Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Straordinario esempio di valorizzazione

Fonte: L'Unione Sarda
2 maggio 2014


La storia del progetto

 


A rchitettura, design e paesaggio, ma anche recupero e valorizzazione. La corte di Giorgino - utilizzata durante il resto dell'anno per ospitare cerimonie e feste private - rappresenta un esempio significativo di come le esigenze di tutela dei monumenti e dell'ambiente possano trovare un equilibrio con quelle di rifunzionalizzazione e riuso. Il progetto di restauro commissionato dalla famiglia Ballero e diretto dall'ingegner Antonio Tramontin, sotto la vigilanza della Soprintendenza per i beni architettonici, ha consentito di preservare un patrimonio storico-artistico di cui l'area era custode a partire dal Seicento e di renderlo ancora fruibile per la ricorrenza di maggio.
LA STORIA Gli attuali proprietari del complesso edilizio sono discendenti del conte Michele Ciarella. Fu lui a volere che nella sua fattoria di Giorgino venisse ospitato il Santo protettore per eccellenza dei cagliaritani. La consuetudine - già attestata in un documento del 1787 - fu codificata dal nobile nel testamento che, accanto ai lasciti materiali, attribuiva ai suoi discendenti l'onere del rispetto di un impegno da lui personalmente assunto col martire.
IL TESTAMENTO Risale al 1827. Il conte Michele Ciarella ordinava agli eredi e a “qualunque successore” che nella cappella del suo “predio, sito al di là della scaffa” ricevessero “il simulacro del glorioso S. Efisio all'andata e venuta, che annualmente fa da Pula”. Raccomandava inoltre di custodire la chiesa “sempre in buono stato” e di conservare “tutto quello che appartiene e si consideri come accessorio della medesima”. L'origine della promessa è da ricercare in un lutto da cui il Conte Ciarella era stato colpito nel 1816: perse in un naufragio la moglie Antonia e i due figli. L'episodio è ricordato da una lapide pavimentale che è collocata tra le maioliche della chiesa seicentesca. Scalfita in tempi più recenti da un cercatore di mitici tesori, la lastra marmorea è stata restaurata dal nonno di coloro che, ancora oggi, dopo oltre 200 anni, rinnovano il rito della vestizione. Utilizzando una monetina da 5 lire, svitano dal capo di Efisio la corona d'oro e la sostituiscono con una più umile, fatta d'argento. Poi, vestito di panni modesti, lo restituiscono alla processione.
A Giorgino il Santo scende così dagli altari per confondersi tra il popolo che, esaudito nel miracolo, lo ha innalzato alla gloria. «È proprio qui - racconta Roberta Ballero - che si coglie con forza il sentimento di secolare devozione che dal 1652 spinge i cagliaritani ad affidarsi al martire di Nora».
M. A.