Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Michael Nyman, pensieri e parole da pianoforte

Fonte: L'Unione Sarda
28 marzo 2014


Il personaggio Il geniale musicista inglese ieri a Cagliari 

S ul palco un pianoforte a coda Steinway&Sons davanti d una platea in impaziente attesa. Michael Nyman, celebre pianista e compositore britannico, incontra il pubblico prima della serata che lo vede protagonista all'Auditorium del Conservatorio di Cagliari. Un concerto da tutto esaurito, nato dalla collaborazione tra Creuza de Mà, festival carlofortino dedicato alla musica per il cinema, e Sardegna Concerti.
Tema dell'incontro: il rapporto tra musica e cinema. Si apre il sipario su “qualcosa di segreto”: all'arrivo di Nyman la raccomandazione di evitare riprese e foto durante le prove. Il caratteristico occhiale dalla montatura nera, un tocco eccentrico in uno stile complessivamente sobrio e le melodie delle sue composizioni più conosciute che accompagnano i video. In particolare le musiche del film indipendente inglese del 1999 “Wonderland” si intrecciano con un ritmo incalzante ad alcune immagini riguardanti il gioco della Morra. Dopo una breve prova al pianoforte Nyman raggiunge il centro del palco per dare inizio all'incontro.

La conversazione tra Riccardo Giagni, compositore e musicologo, verte sulla relazione tra musica e immagini sullo schermo.
Michael Nyman è considerato uno dei più grandi musicisti contemporanei. Dopo gli studi musicali alla Royal Academy of Music ed al King's College di Londra inizia la carriera come critico musicale per poi passare alla composizione per cortometraggi.
Il suo rapporto con il cinema inizia alla fine degli anni '70. È ricordato come autore di memorabili colonne sonore, dei film di Peter Greenaway, di “Lezioni di piano” di Jane Campion, “Wonderland” di Michael Winterbottom e “Fine di una storia” di Neil Jordan.
Ma in questa occasione sarà interprete di un recital per pianoforte solo in cui le sue musiche da film si adatteranno alle immagini da lui stesso “rubate” durante viaggi ed esperienze in varie parti del mondo.
Il suo rapporto con la musica da film è infatti cambiato. Dopo esser stato a lungo identificato come compositore delle colonne sonore di alcuni celebri capolavori del cinema, decide di dedicarsi alla musica sinfonica. In questa occasione sceglie di tornare al rapporto intimo con il pianoforte. Suonare solo gli consente di sentirsi libero, di suonare più lentamente o velocemente, di seguire i sentimenti o adattarsi allo spazio in cui si trova. Non altrettanto accade con la sua band: una macchina di cui tenere il controllo, composta da «musicisti talvolta più bravi di me», sorride.
«Suonare con la band è come essere leader di una orchestra swing o dirigere un'orchestra da camera. Ma il tempo è scandito dal pianoforte piuttosto che da bacchetta o gesto». Negli ultimi tempi la composizione di sinfonie gli ha consentito, a differenza del lavoro per il cinema, di «dire costantemente sì a se stesso». La sua musica è stata spesso collegata a compositori come Philip Glass e Steve Reich, pionieri del minimalismo, «ma no, la mia musica dalla vita di tutti i giorni». Eclettico e versatile genio della musica.
Luisa Sclocchis