Rassegna Stampa

web Cagliari Globalist

In Sardegna si è consumato troppo suolo

Fonte: web Cagliari Globalist
3 dicembre 2013

POLITICA

 

Seppelliti i morti e fatta una provvisoria conta dei danni, è arrivato il momento di parlare delle cause profonde della catastrofica alluvione delle scorse settimane
 

Redazionelunedì 2 dicembre 2013 14:00
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di Gianluigi Torchiani

Seppelliti i morti, rintracciati i dispersi e fatta una provvisoria conta dei danni, per la Sardegna è arrivato il momento di parlare delle cause profonde della catastrofica alluvione delle scorse settimane. Fin dall'inizio, in realtà, una delle ragioni è apparsa subito chiara: l'eccessivo consumo di suolo, già responsabile di tante altre sciagure degli ultimi decenni. Di questo tema si è parlato in occasione del convegno "Uso e consumo di suolo oggi", organizzato sabato scorso a Cagliari dai gruppi consiliari della maggioranza di centrosinistra. Un fattore appare innegabile, come ha messo in evidenza Ivan Blečić, urbanista e ricercatore della Facoltà di Alghero: di suolo in Sardegna ne è stato consumato parecchio. In particolare, nonostante la nostra Isola sia una delle regioni a più bassa densità di popolazione a livello nazionale, ci sono delle aree sin troppo ricche di case e abitazioni. Soprattutto il Nord Est, ossia grossomodo l'area di Olbia-Tempio, risulta una delle zone più occupate da superfici abitate dell'intera Penisola (600 metri quadri per abitante).

Difficile non pensare che si tratta proprio dell'area che ha patito le maggiori conseguenze (umane e ambientali) dalla eccezionale bomba d'acqua dei giorni scorsi. Ma in realtà è tutta la Sardegna a essere stata interessata dalla cementificazione: nel periodo 2003-2008, oltre 11.000 ettari di suolo, cioè 13 volte la superficie della città di Nuoro, sono stati urbanizzati. Considerato che negli stessi anni la popolazione residente sarda è cresciuta di appena 28.000 persone, è evidente che si è costruito ben più di quanto necessario. Nell'ultimo quinquennio, complice una crisi che sembra non voler finire mai, il fenomeno della perdita di suolo è probabilmente diminuito di intensità, anche se mancano dati certi. Quello che è certo, invece, è che sul consumo di suolo si sta giocando una partita politica destinata ad avere forte impatto sulle prossime elezioni regionali, per effetto della contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra sul piano paesaggistico regionale voluto dalla Giunta Cappellacci. In questi giorni a battersi più di tutti, anche sui media nazionali, è stato l'ex presidente regionale, Renato Soru, che ha ribadito le sue dure critiche al nuovo Piano anche in occasione del convegno: "In questi anni abbiamo consumato terra più di tutti, in Sardegna ci sono 300.000 seconde case, ma abbiamo il 50% della disoccupazione, dunque è chiaro che si tratta di un modello che non porta sviluppo (..). Invece il nuovo piano paesaggistico dice che tutte le lottizzazioni antecedenti al 2004 rinascono. Abbiamo davvero bisogno di altri campi da golf e di altri 3 milioni di metri cubi di cemento?"Anche perché, come ha messo in evidenza Nicola dall'Olio, geologo e capogruppo Pd del Comune di Parma, il suolo è una risorsa fondamentale ma limitata, su cui si sta scatenando una vera e propria lotta geopolitica su scala globale (land grabbing). "Il mondo sta cambiando, noi siamo ancora fermi a pensare che la ricchezza si crei consumando suolo, mentre invece la sua difesa guarda al futuro, alla rivoluzione ecologica dall'economia. L'Europa ne è ben cosciente, anche se manca ancora una vera e propria direttiva suolo, ma nella Comunicazione sull'uso efficiente delle risorse si dicono delle cose rivoluzionarie: la Commissione si pone l'obiettivo di arrivare al consumo zero netto di suolo al 2050. Di fatto non si prefigura un congelamento delle aree urbane, ma il saldo complessivo deve essere zero, ossia per compensare l'occupazione di nuovo suolo occorre ripristinare le aree urbanizzate a uso agricolo e naturale".