Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Molte ruggini fra rossoblù e Comune: l'amministrazione chiedeva il saldo dei debiti e la società ha

Fonte: L'Unione Sarda
14 febbraio 2014

 

 

 

Il colpo finale è del 14 febbraio 2013, un anno fa oggi. L'arresto all'alba, il carcere, lo show davanti a fotografi e telecamere a Buoncammino. Falso e tentato peculato (poi ritenuto consumato dagli inquirenti): i reati che portano Massimo Cellino in cella per aver realizzato a Quartu, passando sopra le leggi (questa l'impostazione del pm) la nuova casa del Cagliari calcio. Come poi sia andata è storia nota, la squadra è tornata a giocare in un Sant'Elia ormai inadeguato dopo essere stata ospitata a Is Arenas e, a più riprese, a Trieste. Ma quanto è accaduto in questo ultimo anno, e nei mesi precedenti, è figlio di un rapporto tra Comune e società rossoblù datato e burrascoso. Attriti vecchi vent'anni e legati a ciò che più di ogni cosa fa girare il mondo: i soldi.
In origine c'è la delibera con cui nel 1994 il commissario prefettizio sollecita la società calcistica, acquistata due anni prima da Cellino, a versare il canone per la concessione dello stadio (mai incassato dal 1970 al 1972 e dal 1979 al 1994), il risarcimento dei danni subiti dalla struttura in occasione delle partite, i consumi di energia elettrica, le spese per le opere di manutenzione e la pulizia. Il presidente rossoblù si rivolge al giudice civile chiedendo il rimborso delle spese sostenute per la manutenzione ordinaria e straordinaria, il costo di tessere, abbonamenti e biglietti consegnati al Comune, il mancato introito causato dall'utilizzo di metà della tribuna d'onore fin dal 1980 e le somme che il Municipio aveva incassato dal primo luglio 1992 per l'affidamento a terzi della gestione della pubblicità nello stadio. La causa dura 16 anni: nel 2010 il giudice respinge le richieste del Cagliari Calcio e riconosce all'amministrazione cittadina 880 mila euro più gli interessi. Due anni dopo il Comune notifica alla società un precetto per un milione e 800 mila euro: la metà riguarda la sentenza civile, il resto ulteriori somme contestate ai rossoblù. Cellino, però, ritiene di essere creditore a sua volta di 774 mila euro spesi per la messa a norma dello stadio, la riparazione della condotta idrica, la realizzazione dei tornelli e delle tribune in tubi Innocenti. Non c'è accordo.
Così nell'aprile 2012 il Comune pignora al Cagliari due milioni e 800 mila euro depositati nelle casse della Lega di Serie A. «Mi offende e mi copre di vergogna», attacca Cellino, che appena pochi giorni prima ha annunciato l'addio al Sant'Elia per Trieste: «I soldi servivano per chiudere la stagione. Mai, da quando guido il Cagliari, ho avuto problemi di questo tipo. Abbiamo sempre pagato tutto, anche le spese non di nostra competenza». La sentenza che condanna la società al pagamento dei debiti dice il contrario, ma il presidente va oltre: «A fine campionato me ne vado, vi libero della mia presenza». In realtà l'11 di quel mese Quartu diventa «la soluzione più realistica» per la stagione successiva. Il Cagliari dà l'addio a Cagliari (ma si rivelerà presto un arrivederci).
An. M.