Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Teatro (e altro) al gusto di cioccolato

Fonte: L'Unione Sarda
3 gennaio 2014

 

Il cibo degli dei al centro del festival in programma domani e domenica al Massimo

 

Pare che Voltaire ne consumasse fino a dodici tazze al giorno. Per contrastare la fiacchezza che arriva con l'età che avanza, diceva lui, che era un filosofo illuminato. Anche Pio V la consigliava nei periodi di digiuno, la cioccolata è liquida, ergo non è propriamente un cibo.
Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, re di Francia, non si metteva in viaggio senza il suo cioccolataio personale, ma lei è la regina che al pane preferiva le brioche. Carlo Goldoni scelse come medico di fiducia uno speziale che gli prescrisse una cioccolata quotidiana. Si dice che per gli ipocondriaci sia il medicamento più efficace e, non a caso, il commediografo la celebrò in molte delle sue opere.
Insomma il cioccolato è buono, cibo degli dei l'avevano chiamato i Maya, e inaugurare l'anno celebrandone le qualità è, alla maniera di Voltaire, il viatico migliore per reggere le fatiche dei prossimi dodici mesi. Il Teatro Stabile della Sardegna gli dedica due giorni, domani e domenica, dalle 15,30 alle 20, al Massimo di Cagliari. Un godibile biglietto d'auguri per gli appassionati di teatro, di cacao, di cibo e buona compagnia. Grandi o piccoli, non fa differenza. Per i piccini e le famiglie in particolare, anche un assaggio di buon teatro con le repliche dello spettacolo “Il barone di Munchausen”, regia di Laura Pazzola, con Cesare Saliu, Isella Orchis, Edoardo Demontis e la stessa Pazzola (4,5,6 gennaio alle 17).
Festa di buon gusto, sapori, fantasia, del dono e della curiosità, il Festival del cioccolato, che si ripete per la seconda volta (la prima, l'anno precedente, è stata un successo), organizzato dallo Stabile, dal Caffè Massimo e dal bookshop Libreria al Massimo, propone degustazioni, percorsi sensoriali, idee regalo e opere di cioccolato realizzate da maestri pasticceri.
Dono ai mortali del dio azteco Quetzalcoàtl, o come vorrebbe un'altra leggenda frutto del sangue di una principessa azteca che difese con la vita un tesoro affidatogli dal fidanzato (e perciò è amaro come la sofferenza, ma forte come il carattere di colei che le diede vita), il cacao è un seme versatile. I Maya lo condivano con pepe e peperoncino, ed è per questo che a Cristoforo Colombo non piacque (e infatti non ne capì l'importanza). Gli europei lo mescolarono con zucchero e vaniglia, grazie a un'intuizione dei frati spagnoli che fece ricco il famigerato conquistatore Hernàn Cortèz, il quale aveva ricevuto in dono piantagioni di cacao dagli aztechi.
Nei due giorni consacrati a onorarne il nome e il gusto, si potrà assaggiarlo nelle due varianti e in tutte le altre possibili versioni inventate dall'estro di maestri cioccolatieri, che, per l'occasione, provengono da pasticcerie di Capoterra, Iglesias, Cagliari, San Sperate, dall'accademia di formazione professionale Work up-Accademy & Lab di Cagliari e dall'Istituto alberghiero Azuni di Pula. A loro il compito arduo di stupire cuori e palati.
Franca Rita Porcu