Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La gloria del corpo sconfitta dal grasso E la fame diviene imperativo estetico

Fonte: L'Unione Sarda
3 marzo 2014


Mostre
 

I mperativo estetico, la snellezza. Obbligo che marchia come colpa grave uno dei peccati capitali, la gola. Saltare i pasti, sottrarsi al piacere del palato, allontanare come fossero satana le tentazioni del cioccolato, il pane, le paste e ogni altra delizia. E fare moto, bruciare calorie, bere solo acqua. I risultati di tanti sacrifici non sembrano granché soddisfacenti, nelle foto di Elisabetta Falqui. Da sempre attenta alle sirene del glamour, nella mostra curata da Roberta Vanali, alla Sala della Torretta dell'Exmà fino al 16 marzo, mette in fila corpi afflitti e sconfitti dai cuscinetti di grasso. Ripresi di spalle, poco vestiti, rivelano seccanti adiposità, le maniglie dell'amore. «Ho fame», fiammeggia da un neon di colore rosso che potrebbe essere l'insegna di un locale notturno. E sotto le immagini in bianco e nero, corre la scritta della disperazione: «Ho fame, mangio non mangio, mangio questo e basta, poi inizio la dieta, da lunedì sono a dieta….».
Un'ossessione diffusa. Riflessione sottilmente crudele, quella di Elisabetta Falqui, ma non priva di solidarietà. Non hanno volto, i suoi soggetti: nessun sorriso o sguardo a distrarre dalle forme imperfette. Tre grandi stampe digitali fronteggiano ritratti più piccoli, in un rispecchiarsi di modeste pinguedini che potrebbero essere dissimulate dagli abiti. Ma l'intento dell'autrice va oltre le figure, mette in evidenza il disagio che deriva da un'imperfezione vissuta come condanna . «Ho fame» è un titolo secco. Si riferisce, ovviamente, al rapporto delle società opulente col cibo. Ad altre latitudini il problema è sfamarsi. Falqui è cosciente di aver toccato un argomento spinoso. Spiega di essere lei stessa vittima di una sindrome che la spinge ogni mattina a calcolare quanto e che cosa ingerirà. Indentifica nella parola fame carenze di altro tipo e nell'appagamento alimentare una temporanea soddisfazione. È anche per scacciare un pensiero quasi maniacale che ha elaborato una nitida installazione proposta nella scorsa edizione di Funivie Veloci e alla galleria La Corte Arte Contemporanea di Firenze.
Alessandra Menesini