Rassegna Stampa

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Tanto tuonò che piovve. La rinascita del Teatro Lirico

Fonte: web Cagliari Globalist
27 gennaio 2014

 

"Tanto tuonò che piovve":in effetti sotto un muro d'acqua scrosciante venerdì, dopo tante polemiche, il Teatro Lirico ha potuto ricominciare a vivere
 

di Francesca Mulas

"Tanto tuonò che piovve": in effetti sotto un muro d'acqua scrosciante venerdì 24 gennaio, dopo tante polemiche, il Teatro Lirico di Cagliari ha potuto ricominciare a vivere, grazie al concerto offerto come anteprima della Stagione sinfonica (che comincerà il 7 febbraio).

Protagonista il direttore Aldo Ceccato, il quale ha guidato l'Orchestra del Teatro con sicurezza, prendendo i musicisti quasi per mano sino a condurli al dinamismo e alla precisione da lui cercata. Il programma della serata era basato sull'idea di "sinfonia", declinata in modi diversi.

Nella Prima Sinfonia in Re maggiore "Classica" op. 25 di Sergej Prokof'ev, scritta fra il 1916 e il 1917, si avverte tutta la nostalgia dell'età settecentesca (non a caso il compositore concepirà questo brano come un omaggio a Joseph Haydn): si ha quindi un brano perfettamente equilibrato e canonizzato, che vede addirittura la presenza della danza "Gavotta" nel terzo movimento. Ceccato ha voluto sottolineare questa componente rococò e galante, forse in maniera eccessiva, ma comunque gradevole. Di diverso stampo la Sinfonia di Salmi di Igor Stravinskij: in questo caso il termine "sinfonia" deve essere inteso in senso etimologico, "suonare insieme" o, meglio, cantare i salmi biblici, trovando nella musica l'esaltazione dello strumento di preghiera e della fede. Il Coro, sotto la direzione del M° Faelli, ha dato ottima prova di sé; nell'Orchestra, invece, i Fiati si sono distinti durante tutto il concerto (a parte qualche sbavatura del tutto comprensibile) per pulizia e intensità sonora. Aldo Ceccato, con la voce rotta dall'emozione, ha voluto dedicare la Sinfonia di Salmi alla memoria di Claudio Abbado, suo compagno di studi nella classe di Composizione del M° Bettinelli a Milano. Un ricordo privo di retorica ma breve e sincero, nel quale Ceccato ha commemorato sia la persona che il direttore Abbado, del quale ha ricordato la grandissima passione e la minuziosità nel trarre dall'analisi delle note il reale senso della partitura. Dopo l'intervallo, l'Orchestra è tornata sul palco con uno dei brani caposaldo del repertorio sinfonico-orchestrale ottocentesco: la Quarta Sinfonia in fa minore op. 36 di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Sinfonia, come dice lo stesso compositore, non intesa come schema formale, ma come metodo che permette alla musica di porre grandi problemi filosofico-emozionali. E in questo brano il tema è la lotta dell'individuo contro il destino: la sinistra melodia del "fato", enunciata dagli ottoni, circola entro una scrittura ricchissima, che trova la sua catarsi nell'esplosione del Finale, l' "Allegro con fuoco". Qui, finalmente, l'Orchestra del Lirico si è espressa in tutte le sue potenzialità, con un'esecuzione nella quale ben si notavano i vari gradini di intensità sonora e ritmica. Nel complesso una bella serata, con un bel programma, una buona prestazione dell'Orchestra (che, come al solito, dà il meglio alla fine) e ottima del Coro. Peccato per i tanti, troppi posti vuoti: gli assenti, comprese le figure istituzionali, si sono persi la gioia e il senso di appartenenza nel vedere i cantanti e gli strumentisti del Lirico immersi in quello che vogliono davvero, ossia fare musica.