Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tares, sindaci in rivolta

Fonte: L'Unione Sarda
30 dicembre 2013

 

L'ira di Massimo Zedda e del presidente dell'Anci Cristiano Erriu
«Pronti a scendere in piazza assieme ai consiglieri e ai cittadini» -

 

CAGLIARI I sindaci sardi si stringono forte ai loro cittadini strangolati dal fisco e si preparano a una grande mobilitazione contro uno Stato «ipocrita» che taglia i trasferimenti e gonfia le tasse. Si scende in piazza - la data è da stabilire finite le feste - tutti assieme, “esattori” e vittime, pensando all'eventuale passo successivo: restituire le chiavi dei Municipi e fare disobbedienza civile, non pagare più, o forse peggio. Ora c'è la Tares (o Tarsu), domani sarà la volta della Iuc, in mezzo una sfilza di sigle, un tira e molla continuo di annunci e retromarce, uno scioglilingua normativo che comunque si concretizza in una pressione mostruosa per famiglie e piccole imprese e in un caos per le amministrazioni e gli uffici.
I sindaci sono naturalmente i capri espiatori, quelli che devono far tornare i conti, eseguire gli “ordini”, passare per sanguisughe, garantire i servizi essenziali, ascoltare e dare risposte alla gente che piange «non perché non sa come arrivare a fine mese, ma perché non sa come sfamare i figli oggi». Sono quelli che anche se per miracolo riescono a essere “virtuosi”, cioè a estinguere i mutui e azzerare l'indebitamento, in cambio prendono soltanto schiaffi e vengono chiamati - tra le altre cose - a salvare Roma dissoluta dalla bancarotta, non decidono nulla, «neppure della gestione dei consorzi industriali e dei centri di raccolta - Tecnocasic, Villacidro, Tossilo - che applicano tariffe altissime per smaltire l'immondizia», e la Regione - dicono - «non ci ascolta, non svolge il suo ruolo programmatorio, non rivede il Piano dei rifiuti, non spalma gli effetti del patto di stabilità orizzontale».
Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, sotto accusa per la défaillance degli sportelli chiusi per ordinanza il 27 dicembre (e per gli avvisi in ritardo e gli errori negli importi), ha fatto un giro di telefonate ai colleghi dell'area vasta, a sinistra e a destra, e dato loro appuntamento ieri mattina a palazzo Bacaredda. Alcuni avevano precedenti impegni, vedi Contini (Quartu) e Cappai (Selargius). A parlare col cuore in mano ai giornalisti sono arrivati invece il presidente dell'Anci e sindaco di Santadi Cristiano Erriu, Salvatore Mattana di Sarroch, Walter Cabasino di Pula, Gianni Argiolas di Monserrato, Mario Puddu di Assemini, Valter Piscedda di Elmas, Barbara Pusceddu di Sinnai, oltre a diversi assessori.
«Siamo preoccupati, sapevamo che la Tares sarebbe stata un massacro, vogliamo spiegare ai contribuenti che non siamo noi i “colpevoli”, anzi, siamo disperati, c'è una normativa che impedisce ai Comuni di alleggerire la pressione fiscale, la Tares non è un prelievo comunale, complessivamente, a livello nazionale, un miliardo di euro va allo Stato e le cose peggioreranno ulteriormente, la Iuc, l'Imposta unica che avremo nel 2014, sarà superiore del 20 per cento alla Tares e all'Imu messe insieme», ha esordito Zedda. «Siamo preoccupati», ha ribadito Erriu, «i movimenti anti-fisco sono movimenti anti-istituzioni, e sono fomentati da cittadini che non riescono più a reggere il peso delle tasse. Non siamo noi i responsabili, all'inizio del nuovo anno decideremo una manifestazione di protesta, scenderemo in piazza, noi, i consiglieri, i cittadini, non ci stiamo più, la situazione sta diventando ingestibile, nei prossimi mesi assisteremo a un ingorgo tributario pauroso».
Quasi tutti gli amministratori hanno dovuto “inventarsi” un Fondo di solidarietà, contributi da assegnare a famiglie e imprese (secondo precisi parametri di legge) per reggere l'urto della crisi. Non riuscire a saldare le bollette, nei comuni grandi e piccoli, è il dramma più diffuso. Per dire, il sindaco di Monserrato ha raccontato che quest'anno anche i pasti caldi distribuiti per Natale sono diminuiti parecchio, quello di Sarroch che gli utenti dei “suoi” Servizi sociali hanno avuto un'impennata del 60 per cento, quella di Sinnai che le attività commerciali che producono umido, fiorai e pizzerie, devono versare il 280 per cento in più rispetto al 2012, quello di Pula che i rincari per fabbricati industriali e alberghi vanno dritti dritti allo Stato, quello di Quartucciu che non ci sono più margini di riduzione delle spese manco facendo giochi di prestigio, quello di Cagliari ha sottolineato che mancano all'appello 55 milioni di euro di trasferimenti». All'unisono: «Siamo disarmati».
Cristina Cossu