Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La ricerca di un vecchio

Fonte: La Nuova Sardegna
9 maggio 2008

Cultura e Spettacoli

Il libro della nota giornalista televisiva verrà presentato questo pomeriggio al «Lazzaretto»

La ricerca d’un vecchio «manteau»

Oggi a Cagliari «Il cappotto di Proust» di Lorenza Foschini




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Oggi alle 18, al Lazzaretto di Cagliari, sarà presentato il libro di Lorenza Foschini «Il cappotto di Proust», edito da Portaparole. Sarà presente l’autrice. L’appuntamento è organizzato dalla sezione Soroptimist di Cagliari

di Pasquale Chessa

Fra la moltitudine di foto dell’Album Proust della Pleiade, c’è una sola fotografia che ritrae lo scrittore con indosso il suo cappotto foderato di lontra. Eppure, a quel cappotto era morbosamente attaccato, soprattutto perché soffriva il freddo di Parigi, tanto da indossarlo anche in piena estate. Si ricorda che non lo togliesse nemmeno se invitato a cena. Come nel disegno che ci ha lasciato Jean Cocteau per commemorare una serata al ristorante con il freddoloso Marcel e l’espansivo Nijnskij, mitico interprete dei Ballets Russes.
Era il 1911. Nel 1922, in visita all’amico un anno prima della sua morte, lo scrittore cattolico François Mauriac, ricorda il cappotto steso sul letto. Poi, sebbene fosse citato in un passaggio cruciale della Recherche il più famoso cappotto letterario del Novecento, era presto scomparso dalla memoria culturale.
L’ha ritrovato Lorenza Foschini, famosa giornalista televisiva, dentro una scatola dimenticata al Musèe Carnavalet di Parigi, seguendo le tracce del personaggio cruciale della storia che sembra uscito proprio dal massimo capolavoro letterario francese: Jacques Guérin. Non si tratta di uno sconosciuto. Portava il nome della famosa marca di profumi che aveva fatto prosperare, ereditata alla madre, famosa madame della Parigi di inizio secolo per aver lanciato il profumo Dandy nella bottiglia di cristallo nero Baccarat.
Non solo ricchissimo ma anche bellissimo, Jacques viveva con pienezza la sua omosessualità, negandosi persino all’amore disperato della scandalosa scrittrice Violette Leduc. Sullo sfondo c’è una Parigi mitica in cui si intravede anche Visconti, che in quel periodo lavorava come assistente alla regia di Renèe Clair e scriveva alla sorella raccontando della pelletteria proprio sottocasa, che faceva delle bellissime valigie con le sue iniziali «LV», Luchino Visconti (ma era Louis Vuitton).
Inesausto collezionista di cimeli letterari, entusiasta ammiratore di Proust, paziente di Robert, il fratello medico di Marcel, dopo aver comprato i famosi brouillon, attraverso il libraio Lefebvre, cioè i brogliacci manoscritti del capolavoro prustiano, tocca a Guérin intercettare il giovane rigattiere Werner proprio mentre sta per disperdere arredi e cimeli di famiglia per conto della cognata Marthe, ansiosa solo di liberarsi della scandalosa fama del cognato Marcel e dal ricordo delle amanti e dei tradimenti del marito Robert, appena morto.
La trama dei ritrovamenti di Guérin è ricostruita con cura cronistica da Lorenza Foschini nel libro «Il cappotto di Proust», uscito sia in italiano che in francese, per la bilingue Portaparole dell’editrice sarda Elia Aru (pagine 107, euro 12,00). E ha il ritmo lento di una piccola «recherche»: dai mobili funerei lasciati da Robert che erano stati di Marcel e prima ancora di Adrien il padre, dalla cappelliera ricolma di lettere e fotografia, agli accessori di toeletta riconoscibili dalle iniziali di argento, ai due candelabri in legno dorato che un tempo troneggiavano sulla libreria in palissandro nella casa di famiglia a rue de Courcelles. Poi una giada regalata a Proust da Anna de Noailles, la spilla da cravatta in corallo e la legion d’onore a cui tanto teneva, la celebre canna da passeggio in pelle di cinghiale dono del marchese di Albufera marcata MP con caratteri in oro. Ancora più emozionante il recupero e il restauro del letto in ottone tutto ossidato e annerito dove Proust aveva dormito e scritto, si era ammalato e alla fine vi era morto il 18 novembre 1922.
E infine il cappotto. La segaligna Marthe dalla voce stridula l’aveva regalato proprio a Werner, perché si proteggesse dal freddo quando andava a pesca sulla Marna.
Usando tutte le attenzioni della cronaca, Lorenza Foschini scopre nel cappotto di Proust quella dote sublime che hanno gli oggetti magici delle fiabe russe: il dono di saper creare altri racconti e altre storie. E la ricostruzione della appassionata recherche di Guérin, acquista pagina dopo pagina la magia del racconto letterario dal vero.