Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Sparano sul Cagliari per colpire me»

Fonte: La Nuova Sardegna
22 aprile 2014

Il presidente a tutto campo: «Avrò anche qualche colpa ma sono diventato il parafulmine di politici incapaci»


di Mario Frongia w

CAGLIARI Mette in ballo Achille Serra e il questore di Cagliari. Chiude su Conti, Lopez e Cossu. Nega di aver incrociato Silvestrone. Massimo Cellino ad alzo zero. Su stadio e Leeds, Comune e futuro del club. «Leggo che vuole comprare il Cagliari un tale Silvestrone: non lo conosco. E nessuno dice dove giocherà il Cagliari l’anno prossimo». Il patron parla da Key Biscayne, Florida. Il tono solito: fuori dall’ordinario, abile nel bluff, sarcastico. «Prima della trattativa per il Leeds ho firmato un pre contratto per cedere il Cagliari a un Fondo arabo. Volevano investire nel Nord Sardegna. Avevano accordi con la Giunta regionale precedente. Mai più visti. E non ho intenzione di rivalermi». Sarà. Ma la sua in Inghilterra, sa di fuga. O no? «Mi hanno costretto a scappare. Per il Cagliari ho messo denaro e la faccia. Per sedici anni abbiamo avuto la serie A: un lusso se si pensa al contesto socioeconomico. Sono finito in carcere ma rifarei tutto daccapo. Dopo aver cercato un futuro per la società con uno stadio moderno e dimensionato alle nostre esigenze, a Elmas, Is Arenas e al Sant’Elia, ho capito che mi devo togliere di mezzo». Dal Cagliari ha anche avuto tanto. Ai tifosi cosa dice? «Quali tifosi? Quelli delle big che fanno la fila solo quando viene la loro squadra? O quelli che mi hanno fatto la class action per cento abbonamenti, che ho già rimborsato, dopo aver fatto gli zingari in mezza Italia per due anni? Non scordo che in passato abbiamo avuto tremila paganti per gare salvezza. Cellino è il parafulmine di tutti i flop. Anche politici e amministrativi. Sì, mi hanno insultato. Ma sarebbe semplice guardare i fatti». Ad esempio? «Siamo tornati al Sant’Elia in ottobre, per il Catania. Avevano promesso l’accesso per sedicimila posti in due settimane. Si entra ancora in cinquemila perché manca una vite o c’è da spostare un estintore. E la colpa è sempre mia. Poi, i veri tifosi sono mancati. Vedrete a Napoli, Roma e Milano se ostacoleranno la costruzione dei nuovi stadi. Il futuro è lo Juventus Stadium. Tutto esaurito ogni gara, con famiglie e bimbi: un format che ho proposto per primo. Eppure, a Cagliari pur di colpire me e nascondere l’incapacità e il degrado del Sant’Elia, bloccano tutto». Può darsi. Ma lei ci mette sempre del suo. «In 22 anni ho commesso degli errori. Ma se il prefetto Achille Serra dice “A Cellino qui non faranno mai fare lo stadio” e se il questore Filippo Dispenza aggiunge che “Chi non si assume le responsabilità sul Sant’Elia è complice dei teppisti”, frase che nessun politico locale ha mai detto, si capisce dove e cosa siamo». Torniamo a Silvestrone, manager del gruppo Usa. Cosa succede? «I miei legali si sono informati. Pare curi gli interessi di un fondo americano. Ma non ci sono offerte, cerchiamo di capirne di più. Intanto, non si sa dove giochiamo. Serve uno stadio a norma da almeno 16mila posti. Con tre certezze: non sarà il mio progetto. E la lentezza del Comune nasconde una verità: il Sant’Elia è un rudere impossibile da resuscitare». La terza? «Creano false aspettative senza dire chi dovrà occuparsi subito della sopravvivenza del club». Insomma, molla e cerca altra fortuna al Leeds? «E’ diverso. Mi hanno detto levati dai piedi. Picchiano il Cagliari per abbattere me, definito arrogante e delinquente. Bene, saluto. E sul Leeds si sappia che è un bagno di sangue. A 57 anni mi rimetto in gioco e provo a salire in Premier in un biennio. Ma non sarà facile». Passo indietro. Ma Lopez non era un suo pallino? «Bravo e preparato. Ma quest’anno ho sbagliato tanto nella gestione. Sono al pettine i nodi di un periodo buio. La squadra ha i muscoli di cristallo. Tocco ferro». Presidente, Conti non l’ha presa bene. «Hanno abboccato a una trappola, una battuta tradotta male ad arte. Comunque, i giocatori parlino in campo». Perché ha deciso di tagliare Cossu? «Faceva panchina in C1, l’ho preso e lanciato in A: è arrivato alla nazionale di Lippi. Ma, per non finire in Interregionale, faccio da sempre il bene del Cagliari. Anche i giocatori migliori passano, il club no. Quest’anno stiamo in A per demeriti altrui, siamo a pezzi fisicamente e moralmente. Servirà da lezione. Buona Pasqua a tutti».