Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

È tutta questione di “physical theatre”

Fonte: L'Unione Sarda
12 marzo 2014


La lunga tournée nell'Isola della compagnia di danza

 

I Kataklò dell'ex olimpionica Giulia Staccioli:
«Danzare è muovere il corpo, senza limiti»

F isicità pura, atletismo, danza, acrobazie, teatralità, immaginazione che corre attraverso il corpo, forme dinamiche e ipnotiche. In una parola: Kataklò, che in greco significa, «ballare piegandosi e contorcendosi».
La compagnia di “physical theatre” fondata nel '95 da Giulia Staccioli, ex olimpionica di ginnastica ritmica con un passato nei Momix, è in questi giorni nell'Isola ospite del Circuito regionale danza Sardegna curato dall'Associazione Enti Locali per lo Spettacolo: dopo la tappa di ieri a Santa Teresa Gallura, oggi è di scena alle 21 a Nuoro al teatro Eliseo di Nuoro, poi, domani a Sassari, dopodomani a Carbonia, sabato e domenica a Cagliari, Teatro Massimo, e lunedì a Lanusei.
“Puzzle”, è il titolo dello spettacolo proposto sui palcoscenici sardi. «È una produzione di due anni fa ed è un po' una sintesi del lavoro che la compagnia ha affrontato da quando è nata», spiega Staccioli: «Ci sono venti coreografie, alcune tratte da spettacoli di repertorio e altre composte da opere prime, firmate dai danzatori storici del gruppo che in questa occasione si cimentano anche come autori».
Cosa la spinse a intraprendere questa direzione?
«Una volta terminata la carriera agonistica, volevo mettermi nuovamente in gioco. Cosa che ho fatto prima come danzatrice, studiando nella scuola di Alvin Ailey, e dopo come fondatrice di una compagnia composta da danzatori con un background sportivo-ginnico».
Per tre anni ha fatto parte dei Momix: qual è stata la lezione più importante che le trasmesso Moses Pendleton?
«Quella per cui movimento e gesto non hanno limiti. Inoltre, mi ha fatto comprendere come un corpo sottoposto a grande fatica, abbia ancora un potenziale da esprimere».
Kataklò non è solo una compagnia ma un'Accademia.
«Da quattro anni è anche una scuola. L'obiettivo è quello di formare performer che abbiano competenze multiple: acrobatiche, coreutiche, teatrali. In base alla peculiarità dei singoli, lavoriamo molto pure sull'individuo, proprio per aiutarlo a trovare la propria identità artistica. In questo momento, per quanto riguarda il teatro internazionale basato molto sulla fisicità, il gesto atletico è uno dei caratteri più importanti».
Che posto ha la curiosità in ciò che fa?
«Sono assetata di tutto e vorrei avere più tempo per vedere altri spettacoli. La mia vita però ha ritmi serrati e il più delle volte sono impegnata nelle mie attività. Mi interessa di più osservare ambiti diversi dalla danza, come ad esempio le opere teatrali, oppure le produzioni di Bob Wilson. Spesso d'istinto si tende a vedere cose affini a ciò che si fa, con il rischio di rimanere chiusi in un recinto. Per questo vado sempre alla ricerca di ciò che non conosco o che conosco poco. Insomma, non si smette mai di imparare e in questo senso la mia formazione artistica è ancora in fase di costruzione».
Carlo Argiolas