Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cagliaritani di ritorno

Fonte: L'Unione Sarda
15 gennaio 2014

 

Marras: «Riuso degli alloggi per le giovani coppie» - La missione: affitti accessibili per favorire il rientro di chi ha lasciato la città

 

Fuggono i giovani, resistono gli anziani. Da qui la sfida: fermare l'emorragia, invertire la tendenza allo spopolamento fotografata dai dati del Comune e dell'Istat. Anno dopo anno i quartieri cambiano pelle, si scoprono un po' diversi: meno residenti a Is Mirrionis, Castello, San Benedetto, Sant'Elia. L'incremento a Marina, Barracca Manna, Is Campus-Is Corrias e a Monreale non muta la parabola: la popolazione continua ad assottigliarsi. Lentamente, con costanza. Ogni anno fuggono in media verso i sedici centri dell'Area vasta duemila abitanti. Poco più di tredicimila cagliaritani, tra il 2001 e il 2011, hanno trovato casa altrove, quasi sempre acquistando l'appartamento a prezzo più vantaggioso rispetto a quelli praticati in città. Si aggiorna anche l'età media: 46 anni. I più giovani (25-29 anni) abitano a Borgo Sant'Elia, Monreale e Is Campus-Is Corrias, i più anziani a Fonsarda, Terramaini, Genneruxi, Monte Urpinu.
L'OBIETTIVO È possibile far cambiare idea a chi è andato via? La città può essere ripopolata? Luisa Anna Marras, vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici, calcola le possibilità concrete a sua disposizione e ammette: «È altrettanto importante evitare che altri cagliaritani lascino la città».
Per popolare di nuovo i quartieri sarebbe sufficiente rimuovere i macigni che hanno costretto i giovani ad andar via. Uno su tutti: l'alto costo delle case. Marras: «Per renderli accessibili alle giovani coppie stiamo pensando al riuso degli alloggi, al concorso di forme di credito agevolato e di edilizia sociale con il coinvolgimento dei privati».
LE AREE Andrea Scano, presidente della commissione Urbanistica, sorvola sul progetto di housing sociale di Su Stangioni (“discorso accantonato fino alle elezioni regionali”) ma avverte: «Per riportare in città i cagliaritani che hanno trovato una sistemazione altrove eviterei un ulteriore consumo del territorio circostante. Penserei a come rendere accessibili, a costi sopportabili per le giovani coppie e per i ceti meno abbienti, le tante case sfitte». In città sono circa 5 mila.
LE SCELTE Il problema è come (con quali argomenti) convincere i privati a rinunciare ai prezzi di mercato. «Il Comune», dice Marisa Depau, componente della Commissione Bilancio e Patrimonio, è scettica: «ha fatto un bando per trovare un'intesa con i privati. Non ha avuto nessuna risposta».
Enrico Lobina, presidente del gruppo Federazione della Sinistra, un'idea sul problema-casa ce l'ha: «In periodo di alta tensione abitativa vengano requisite le case sfitte da oltre dodici mesi. Si escludano l'alloggio di residenza del proprietario e un secondo alloggio. Si requisisca dal terzo alloggio di proprietà in poi per diciotto mesi, tempo rinnovabile una sola volta di ulteriori diciotto mesi. Chi ne usufruisce partecipa al canone di locazione, che sarà corrisposto, mediante intermediazione pubblica, al privato». Idea estrema, ma è una proposta.
Pietro Picciau