Rassegna Stampa

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David Levi e Signum Saxophone Quartet: alchimie sul palco del Lirico

Fonte: web Cagliari Globalist
17 marzo 2014

 

L'orchestra, il giovane ed acclamato ensemble e il direttore Levi per una bella serata musicale [Francesca Mulas]
 


Signum Saxophone Quartet

di Francesca Mulas

Una serata da ricordare: una di quelle alchimie che si creano raramente, un fluido che unisce direttore, pubblico e orchestra in un discorso astratto ma reso concreto dal linguaggio musicale. Venerdì 14 marzo è successo al Teatro Lirico di Cagliari: merito sicuramente dell'Orchestra, merito degli ospiti, i componenti del Signum Saxophone Quartet, ma soprattutto merito dei brani in programma e dell'interpretazione data dal direttore David Levi, perfettamente a suo agio fra lirismi melodici e ritmi zoppi e travolgenti. D'altronde, Levi dirigeva un repertorio a lui, che proviene da esperienze variegate, più che congeniale: George Gershwin, presente in apertura e nel finale, Bob Mintzer, jazzista americano vivente, e Samuel Barber, con il suo celeberrimo "Adagio" per archi. La "Cuban Overture", del 1932, ha scaldato il pubblico da subito. Scritta da Gershwin dopo il ritorno da un frenetico viaggio a l'Havana, racchiude in sé la tradizione sinfonica europea, la nuova tendenza americana dall'orchestrazione musical e i ritmi e le melodie popolari cubane.

Un plauso speciale va alle percussioni del Teatro, che hanno avuto a che fare con strumenti latino-americani come bongo, claves, gourd e maracas portate direttamente dal compositore negli States e che, secondo le sue indicazioni, dovevano avere una piena evidenza non solo sonora ma anche visiva, prendendo posto davanti al podio del direttore. Le citazioni tematiche di celebri canzoni cubane degli anni '30 e, in particolare, della riconoscibile "La Paloma" e lo spirito della musica popolare hanno offerto un ottimo esempio di fusione con la musica colta europea, filtrata dall'esperienza jazzistica. E di puro jazz si parla nel brano successivo, "Rhytm of the Americas" per quartetto di sassofoni e orchestra, del sessantenne Bob Mintzer, professore di sassofono e composizione presso l'Università della California. Musica davvero contemporanea, quindi, nel vero senso del termine, che però vuole essere una rievocazione della storia della musica statunitense. I vari movimenti (quattro, secondo la tradizione classica) già dal titolo dimostrano la volontà di voler mostrare la "Convergence of French and English", i contribuiti degli immigrati europei alla musica folk locale, l'apporto dei colori e dei ritmi degli schiavi "Afro-Caribbean", la nascita del jazz dagli spiritual e gospel in "Jazzical" e infine la "Confluence" di questi elementi in una nuova musica. Spettacolari i sassofonisti del Signum Saxophone Quartet, sempre in perfetta concordia e dalla tecnica trascendentale (mostrata soprattutto nel bis, una serie di variazioni su una czarda, una danza popolare ungherese.

Dopo l'intervallo l'"Adagio" per archi di Samuel Barber, senza infamia e senza lode (il climax emotivo creato da armonia, melodia e cambio di registro non è stato seguito da un altrettanto climax sonoro) la serata è stata conclusa dal poema sinfonico "Un americano a Parigi", sempre di Gershwin: niente di nuovo da scoprire, solo il piacere di ascoltare un brano, eseguito con bravura, sempre attraente e godibile, da canticchiare mentre finisce il giorno.