Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Dalì e Rauschenberg, visioni dalla Selva oscura

Fonte: L'Unione Sarda
3 gennaio 2014

 

Immagini attorno alla “Divina Commedia” - Segni contemporanei in esposizione al Castello di San Michele a Cagliari

 

Salvador Dalì è nato nel 1904, Robert Rauschenberg nel 1925. Più di vent'anni di differenza d'età fra due artisti che in niente si somigliano e ribadiscono con nettezza le loro personalità nella rappresentazione dei versi di Dante. “La Divina Commedia. Figure del XX secolo”, mostra prodotta dal Consorzio Camù e curata da Simona Campus, aperta al Castello di San Michele fino al 28 febbraio, queste due poetiche le mette a confronto.
Salvador Dalì si accinse a illustrare le tavole della “Divina Commedia” su incarico del governo italiano per celebrare, nel 1965, i settecento anni dalla nascita di Dante. Il progetto fu poi bloccato e i diritti per la riproduzione delle immagini vennero acquisiti da Joseph Foret e in seguito dalla casa editrice Les Heurs Claires. L'opera venne pubblicata in centocinquanta esemplari. Dalì seguì personalmente il passaggio dagli acquarelli alle xilografie: occorsero trentacinquemila matrici.
Allestiti a gruppi di tre nel piano superiore del Castello di San Michele (gelido e da raggiungere a piedi, perché gli ascensori non funzionano) i suoi 100 pezzi raccontano “Inferno”, “Purgatorio” e “Paradiso”. Caronte di spalle, un Cerbero nerissimo e indefinito, gli Avari intrecciati ai Prodighi, Farinata completamente avvolto da metri di tessuto, Beatrice in veste azzurra, in un'iconografia che non si discosta marcatamente dai canoni classici ma è spesso liquida e surreale.
Di tutt'altro segno la versione dell'americano Robert Rauschenberg, affascinato dalla cultura italiana e inventore della combine-painting. Considerate da Claudio Zambianchi le più importanti dell'era moderna, le sue pagine eseguite a partire dal 1950 immettono nelle terzine dell'“Inferno” piloti e atleti, frecce e rangers, caratteri di stampa, orme di scarpe, numeri, soldati con la maschera antigas. Nella Selva oscura dell'errore, frammenti di giornali ritagliati, trasferiti sul supporto e illuminati da piccole aree cromatiche.
A dominare l'Ottava bolgia, un tridente demoniaco. Non sembra esserci stretto rapporto tra testo e immagine: Rauschenberg, che conosceva la forza degli oggetti qualunque e dei rottami, racconta il suo e il nostro mondo, compie anche lui una sorta di viaggio. Nella tavola più conosciuta, i Giganti sono i sollevatori di pesi Nembrot, Fialte e Anteo: campioni olimpici sul podio.
“La pratica di tradurre in linee, forme e colori il mondo ultraterreno descritto da Dante - scrive Simona Campus- può vantare una tradizione che parte dai codici miniati trecenteschi per arrivare al presente. È il caso, per citare un esempio emblematico, dei cento disegni su pergamena eseguiti da Sandro Botticelli alla fine del Quattrocento. Nonché le memorabili tracce dantesche del michelangiolesco Giudizio universale della Cappella Sistina”.
Le tavole di John Flaxman sono elegantemente neoclassiche, William Blake lascia trasparire una religiosità tormentata. L'ascendente di Dante si ritrova nella scultura di Auguste Rodin, in Eugene Delacroix, in Dante Gabrieli Rossetti, nelle celeberrime incisioni di Gustave Dorè. Esempi illustri, e l'elenco è parziale, degli autori che hanno reso visibile il suono della parola poetica e si sono immersi nei suoi non semplici significati. Rauschenberg si è occupato solo dell'“Inferno” e Dalì ci ha messo dentro il sole e il miele del Mediterraneo.
“La Divina Commedia. Figure del XX secolo” è visitabile dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
Alessandra Menesini