Enti strumentali, Agenzie, Aziende e società controllate: il peso esagerato delle 91 sigle che ruotano intorno al Palazzo
di Umberto Aime w
CAGLIARI In Sicilia, il mondo delle società regionali partecipate e controllate che cresce, spreca e s’ingrassa all’ombra del monumentale Palazzo dei Normanni, sede di Giunta e Consiglio, è chiamato l’inferno, dai più raffinati, «Rubik», quello del Cubo. Il senso è lo stesso: un porto delle nebbie nella contabilità, un rompicapo se provi a ricostruirlo. In Sardegna, intorno a due Palazzi molto più modesti, viale Trento e via Roma, a Cagliari, c’è qualcosa di molto simile che divora soldi pubblici a palate: oltre un miliardo e mezzo sui sette destinati alle spese correnti. Un’enormità: è il 20 per cento del bilancio. L’altra faccia. È questa la Regione autonoma parallela dei Quattro Mori: 27 società partecipate a vario titolo, al 100 per cento, o quelle in cui l’amministrazione pubblica ha piccole quote, 54 enti pubblici vigilati, comprese Agenzie e Aziende, 10 sigle di diritto privato controllate. Ricostruire la mappa non è difficile, basta consultare il sito ufficiale della Regione, mentre tutto si complica, ancora più della Sicilia, se c’è da tirare una riga sui bilanci. La Corte dei conti ci prova sempre, ogni anno, quando controlla il bilancio della Regione, ma neanche quei giudici attenti riescono spesso a quantificare il totale, perché – è scritto in una delle ultime relazioni – «gli stessi assessorati di riferimento non esercitano l’indispensabile azione di controllo». Anche il sempre preciso Sole24 ha brancolato o quasi nel buio quando ha dovuto pubblicare quanto sono costati alla Sardegna i bilanci in rosso delle società partecipate e se l’è cavata con una cifra tonda: 95milioni bruciati, nel 2012. La riorganizzazione. È da anni e anni che tutti la invocano, ma alla fine è difficile (o impossibile?) da realizzare. Stavolta la giunta Pigliaru ha in mente una riforma radicale. L’ha annunciato l’assessore alla Programmazione Raffaele Paci, che si è dato anche una scadenza: entro l’estate. La stessa Corte dei conti lo auspica alla conclusione di tutte le inaugurazioni dei suoi anni giudiziari, ma sono inviti che finora sono caduti nel vuoto, come quello per il contenimento della spesa, in continuo aumento soprattutto alla voce «costi del personale», più di 3mila unità fra enti e agenzie. Di recente, con un’interrogazione, il grippo Sardegna Vera ha sollevato il caso in Consiglio regionale. Dopo aver ricordato che oltre un anno fa, la giunta Cappellacci aveva deliberato un piano di «monitoraggio e razionalizzazione entro 45 giorni», ha denunciato: «Quel progetto è rimasto lettera morta senza sia stato avviato alcun accorpamento o soppressione, mentre invece sono ancora in corso procedimenti di liquidazione che ormai risalgono a dieci anni fa». Insomma, l’efficienza della macchina regionale auspicata stavolta dalla giunta Pigliaru pare davvero un’impresa. Una strada percorribile potrebbe essere quella del centro unico di spesa e approvvigionamento per tutti gli enti. Con un accorpamento dei fornitori potrebbe essere strappati prezzi molto inferiori ad esempio per computer, carta e altri costi generali. Ma anche di questo si parla da troppo tempo e si è fatto gran poco. Enti strumentali. A parte le otto Aziende sanitarie, quella autonoma del Brotzu e le due miste con le università di Cagliari e Sassari, che tutte insieme da sole macinano 3 miliardi e mezzo, il 65,4 per cento del bilancio della Regione, è l’Ente Foreste a prendersi la fetta più grossa dei trasferimenti per le spese di funzionamento: 177 milioni e mezzo. Oltre ottanta milioni di spese correnti mettono assieme le tre agenzie regionali per l’agricoltura, Argea, Laore e Agris, che potrebbero essere accorpate e dunque far risparmiare la Regione ma ancora nessuno sa da quale parte cominciare. Poi c’è il caso di Area, l’ex Icap, che proprio di recente è finito sotto indagine interna e rischia di essere commissariato se non ripresenterà i bilanci dal 2011 a oggi. Area ha avuto, nel 2012, trasferimenti per oltre 3 milioni. C’è anche il caso di Sardegna Promozione (8 milioni) che è sotto inchiesta in Procura per le spese «troppo libere» nei contratti di sponsorizzazione. Come se non bastasse, un altro mistero è Sardegna ricerche: oltre 12 milioni di oneri complessivi, ma neanche un bilancio dichiarato sul sito «amministrazione trasparente». Società controllate. Fra le 27 in elenco, due sono fantasma (Bastogi e Brioschi, nessuno sa che fine abbiano fatto eppure sono ancora in carico), due hanno accumulato disavanzi in doppia cifra, Abbanoa -11 milioni e Carbosulcis -42, tutte le altre arrancano, come conferma la tabella pubblicata a fianco. Da queste società la Regione non guadagna un centesimo, perde soltanto e in più nello star loro dietro va incontro a errori e inchieste di ogni tipo. È successo con la Saremar (deve essere privatizzata da un’eternità) per l’esperimento flotta sarda, l’Europa ora pretende il recupero di 10,8 milioni, e con SardegnaIt (comunque una delle poche insieme all’Arst col bilancio in attivo) sotto indagine in Procura per una presunta asta pilotata sull’affitto della sede. Solo due società non sono pentole bucate: Geasar (aeroporto di Olbia) e Sogaer (aeroporto di Cagliari) producono utili, ma solo perché qui la Regione ha quote minime e forse il motivo del successo è proprio questo.