Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Per il taglio dell’Irpef si lavora sulle detrazioni

Fonte: La Nuova Sardegna
14 marzo 2014

Il presidente del Consiglio: «Entro fine legislatura possibile calo delle aliquote»
La protesta degli esclusi. Il ministro Lupi: vanno aiutate anche le partite Iva
 

di Andrea Di Stefano w

ROMA Il giorno dopo, la scossa del governo Renzi ha un lato chiaro (il taglio dell’Irpef nella busta paga dei lavoratori dipendenti) ma molti punti da chiarire. Esaminiamo nel dettaglio le misure. Taglio Irpef. Ieri Renzi ha ribadito che se il Parlamento dovesse allungare i tempi è pronto ad un immediato decreto legge che garantisca che dal 27 maggio si possano vedere in busta paga gli 80 euro ipotizzati dal Consiglio dei ministri per i lavoratori con un reddito lordo massimo di 25mila euro l’anno. Il che richiederà anche dei tempi tecnici per la preparazione delle nuove buste paga. Per il taglio dell’Irpef basteranno nel 2014 6,6 milioni di euro. E molte risorse dovrebbero arrivare dalla spending review. Nelle prossime settimane il ministro Padoan e il suo staff dovrebbero metter mano, oltre al problema coperture, anche alle soluzioni tecniche per spalmare i famosi 10 miliardi (annui) in modo equilibrato. C’è ad esempio il nodo dei contribuenti che sono nella “no tax area”. Guadagnando poco (sotto gli 8.000 euro annui) non sarebbero interessati da un eventuale aumento delle detrazioni. Questione tecnicamente risolvibile (si potrebbe agire sui contributi sociali e previdenziali) ma con una scelta preventiva di chiara natura politica. Dagli 8.000 ai 25.000, che è la soglia indicata da Renzi, il discorso si complica. L’Irpef pesa di più al salire del reddito. Si rischierebbe così di concentrare l’intervento sulla fascia più alta. Con un effetto perverso che sarebbe quello di far guadagnare di più, ad esempio, chi è sulla soglia (25.000 euro) rispetto a chi è subito fuori (26.000 euro). Si lavora così sul meccanismo delle detrazioni (1.840 euro dagli 8.000 in su, con due diversi step, che si azzerano arrivati ai 55.000 euro). Utilizzando una complessa formula matematica (rintracciabile nelle istruzioni per compilare il modello Unico) si può infatti spalmare meglio la cifra evitando effetti scalino e concentrando l’intervento proprio dove aveva detto Renzi, cioè sui 13.000-16.000 euro, più o meno a metà tra 8.000 e 25.000 euro. Anche se un effetto minimo dovrebbe lambire i contribuenti fino ai 30.000 euro di reddito. Renzi ha anche fatto un altro annuncio ieri: prima della fine della legislatura è possibile ipotizzare anche un calo delle aliquote. Gli esclusi. Ma allo stato rimarrebbero esclusi milioni di contribuenti. Ieri se ne è fatto interprete il ministro Lupi: «Anche per le partite Iva senza dipendenti, che guadagnano meno di 25mila euro, bisogna trovare modalità di aiuto: penso a un 10% di tassazione fissa». Ancora più ampia la reazione di Confesercenti: «Se è giusto sostenere i redditi più bassi dopo tanti anni di crisi, è incomprensibile che i benefici Irap e le riduzioni Irpef taglino fuori oltre tre milioni di piccole imprese senza dipendenti». Nuove tasse. Le decisioni non sono del tutto neutre sul fronte fiscale. Il governo ha infatti dichiarato di voler incrementare il prelievo sulle rendite finanziarie: «La tassazione delle rendite finanziarie ci porta in Europa e ci consente di ridurre le tasse», ha spiegato Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri. Si tratta di 2,5 miliardi di tassazione maggiore a carico delle rendite finanziarie, la cui aliquota sale dal 20 al 26%. «Io non ho mai detto di tassare i Bot, ma valutavamo la possibilità di tassare le rendite finanziarie. Questo è l’unico punto su cui l’Italia non è allineata con l’Europa, e l’Italia deve stare in Europa con tutto, non solamente con le cose che alcuni analisti riportano e in Europa la tassazione media sulle rendite finanziarie è molto più alta di quella italiana, ha concluso Delrio. Prelievo pensioni. Il governo ha frenato sull’idea proposta dal commissario Cottarelli di un prelievo straordinario sulle pensioni sopra i 2.500-3.000 euro mensili. «L’idea che chi guadagna 2.000-3.000 euro di pensione sia chiamato ad un contributo va escluso - ha detto ieri Renzi-. Chi sostiene che i pensionati pagheranno la manovra sbaglia, per i pensionati non cambia niente».