Cagliari, gli appuntamenti di venerdì e sabato al teatro Lirico hanno mostrato un 1° e un 3° tempo un po’ monocorde
Mercoledì 7 maggio alle ore 21:00 nel locale Poco Loco di Alghero si svolgerà la presentazione ufficiale del nuovo progetto artistico del trio comico sassarese composto dai fratelli Umberto, Angelo e Gigi Graziano ovvero i "Tressardi". "Tressardi & 4more" è il titolo dello spettacolo comico musicale che il gruppo sassarese porterà in scena nel tour 2014. Il progetto, scritto e diretto da Umberto Graziano, ha l'intento di offrire uno spettacolo nel quale, oltre alle risate, il pubblico possa essere coinvolto anche nel ballo con brani dallo stile inedito “Sardo Afro Cubano” ottenuto attraverso l'unione e dunque la contaminazione fra musicisti e cantanti provenienti da Sardegna, Africa e Cuba. Il repertorio musicale è realizzato con il ri-arrangiamento di alcuni dei più grandi successi della musica pop in limba e nuove composizioni scritte da Ginetto Marielli, Uccio Soro, Soleandro e lo stesso Umberto Graziano. Quattro bravissime cantanti-musiciste di colore che cantano coralmente in lingua Sarda è l'idea con la quale si desidera mettere in evidenza il processo di integrazione e mutamento sociale in atto nell'isola, mentre i testi comici dei fratelli Graziano tendono ad esorcizzare il grave momento di crisi economica che colpisce anche i comitati delle feste tradizionali e religiose dell'isola. Ecco come è composto il guppo musicale : Yanara Reyes Mcdonald (contrabbasso/voce) Netsy Najarro (percussioni/voce) Denise Fatma Gueye (voce) Anita Mwarabu (voce) Massimiliano Ruiu (piano) Alain Pattitoni (chitarra) Stefano Romano (batteria) Pavel Josè Hernandez (percussioni)di Gabriele Balloi wCAGLIARI Che Filippo Maria Bressan amasse in particolar modo Haydn si era già constatato. Da «La Creazione» per esempio o dalla «Trauer Symphonie», egregiamente dirette sempre al Lirico, nelle passate Stagioni. Ecco perché, riguardo al concerto tenutosi venerdì (e replicato sabato), varrà la pena cominciare dalla fine. Ultima pagina, infatti, dopo due titoli mozartiani, era la «Sinfonia n.104» di Franz Joseph Haydn. Ultima anche a venir composta, nel 1795, e detta “London” giacché scritta in tale città. Fra le sue più mature, sofisticate e complesse, l’austriaco maestro della forma sinfonica e della “forma-sonata” vi realizzò quasi una summa della propria arte componistica. Un universo di soluzioni stilistiche e di sviluppi tematici che la sopraffina orchestrazione, la gestione perfetta dei pesi sonori tra foreground, middleground e background gli permise di organizzare in un’architettura musicale efficacissima. E Bressan, dal canto suo ne dà lettura notevole, dettagliata, palesemente partecipe. Già nell’introduttivo «Adagio», l’Orchestra del Lirico si accende in arcate di pungente cavata. Capace poi, nel successivo «Allegro», di scandire con perizia “legati” e “staccati”, fra scalpitanti incisi, sussulti ritmici di semicrome “in levare”, o le numerose, espressive forcelle di dinamica: viene resa appieno, così, l’instancabile e festosa vorticosità del I° movimento. Non meno il II° – quel meraviglioso «Andante» in un’eccentrica forma di “tema con variazioni” – restituito in tutta la sua geniale bellezza, in ogni metamorfosi della melodia il cui incedere vuol farsi ora spensierato ora pensieroso. O nel «Menuetto», III° tempo, dove Bressan indugia nei silenzi, assapora le lunghe pause, e gioca squisitamente con i “rallentando”. O nelle fioriture policrome e cristalline del «Finale», dove ci fa sentire quanto Haydn abbia anticipato, di molto, l’impeto “tersicoreo” che Beethoven esplicherà nella Sesta e Settima Sinfonia. In Mozart, stranamente, non osa altrettanto.Non c’è il medesimo trasporto direttoriale. Nella “Linz”, la «Sinfonia n.36» K.425, convincono abbastanza il «Poco Adagio» e il «Presto» (2° e 4° movimento), ma siamo comunque distanti dalla varietà di colori e dalla ricercatezza interpretativa riscontrate nella “London”. Soprattutto sul 1° e 3° tempo, si avverte un’esecuzione tendenzialmente monocorde; pulita, per carità, ordinata, luminosa, ma carente nella diversificazione delle dinamiche. Meno a “tinta unita”, forse, l’esecuzione del «Concerto n.20» K.466. Al pianoforte un Roberto Cominati non troppo esaltante, lui pure preciso ma dall’escursione dinamica un po’ ristretta, fraseggi tiepidi, e coperto più d’una volta dall’orchestra. Due originali bis: parafrasi di Horowitz sulla bizetiana «Carmen» e la «Milonga del ángel» di Piazzolla.