Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Questo è il Tango del nostro tempo»

Fonte: La Nuova Sardegna
29 gennaio 2014

 
Intervista ad Adrian Aragon che con la sua compagnia presenta “Pasiones”: venerdì a Sassari, sabato e domenica a Cagliari




di Walter Porcedda wCAGLIARI Tango è passione. Ma anche un mezzo per raccontare l’Argentina del nostro tempo con le sue storie e tradizioni, come avviene in “Pasiones Tango y Musical” di Adrian Aragon ed Erica Boaglio, formidabile coppia di ballerini argentini, una delle più celebri e apprezzate (tra gli altri hanno preso parte anche al film “Tango” di Carlos Saura), protagonisti, assieme a una compagnia di tredici danzatori dello spettacolo organizzato per il Circuito regionale di Danza dall’Associazione Enti locali per lo spettacolo, atteso questo venerdì al Comunale di Sassari (ore 21) e l’indomani (ore 21) e domenica (alle 19) al Massimo di Cagliari. Lo scrittore Jorge Louis Borges, citando Enrique Santos Discepolo, disse una volta che “il tango è un pensiero triste che balla”. Così affermò perchè non condivideva il modo in cui stava evolvendo negli anni Venti il ballo delle origini. E questa immagine, per molti si è associata proprio a questa danza. Su questa idea non è d’accordo Adrian Aragon, esponente del nuovo tango. «No, non condivido. Quando balliamo non sentiamo la tristezza. Al contrario, questo ballo ci riempie il cuore. E’ una considerazione di Borges. Certo la musica del tango ha in sè una forte connotazione di nostalgia, ma nei nostri spettacoli, pur essendoci momenti molto intensi, c’è anche divertimento. Cioè non è un pensiero triste che si balla. Il tango è sempre stato l’elemento culturale preminente che ha accompagnato le diverse epoche del mio Paese, modificandosi continuamente, sia nel ballo che nella musica. Dal 1860 a oggi. E quello attuale è strettamente collegato all’attualità dell’Argentina. Ovviamente i ballerini e tutti coloro che frequentano le milonghe hanno un grande rispetto e amano anche i classici, da Pugliese a Piazzolla. La differenza però è che ci siamo aperti alle nuove tendenze musicali e poetiche e, ovviamente alla danza.Per questo esiste un continuo aggiornamento» Perchè questo ballo affascina tantissimo? «Credo che sia la comunicazione diretta, quella da corpo a corpo. Le società attuali sono molto fredde e lontane. Tutto passa attraverso la Rete... Con il tango invece posso abbracciare qualcuno. In questo senso la comunicazione è diretta. Siamo messi a nudo, uno davanti all’altro. Ogni improvvisazione dentro i codici del ballo diventa così una piccola opera d’arte di pochi minuti. E questo è l’elemento che attira tantissime persone verso iltango. Un tipo di espressione che una volta scoperto non si abbandona più». E lei come lo ha scoperto? «Il tango è parte integrante della nostra cultura. Da piccolo ascoltavo mia madre cantare i tanghi e a sette anni ebbi per la prima volta, voglia di danzarlo. C’era una pubblicità in tivù con la musica di “La Mariposa” di Pugliese. Nacque in me il desiderio di imparare. Ma allora era duro. La mia generazione è cresciuta sotto la dittatura militare: il tango era proibito e si ballava di nascosto. Solo nel 1983 quando tornò la democrazia abbiamo avuto la possibilità di scoprire e vivere questo mondo meraviglioso del tango». Con Erica Boaglio danzate da tempo. Come nasce l’intesa in una coppia di ballerini? «Siamo una coppia anche nella vita. Ci siamo innamorati ballando il tango e continuamo a farlo anche adesso, anche dopo vent’anni. Il tango è sempre stato parte integrante della nostra relazione». Ma quindi è vero: ballare il tango fa innamorare? «Certo. Tantissimo! Come dicevo, la comunicazione tra due persone è così forte che si può scoprire che dopo il ballo c’è voglia di conoscere più a fondo l’altro e quindi anche di innamorarsi. Quando abbracci qualcuno d’altra parte sei meno finto, sei più te stesso». Veniamo allo spettacolo “Pasiones”. Cosa racconta? «Racconta soprattutto l’Argentina odierna. Non è solo esibizione di bravura dei ballerini. Il nostro Paese ha tanto da raccontare. Non ci sono più e solo storie di emigrazioni. L’Argentina è così grande e diversa che ci permette di costruire uno spettacolo vario, intenso ed emozionante: così forte che la gente ha poi la voglia di tornare a vederlo».