Rassegna Stampa

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Una seconda vita per le donne che hanno subito violenza Un incontro aperto ad un impegno futuro[Luis

Fonte: web Cagliari Globalist
18 dicembre 2013

 

Redazionemartedì 17 dicembre 2013 16:18
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di Luisa Sassu

L'iniziativa di ieri alla MEM ha raggiunto i suoi obiettivi fondamentali: una efficace promozione del calendario SORRES, testimoniata dal numero elevato di richieste (e quindi di contributi da consegnare alla "seconda vita" delle donne che hanno subito violenze) e la perfetta interazione fra le associazioni e le istituzioni che, a vario titolo, hanno partecipato all'incontro portando, ciascuna, la peculiarità delle proprie competenze e del proprio impegno quotidiano. E ancora, un pubblico generoso e partecipe in una sala gremita, nella quale un posto era simbolicamente occupato, con accessori femminili di colore rosso, da una donna che non c'è più perché è stata uccisa.

Poi, per misurare gli esiti di uno sforzo organizzativo si deve tener conto di tutto, anche della disponibilità di chi ha allestito con competenza gli spazi dell'incontro: le operatrici e gli operatori della MEM, che ci hanno trasmesso il significato di un luogo di cultura così bello e suggestivo. Tuttavia, se il resoconto dell'iniziativa si limitasse alla valutazione degli aspetti strettamente organizzativi, il racconto della serata non sarebbe completo. Un po' perché l'incontro si è aperto ad un impegno futuro: quello di ritrovarci per costruire una "piattaforma" che posi uno sguardo di genere su tutti i temi politici; un po' perché la profondità delle interpretazioni proposte dalle artiste non è facilmente ripetibile in un breve resoconto; e un po' perché l'aspetto più pregiato dell'iniziativa era, in un certo senso, invisibile: si percepiva in quel modo del tutto particolare di stare insieme quando si parla della violenza sulle donne.
Perciò, mentre osservavo lo svolgimento della serata mi tornava in mente un bel libro che ho letto e recensito negli anni scorsi. Si intitolava "Il cuore invisibile" e l'autrice, un'economista americana di nome Nancy Folbre, spiegava quel titolo con rigore scientifico, senza indugiare nel sentimentalismo, ma dimostrando che il cuore invisibile è ciò che tiene insieme l'impegno delle persone per il raggiungimento di un obiettivo di cura e solidarietà . Un sottile ma solido ancoraggio al valore della condivisione che, in quanto tale, accomuna profondamente chi porge il suo aiuto a chi, dell'aiuto, ha bisogno.

Ecco, se dovessi aggiungere un'immagine all'esperienza di questi mesi, iniziata con la rassegna "La Rosa Bianca", proseguita con "Cagliari cammina contro la violenza" e incrociata coi volti e l'impegno di tante donne, aggiungerei un cuore che non ha bisogno di mostrarsi per tenere in vita la fiducia in un mondo più giusto.