947 non è mai stata realizzata e il rudere, fino all'inizio della campagna di scavi, è stata adoperata come deposito e immondezzaio. Marina aspetta la rinascita del suo antico gioiello.
Pietro Picciau