Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Dal rimborso dei debiti Pa più entrate Iva

Fonte: La Nuova Sardegna
24 marzo 2014

Un gettito supplementare che potrebbe finanziare la crescita. La Cgia: monte crediti molto più alto
 

ROMA Duplice effetto virtuoso dai pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione. Con l’eventuale saldo di tutti i debiti accumulati dalla Pa, che secondo il premier Matteo Renzi ammontano a 68 miliardi di euro, l’Erario vedrebbe aumentare di circa 5 miliardi il gettito dell’Iva. A calcolarlo è la Cgia di Mestre che però ritiene più elevata la stima dei debiti della Pa, che raggiungerebbero addirittura quota 100 miliardi, con un possibile gettito Iva per 8,5 miliardi. «In un momento in cui l’Esecutivo è alla ricerca delle coperture per sostenere le misure per il rilancio del Paese - dichiara il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - lo sblocco totale dei debiti della Pa darebbe una boccata di ossigeno alle aziende che aspettano di recuperare i propri crediti e alle casse dello Stato che beneficerebbero del gettito Iva legato ai pagamenti». Proprio l’eventuale gettito supplementare d’Iva legato al pagamento dei debiti della Pa è del resto stato calcolato nella preparazione del prossimo Def anche per il mantenimento del rapporto deficit/Pil al 2,6%. Per pagare i debiti accumulati, ricorda la Cgia, sono stati messi a disposizione dello Stato e delle Amministrazioni locali 27 miliardi per il 2013 e per il 2014 altri 19,8 miliardi che diventano 24,2 sommando i 4,4 mld di risorse del 2013 ancora non pagate. Così, per pagare i 68 miliardi promessi dal premier Renzi, servono altri 43,8 miliardi e su questa cifra viene calcolata la stima del maggior gettito Iva potenziale in base alle aliquote di riferimento dei tecnici dell’Amministrazione finanziaria. Applicando l’aliquota media dell’11,3%, la stima del gettito Iva è pari a 4,5 miliardi, mentre con l’aliquota media del 14,74%, il gettito Iva porterebbe all’Erario 5,6 miliardi. Per la Cgia, però, il gettito potrebbe essere di circa 8,5 miliardi a fronte di uno stock di debiti stimato in quasi 100 miliardi, ossia 30 miliardi in più di quanto stimato dalla Banca d’Italia. «Lo studio della Banca d’Italia si riferisce al 31 dicembre 2011, ovvero più di due anni fa - spiega Bortolussi - e non comprende le aziende con meno di 20 addetti che costituiscono il 98% del totale delle imprese italiane, e le imprese che operano nei settori della sanità e dei servizi sociali che, storicamente, sono quelli dove si annidano i ritardi di pagamento più eclatanti».