Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Stefano e le cucine cagliaritane

Fonte: L'Unione Sarda
30 dicembre 2013

 

Si è fatto ospitare nelle case di sconosciuti, ora li racconta - Diventerà un e-book la singolare esperienza di un ventiquattrenne di Decimomannu

 

«I cagliaritani? Gente per bene, attenta agli sprechi e accogliente. Solo, forse, va un po' stimolata prima di aprirsi totalmente».


«I cagliaritani? Gente per bene, attenta agli sprechi e accogliente. Solo, forse, va un po' stimolata prima di aprirsi totalmente». Parola di Stefano Melis, ventiquattrenne di Decimomannu “abitatore” di cucine in città durante gli ultimi mesi appena trascorsi. Non da amici e parenti, ma da conoscenti o da perfetti sconosciuti: da persone che al suo bizzarro sogno, raccontato oltre sette mesi fa, hanno voluto mettere le ali. E aggiungere un posto alla propria tavola per almeno 24 ore.
Si è concluso nei giorni scorsi “Cucine Abitabili”, una sorta di progetto di condivisione della cucina ideato e realizzato dal giovane illustratore di Decimo: per circa due mesi ha “abitato” una ventina di case sparse per tutta la città, conoscendo, a tavola, oltre cento persone: ospitanti, inquilini della casa e loro amici, come il sindaco Massimo Zedda e l'assessore alla Cultura Enrica Puggioni.
FOTOCAMERA E TACCUINO Si è portato dietro solo una fotocamera e un taccuino per prendere appunti, e un trolley da 10 chili come per un qualsiasi viaggio. Non ha pagato nulla e nulla ha voluto: l'unico scambio reciproco tra lui e gli inquilini - studenti, lavoratori «e molti disoccupati» - era il dialogo, possibilmente nella stanza della socialità per eccellenza. «Di alcune cucine mi ha colpito la tavola», racconta Melis appena rientrato, «in una per esempio tutto ruotava attorno a un tagliere col pane sempre presente. Potevano ruotare i libri di scuola, i giocattoli dei bambini, la marmellata, ma il bene primario era una certezza, a qualsiasi ora».
RISPARMIO In altre abitazioni un'attenzione profonda era rivolta all'acqua, «usata con moderazione e in compagnia di una semplice saponetta per lavare i piatti», e al riciclo degli oggetti, «un po' per risparmiare e un po' per abbellire».
CONOSCERE LA CITTÀ Tutto era partito da un suo profondo desiderio: conoscere Cagliari dal di dentro, attraverso le case e le persone che le abitano. Così ha creato un marchio, “Cucine Abitabili” appunto, e una pagina Facebook sulla quale promuovere l'iniziativa: la voce si è sparsa e presto ha collezionato 20 adesioni.
Poteva essere ospite, ma ha preferito essere inquilino, parte integrante del nucleo familiare: «Così collaboravo ad apparecchiare, a sparecchiare, ma non a cucinare. Sono negato: in una casa sono riuscito persino a dimenticarmi la caffettiera sul fornello».
L'E-BOOK Dalla cameretta di Decimo le fotografie, le illustrazioni e le riflessioni raccolte nelle case cagliaritane iniziano a prendere forma: costituiranno un e-book bilingue di racconti, tanti quante sono state le sue cucine abitate.
E poi? «E poi vorrei allungare il progetto a un anno, e allargare gli orizzonti fino all'Europa», spera Melis. «Mi piacerebbe poter alloggiare nelle residenze d'artista, magari con uno staff di fotografi e scrittori. Sarebbe una guida turistica davvero originale». E chissà che a breve non riesca a realizzare il suo sogno.
Michela Seu