Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Per i giudici è «incline a violare la legge»

Fonte: La Nuova Sardegna
25 marzo 2014

Il curriculum giudiziario ha convinto la commissione britannica a fermare l’operazione finanziaria
 

CAGLIARI Chiunque si sia documentato semplicemente consultando le fonti inglesi lo sapeva dall’inizio: per Massimo Cellino l’acquisto del Leeds, gloriosa società calcistica decaduta nella seconda divisione, non era possibile e non è mai stato possibile. Nel regno d’Inghilterra le leggi si rispettano e per casi come questi c’è una legge del 2004, in parte aggiornata sei anni dopo, che risulta chiarissima anche a quelli che hanno poca dimestichezza coi codici: chi ha subìto condanne penali non può essere proprietario di una squadra di calcio. Non ci sono deroghe, non contano i soldi, non c’è nulla che possa consentire a un pregiudicato come il presidente del Cagliari di guidare un club inglese. Ora, tra i media italiani, è passata la tesi secondo la quale sarebbe stata l’ultima sanzione incassata da Cellino, 600 mila euro perché colpevole di contrabbando doganale, a metterlo fuori gioco. In realtà bastava il corposo curriculum giudiziario messo insieme negli anni passati a rendere Cellino un patron indesiderabile per i vertici della Football League e per gli stessi tifosi del Leeds, che appena dieci giorni fa si sono presentati allo stadio vestiti da mafiosi. Se in Italia si attendono sempre i giudizi definitivi e spesso non bastano neppure quelli a far pulizia nei posti che contano, oltremanica valutano diversamente e si informano rivolgendosi alle fonti giuste: un’agenzia condotta da una professionista italiana ha lavorato per quasi due mesi mettendo insieme una quantità sterminata di dati sul passato e sul presente di Cellino. I precedenti penali, naturalmente. Con la decisione del riesame in cui il giudice Massimo Poddighe attribuisce a Cellino un «elevato grado di spregiudicatezza» e una «spiccata insensibilità ai doveri della solidarietà sociale». Mentre per il gip Giampaolo Casula ha una spiccata «inclinazione a violare la legge». L’agenzia ha scandagliato anche la sua immagine pubblica, i suoi rapporti con gli enti, quanto ha detto e fatto negli anni senza mai risparmiarsi polemiche, persino gli sfortunati tentativi di entrare in politica e l’insolita tendenza a travestirsi da rockstar alla soglia dei sessant’anni. Alla fine un dossier aggiornato sul patron del Cagliari è finito nelle mani della Football League, che aveva deciso di porre il veto sull’acquisizione del Leeds molto prima che il giudice Sandra Lepore infliggesse a Cellino l’ultima sanzione. Poi è chiaro, il certificato dei carichi pendenti ha avuto nella decisione il peso che merita. Il vulcanico presidente - come lo definisce la cerchia dei cronisti adoranti - ha incassato appena la scorsa settimana la prima condanna per contrabbando doganale: non ha versato l’iva all’importazione - quasi 388 mila euro - sull’imbarcazione a vela Nèlie, portata in Sardegna dagli Stati Uniti. Nel giro dei prossimi due mesi Cellino dovrà tornare in tribunale per altre due vicende analoghe, una legata al grosso motoscafo Lucky e l’altra a un Range Rover sui quali ha dimenticato di pagare le tasse in Italia. Il resto è nelle cronache: a breve il presidente rossoblù dovrebbe andare a giudizio per la vicenda Is Arenas, accusato di peculato, violazioni edilizie e paesaggistiche. Poi c’è l’accusa di evasione fiscale nel caso Elmas. Nel suo passato anche un patteggiamento a 14 mesi per la truffa del grano d’oro e altri 15 mesi per un falso in bilancio commesso sui conti del Cagliari calcio. Quanto basta per dimenticare il calcio inglese e restare nel più permissivo campionato italiano. (m.l)