Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

“Alchemy”, sogni e visioni di Momix

Fonte: La Nuova Sardegna
28 gennaio 2014

Parla Moses Pendleton direttore della celebre compagnia americana da oggi al Comunale di Cagliari




di Walter Porcedda wCAGLIARI Moses Pendleton, il geniale coreografo americano, padre di una delle più celebrate compagnia di danza al mondo, quella dei Momix – di scena al Comunale da stasera sino al 1 febbraio alle ore 20,30 e il 2 alle ore 17, con l’ultima coreografia “Alchemy” – è stato anche recentemente accostato al grande pittore impressionista francese Claude Monet, padre dell’impressionismo, autore di tele meravigliose dove più che rappresentare paesaggi e giardini come si presentavano all’occhio, li traduceva in modo emozionale secondo l’ impressione del momento, seguendo le luci del giorno e della stagione. Sguardo e attitudine simili in Pendleton. Anch’egli “pesca” e ruba allo stesso modo dalla natura per tradurre con la sua tavolozza, cioè la scena coreografica, immagini forti, dal potente charme visionario. Tutto questo per raccontare e disegnare con il colore, le luci e i corpi dei danzatori paesaggi dell’anima. Le sue sono cioè pitture: prendono forma nello spazio scenico, affascinanti ed effimere, durano il tempo coreografico danzato dai ballerini, con passi precisi di intensa fisicità, accompagnati dalle luci che congelano il movimento in una poliedrica emozione. E tutto è riferito, pensato, immaginato e trasformato in danza prendendo le mosse dalla Natura. Come è accaduto nel precedente “Botanica”, folgorante susseguirsi di quadri dipinti con amore dentro una visione artistica ed estetica unica. E così accadrà anche nel nuovo “Alchemy”, ultima creazione di Pendleton da oggi al Comunale. Un altro spettacolo multimediale, fatto di immagini in movimento, luci , costumi e colori messo in scena da una straordinaria compagnia di danza. E che vedrà in scena: Tsarra Bequette, Jennifer Chicheportiche, Catherine Jaeger, Rebecca Rasmussen, Evelyn Toh, Arron Canfield, Eduardo Fernandez, Vincent Harris, Steven Marshall e Ryan Taylor. Direttori tecnici: Gianni Melis e Fabrizio Pezzotti. Una coreografia unica che si nutre di immagini fantastiche e festose, criptiche e misteriose. In “Alchemy” l’invito rivolto allo spettatore è quello di compiere un viaggio all’interno dei quattro elementi primordiali: Acqua, terra e fuoco. «In “Alchemy” – spiega Moses Pendleton – ho voluto rappresentare i quattro elementi mai distinti ma sempre in cambiamento, in trasformazione in un unico elemento che è rappresentato dalla luce del sole, l'oro che cercavano gli antichi alchimisti è per me un oro spirituale, cioè espressione creativa contrapposto al piombo visto come paralisi dell'anima. Alchimia è mescolare le cose e vedere cosa nasce. Il segreto del successo dei Momix d’altra parte sta proprio nel mix di musica, costumi, luci, movimenti e come tutti questi elementi interagiscono fra loro». E così che i suoi spettacoli divertono e allo stesso tempo incantano: per la magia delle immagini, i colori, le luci e i movimenti dei danzatori. Ogni volta è un viaggio emozionale dentro la natura. Divertimento ed emozioni: è questo il fine dei suoi lavori? «Sì, quello che ho sempre voluto fare con i Momix è intrattenere lo spettatore con bellezza, humor e fantasia. ll piacere del pubblico è il piacere stesso della compagnia e questo scambio di energia avviene in ogni spettacolo» Moses, lei ha creduto per primo all'interazione tra sport e danza. Può raccontare come nasce questa intuizione? «Basti pensare a spettacoli come “Baseball” o alla chiusura dei giochi Olimpici invernali di Lake Placid del 1980, la danza come lo sport, è armonia fra corpo e mente, ma soprattutto concentrazione. I miei ballerini prima dello spettacolo fanno sessioni di yoga, oltre agli esercizi di riscaldamento, invocano la dea della concentrazione, esattamentecome fanno gli sportivi». Cosa deve rappresentare. ai nostri giorni, la danza? «Per me, la danza, deve rapire ed intrattenere il pubblico senza intellettualismi. Diciamo che in ogni spettacolo io cerco un antidoto alla depressione». Riguardo alla nostra contemporaneità, tornando ad "Alchemy" , qual'è la riflessione che questo spettacolo può suggerire? «La ricerca dell'oro spirituale, che deve partire da ognuno di noi per riversarsi sulla collettività, imparare dalla natura che è in continua trasformazione verso qualcosa di perfetto. Amo il concetto filosofico che in natura tutto si trasforma e quindi anche l'uomo, potrà trasformarsi al punto di essere in un raggio di luce». I suoi spettacoli parlano dell'importanza della natura e dell'ecologia. Ma, in questo momento il nostro Pianeta gode di buona o cattiva salute? Cosa fare per migliorarla? «La risposta alla domanda sta nella natura stessa e nel suo modo di adattarsi e trasformarsi. Basta osservarla». Ci sono nel nostro tempo dei nuovi alchimisti. Chi sono? Obama potrebbe essere tra questi? «L'alchimista è in ognuno di noi, basta liberare l'anima, quindi non solo i grandi della terra possono essere alchimisti, ma anche gli ultimi».