Il vincitore Paolo Floris, 29 anni, di Paulilatino
«Da Giuffrè a Zucca, ecco cosa farò da grande» - La quinta edizione del premio Cagliari Teatro in Corto
L a passione per il teatro è sbocciata da bambino, trasmessa dai genitori, Bruno e Antonietta, amanti della prosa. Paolo Floris, 29 anni dopodomani, nato a Paulilatino ma da quasi un lustro residente a Roma, ha vinto sabato alla Vetreria di Pirri la quinta edizione del premio Cagliari Teatro in Corto. Organizzato da Cada Die, è un concorso nazionale a cui quest'anno hanno preso parte trenta compagnie. I lavori finalisti, cinque in tutto, si sono rivelati di buon livello sia nella drammaturgia che nell'interpretazione, e la giuria, composta da specialisti del settore (Roberto Cossu, Enrico Pau, Juri Piroddi, Paola Lai), ha avuto il suo bel daffare. Alla fine, però, l'ha spuntata Floris con “Il mio compleanno”, monologo su un ragazzo che resta traumatizzato dal suicidio della madre. Menzioni sono andate alla pièce “Il calabrone”, ispirata dalla vicenda di Federico Aldrovandi, scritta e interpretata da Chiara Aru, e “Veterani”, proposta da Daniele Pettinau e Cristina Olianas).
«La storia che ho portato sul palco è stata scritta qualche anno fa da Stella Saccà, con cui collaboro da tempo», racconta Floris. «Visto che l'aveva composta per se stessa, le ho proposto di dare un taglio maschile alla vicenda e così è stato. È una storia che si presta a vari cambi ed era difficile non banalizzarla. Ho cercato di dare al tutto una veste comica-grottesca, senza dimenticare la drammaticità del tema. In ottobre, abbiamo preso parte anche a un festival-concorso che si svolge a Roma, “Schegge d'Autore”, che abbiamo vinto con un lavoro intitolato “I leoni non si abbracciano”, spettacolo di stampo beckettiano».
Dove si è formato?
«Ho iniziato a Cagliari con i corsi di Akròama, poi, quattro anni fa, mi sono trasferito a Roma dove ho frequentato l'Accademia d'Arte Drammatica Fondamenta, diretta da Giorgia Trasselli, attrice che il pubblico conosce per “Casa Vianello”, “R.I.S.”, “Don Matteo 7”. L'amore per il teatro è incominciato da piccolo, quando andavo alle elementari. Alle scuole medie, invece, ho fatto la mia prima tournée, con uno spettacolo in limba».
Una volta uscito dall'Accademia con chi ha lavorato?
«Con Francesco Giuffrè, figlio di Aldo, ho fatto “Delitto e castigo” di Dostoevskij. Interpretavo due personaggi ed è stato molto faticoso».
Ha lavorato anche per il cinema…
«Ho avuto una piccola parte nel film di Paolo Zucca, “L'arbitro”. Il mio ruolo è quello di uno giocatori della squadra del Pabarile: Romualdo». All'attacco.
Carlo Argiolas