Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tigellio e la sua villa

Fonte: L'Unione Sarda
10 febbraio 2014

 

Un gestore punta al rilancio del sito archeologico - I tesori dell'antica Karales nascosti dalle erbacce

 

È un piccolo quartiere ma per tutti è la Villa di Tigellio. Ampia e spettacolare, cordialmente ignorata dai cagliaritani. Chiede il biglietto (quando va bene) non più di un visitatore al giorno. In nove mesi (ottobre 2012-giugno 2013), la vecchia società che la gestiva ha versato al Comune 430 euro. Incasso da fallimento. I nuovi addetti dell' associazione culturale “Orientare” ce la stanno mettendo tutta per ridare luce e vitalità al sito archeologico di epoca romana (I secolo a. C.), giudicato tra i più importanti dell'Isola, ma l'impresa è in salita. «Ci occupiamo anche della Grotta della Vipera, della Cripta di Santa Restituta e della torre dell'Elefante». Organizzano le visite guidate (quando qualche turista le richiede, un paio proprio l'altra mattina) e hanno in animo di promuovere attività per scolaresche e gruppi di visitatori. «L'importante», allarga le braccia uno degli addetti alla biglietteria, laurea in storia dell'arte, «è che il Comune liberi il sito dai rifiuti e dalle erbacce».
La Villa può essere ammirata - intuendo poco o niente di quel che mostra - da dietro l'inferriata che abbraccia il rione , da via Tigellio a via Carbonazzi. Superata l'istintiva tentazione che spinge molti a desistere - un sito che ha stucchi, colonne e pavimenti e i resti di un edificio termale romano non può essere abbandonato all'incuria - si può tentare una visita seguendo le indicazioni di piccole guide. Accorgimento di cui fa a meno Silvia Mazzella. «È mezzo secolo che ammiro questo luogo». Abita di lato rispetto agli scavi ma vede abbastanza. «Da casa mia noto la bellezza e lo sconcio». Concede alle pietre di età augustea, emerse grazie ai primi scavi del canonico Giovanni Spano e proseguiti dall'archeologo Gennaro Pesce nel 1963-64, a volte uno sguardo fuggevole, oppure - quando le erbacce avvolgono e nascondo angoli o dettagli - un'occhiata in bilico tra indulgenza e dispetto. La signora, della Villa di Tigellio, potrebbe raccontare momenti di gloria e oblii. Ricorda anche quando Università e Soprintendenza scavarono nel 1982 e nel 1983: «Da allora non ho mai visto ressa in biglietteria».
Quattro enormi buste nere accanto al cancello d'ingresso di via Carbonazzi contengono rifiuti e rami spezzati. Ma il sito, attraversato da una pedana in legno dall'aspetto instabile, è quasi sommerso dall'erba. Un visitatore dovrebbe faticare non poco per ammirare l'antica dimora, troppo sbrigativamente attribuita al ricco (e stravagante) poeta e cantore Tigellio, vissuto nell'epoca di Augusto. L'area è più prosaicamente un rione residenziale della Karales romana. Le scoperte del canonico Spano (ambienti rivestiti di stucchi) permise inizialmente di battezzare l'edificio Casa degli stucchi. Gennaro Pesce fece emergere gli altri ambienti: la Casa del Tablinio Dipinto e l'edificio termale. Tesori che una città meno distratta dovrebbe sentire più suoi.
Pietro Picciau