Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Lavoro, irregolarità in sei aziende sarde su dieci

Fonte: La Nuova Sardegna
24 febbraio 2014

 
Il picco delle violazioni è nel settore edile e si registra in provincia di Sassari Animatori turistici assunti da società svizzere per pagare meno contributi

di Felice Testa wCAGLIARI

L’animatore perfetto per villaggi turistici, residence e alberghi è svizzero, un tipo speciale di “svizzero”. Si tratta di giovani, ragazzi e ragazze, italiani, che lavorano in Sardegna , assunti da società italiane con sede nella confederazione elvetica. La frontiera di Chiasso non l’hanno mai varcata, hanno firmato un contratto on line, o direttamente nel villaggio il primo giorno di lavoro, vengono versati loro contributi secondo la legge svizzera e salari prossimi agli standard cinesi. È l’ultima trovata, scoperta dalla Direzione regionale del lavoro, per evadere le tasse, versare contributi inferiori ai lavoratori e pagarli meno. Un fenomeno nuovo, venuto alla luce quasi per caso nel corso delle ispezioni svolte sulla costa delle province di Sassari e Nuoro e che ha dato il via a controlli in tutta Italia. Il sistema permette un consistente risparmio nei costi del lavoro: i contributi che vengono versati, in Svizzera, ai lavoratori pesano per il 6 per cento, contro il 36 per cento in Italia. Si tratta di un sistema che viaggia sul crinale della legalità. I certificati svizzeri che regolano il rapporto di lavoro sono reali e in regola e, in mancanza di un accordo tra governo italiano e svizzero, recuperare le contribuzioni evase diventa un problema. Una pratica diffusa in molte strutture costiere, dagli esclusivi cinque stelle della Costa Smeralda agli hotel di lusso del Sud Sardegna, passando per villaggi e alberghi della fascia costiera nuorese e ogliastrina. “L’evasione svizzera” messa in campo d’estate è uno degli aspetti delle irregolarità nei rapporto di lavoro divulgati dai dirigenti della Direzione regionale del lavoro, Eugenio Annicchiarico, direttore del Direzione di Sassari e Nuoro e da Virginia Mura direttrice dell’ufficio di Cagliari, nel corso della conferenza stampa per illustrare il bilancio dei controlli svolti nel 2013. L’estate è uno dei periodi dell’anno nei quali si concentrano, in massima parte, le irregolarità nei rapporti di lavoro. Per restare nel settore turistico, dove alta è la percentuale stagionale di extracomunitari impiegati, il contratto standard applicato prevede un inquadramento con la qualifica di facchino, salvo poi l’impiego come cameriere di sala, ai piani, aiuto cuoco, giardiniere, ma sempre con la retribuzione da uomo di fatica. Su 7.463 aziende sottoposte a verifica dai 187 ispettori in dotazione alla Direzione regionale del lavoro della Sardegna, il 59,63 per cento sono risultate irregolari, percentuale che nell’edilizia sale al 62,93 per cento. La provincia di Sassari ha fatto registrare nel settore edile il picco delle violazioni, mentre la provincia di Cagliari è in testa per le violazioni amministrative. In totale è stato accertato un imponibile evaso di 59.619.750 euro, con oltre 3,4 milioni gli importi sanzionati incassati. Nel corso del 2013 l’attività della Direzione regionale si è rivolta principalmente al controllo del lavoro nero, per il quale sono state elevate 2.035 maxi sanzioni e del lavoro “grigio”, cioè lavoratori irregolari. Nelle 7.463 aziende ispezionate, sono stati trovati 8.948 lavoratori irregolari, il 42,66 per cento, e 2.035 in nero. Rispetto agli scorsi anni si è manifestata un’inversione di tendenza con un aumento del lavoro totalmente sommerso, in particolare negli esercizi pubblici e dei servizi in genere. La maggior parte dei casi di situazioni irregolari sono stati rilevati nel settore terziario (2.605 aziende su 4.531 controllate, il 57,49%), segue a ruota l'edilizia con 1.845 su 2.932 aziende. Desta particolare preoccupazione, hanno rilevato i dirigenti della Direzione regionale , il fatto che il numero più alto di irregolarità nell’ambito dell’edilizia, si è presentato in cantieri aperti con appalti pubblici. Una volta assegnati gli appalti, la pubblica amministrazione, ormai usa ad affidare i lavori al massimo ribasso (fino al 40 per cento) si disinteressa delle condizioni di lavoro, delle norme di sicurezza e delle regolari retribuzioni e contribuzioni che vengono assicurate ai lavoratori dalle imprese.