Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’arte e la passione Michelangelo, genio del nostro tempo

Fonte: La Nuova Sardegna
17 febbraio 2014

Alessio Boni parla dello spettacolo “La carne del Marmo” domani al Comunale di Sassari poi a Cagliari e Carbonia

 

di Walter Porcedda wCAGLIARI

Alessio Boni è Michelangelo in "La Carne del Marmo", domani e martedì di scena al Comunale di Sassari alle ore 21, in prima regionale per il Cedac (poi in replica il 20 al Centrale di Carbonia e il giorno prima, mercoledì, alle 20,30 al teatro Massimo di Cagliari come preludio al cartellone de "La Notte dei Poeti". Un viaggio nella personalità e nell'intimità del geniale artista che ha lasciato un segno indelebile nel Rinascimento e nell'arte di tutti i tempi, fino a parlare anche agli uomini del nostro tempo. «Grandi come Michelangelo continuano a parlarci ancora. Un genio come lui, che ha dato la vita per l'arte e l'amore, regalandoci la Cappella Sistina e altre opere meravigliose credo – dice l’attore teatrale – può essere un esempio. Alla fine, l'uomo è quello che fa, oltre quello che dice. Lui non dice tanto ma fa. E quel poco che dice lo ha scritto dentro dei sonetti che sono una specie di diario. Non era né un Dante Alighieri, nè Petrarca o Boccaccio, che scrivevano per essere letti. No. Michelangelo non era uno scrittore, i sonetti li componeva per sé. Una volta che questi sono stati raccolti ci si è resi conto di quanto fossero straordinari. Questo artista era anche un poeta. Ma al di là di ciò, la cosa fantastica è che da queste righe viene fuori l'uomo, con tutta la fragilità, le disillusioni e le sue vicissitudini, sia amorose che di lavoro, e perfino con il marmo… Tutto ciò ce lo rende più vicino. Anche a un genio come lui, davanti alla persona che amava, poteva capitare di non trovare le parole o che si seccasse la lingua? Proprio così. E' la meraviglia dell'uomo. E' il divino che lui estrapola dal marmo e fa diventare poi scultura che gli darà poi l'appellativo di “scultore di Dio”». Un uomo che viveva in solitudine drammi segreti e tormenti d'amore . «Michelangelo Buonarotti era un uomo che aveva dentro una grande febbre interiore. Un uomo che non ha potuto vivere in libertà il proprio amore, anche perchè, appena si fosse saputo lo avrebbero bruciato vivo. Purtroppo ai tempi accadeva che gli omosessuali venissero bruciati ed ecco allora che Michelangelo nei suoi sonetti nascondeva l’amore per il suo uomo dietro un "lei". Chiamava proprio con un “lei” quell’amore che poi si è scoperto negli anni fosse uno dei suoi apprendisti». Buonarotti,s cultore simbolo di quell’epoca, è stato un artista dotato come pochi di spiccata capacità nell’anticipare i tempi contemporanei. «Buonarotti è un genio che anticipa di secoli quello che i comuni mortali capiranno successivamente. Era avanti. Si veda ad esempio le Prigioni, queste incredibili sculture materiche che poi, secondo me, Rodin ha copiato tantissimo: ancora oggi a vederle hanno un impatto straordinario. Figurarsi in un’epoca in cui sicuramente sono magari apparse come opere incomplete, da terminare. La pietà Rondanini ad esempio ha qualcosa di così forte che ci parla ancora oggi. Si intuisce un movimento incredibile. Ed è proprio un artista del non finito e in continua evoluzione. In questo Michelangelo è fortemente moderno. Non metteva mai il punto su niente». "La carne del marmo" è il titolo dello spettacolo che presentate da domani in Sardegna: cosa significa? «Buonarotti era uno dei pochi geni al mondo che da un freddo pezzo di bianco marmo, grazie al divino che aveva in sé, riusciva a trarne fuori carne viva: vivente e tangibile come un essere umano. Non dimentichiamo che all'epoca per illuminare esistevano solo le candele. Queste opere d'arte venivano poste accanto a candelabri. Immaginiamo per un attimo quei bicipiti e quelle spalle, con il gioco di luce delle candele: si muovevano. Era davvero carne viva dentro un blocco di marmo». Ed è anche uno spettacolo multimediale con i video di Giacomo Verde, la colonna sonora di Dario Arcidiacono e la coreografia degli Imperfect dancers. «Il regista Alessio Pizzech ha messo insieme la modernità, con la danza ( i ballerini sembrano due sculture dialoganti tra di loro), le musiche, le luci e i sonetti di Buonarotti per elogiare l'uomo e quanto ha realizzato nell’arte» La sensazione è quella che Alessio Boni l'attore si è talmente calato in questo personaggio di averlo fatto proprio fino in fondo. Potrebbe essere anche il buon viatico per un film? «Magari. Che vita straordinaria e che sfida sarebbe, quella di raccontarne le frustrazioni amorose e le difficoltà del vivere. Si pensi ad esempio che dopo aver fatto la Cappella Sistina leggeva le lettere con la testa all'insù. Non riusciva più cioè , a farlo normalmente. Un uomo che con generosità ci ha lasciato magnifiche opere d'arte. Una cosa rarissima». E tra qualche giorno approderà a Sanremo per sostenere con Alessandro Haber, Giusy Ferreri in "Il mare d'Inverno". Ma canterà? «Ma chi l'ha detto? E' una sorpresa e non si dice. Ma di sicuro non canterò».