Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«I peccati dei cagliaritani»

Fonte: L'Unione Sarda
14 aprile 2014


L'urbanista ha guidato per diciott'anni l'università: sei mandati, poi la pensione «I peccati dei cagliaritani» Pasquale Mistretta dà la pagella a sindaco, rettore e partiti

«Ho fatto il rettore sopra le righe, altrimenti non avrei potuto amministrare un bel nulla. Nella nostra piccola città hanno sempre saputo che non mettevo soldi in tasca: la consapevolezza ha reso possibile l'impresa».
L'urbanista Pasquale Mistretta ha guidato per diciott'anni la più grande azienda culturale sarda. In pensione dal 2009 coltiva la lettura, rigorosamente saggistica, da Giuliano Ferrara a Giuliano Amato con incursioni nell'interpretazione dei vangeli. Scrive al ritmo di Simenon: tre libri in altrettanti anni. Incarna un potere subacqueo e discreto, abituato a mediare o punire in base alle necessità, comunque votato a influenzare le decisioni che contano. Da ingegnere ha messo la firma sui piani regolatori di mezza Sardegna. Da politico è stato candidato sindaco: «Mi dispiace non aver avuto una vera responsabilità di governo. Per il resto, rifarei tutto».
L'accusano di essere la cerniera tra centrosinistra e centrodestra.
«Ho sempre avuto un'ideologia di sinistra, realisticamente pronto a votare le proposte utili degli avversari politici».
Dicevano con perfidia: “Con il centrodestra sarebbe stato eletto sindaco”.
«Ho avuto più voti dei partiti che mi sostenevano, mi è mancata la forza di saltare l'onda berlusconiana. Nel 2001 le periferie urbane considerate di sinistra votarono Berlusconi».
Quale voto dà al sindaco Massimo Zedda?
«Nessuno sullo sviluppo della città: non mi pare che ci siano state grandi novità, l'esodo da Cagliari continua. Un voto molto alto per i dettagli: pavimentazione di viale Regina Margherita, passeggiata del Poetto. Sul sociale, se non ci fosse la Caritas sarebbe un disastro».
Emilio Floris?
«Bene i primi anni, poi non so perché ha attraversato una fase di stanca. Comunque è una persona perbene».
I suoi ex colleghi universitari guidano la Regione.
«Spero che facciano bene, senza indugiare in seminari di eccessivo approfondimento. Mi auguro che il loro non sia un dialogo ad excludendum ».
Tuvixeddu?
«Una pagina vergognosa che riguarda l'incoerenza dei cagliaritani e di coloro che lo sono diventati. Qualcuno dimentica che è il risultato di un baratto tra l'amministrazione comunale e Coimpresa pagato in metri cubi dopo l'esproprio comunale. Una cosa è fare i disinvolti con bandiere rosse gialle e blu, altra è mettere mano al portafogli per pagare il debito».
La strada mai completata?
«Un aborto, com'è scandaloso il Sant'Elia perché nessuno ha il coraggio di prendere una decisione che possa essere criticata o diventi oggetto di inchieste giudiziarie. Una soluzione potrebbe essere invitare al tavolo anche i magistrati per dire cosa si può fare e cosa no. E questo non significa nascondere eventuali reati, ma fare gli interessi della collettività».
Cagliari è morta?
«No, però purtroppo ha i cagliaritani, un coacervo di culture, razze e presunzioni diverse, difficilmente riconducibili a un progetto strategico, a un futuro di sviluppo. Prendiamo le compagnie aeree low cost: mica noi abbiamo fatto nulla, ci hanno dato le rotte decise da altri ed è finita lì. E le navi da crociera: cosa offriamo più degli altri?»
I commercianti?
«Si lamentano anche se devono pagare un euro di tassa turistica».
Incapaci?
«No, hanno dimensioni troppo piccole per avere guadagni per sé e indotti»
A Cagliari i partiti sono finiti?
«Non hanno un vero recapito identitario e di leadership».
Lei fa parte di una razza estinta: i socialisti.
«Un po' di noi sono ancora qui, il meglio di Pd e Forza Italia ha quella matrice. Cito Martelli: “Tutti sanno, nessuno ricorda. Io so poche cose, ma le ricordo benissimo”».
Cosa pensa dell'inchiesta sui rimborsi dei consiglieri regionali?
«Il fatto che sia diffuso in tutta Italia non è una scusante ma un'interpretazione del modo con cui queste risorse potevano essere usate senza giustificazione. Mi scandalizza di più che ci stiamo scandalizzando, fa parte della nostra ipocrisia».
Non fosse stato per il limite d'età avrebbe occupato il rettorato a vita.
«Quelli che mi contestavano dal quarto mandato oggi rimpiangono che non abbia fatto il settimo».
A proposito: un giudizio sul suo successore?
«Non c'è un giudizio, siamo diversi. È anche molto più giovane, deve compiere settant'anni io ne ho ottantuno. Si tratta di intendersi su cosa valga la vecchiaia, molto secondo Seneca e Cicerone».
Chi sarà il nuovo rettore?
«Un orientamento molto diffuso è per Maria Del Zompo. Ha già fatto la campagna elettorale, può fare affidamento su un entroterra diffuso».
Quanto conta la massoneria?
«Non sono massone, se è questa la domanda».
Il peso delle logge a Cagliari?
«Contavano, ora più nulla».
ppaolini@unionesarda.it