Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il modello teatrale Elfo: «Temi alti con divertimento»

Fonte: L'Unione Sarda
3 dicembre 2013


Parla il regista-attore che porta in scena domani a Cagliari “The History Boys”
 

De Capitani: «La rete sa cogliere i fiori sbocciati»
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«L'eccellenza si sposta e occorre levare di mezzo l'idea che sia stabilita una volta per tutte. Un sistema con una serie di realtà teatrali permette il miracolo: la rete sa cogliere i fiori appena sbocciati, perché c'è del sano nel marcio del teatro italiano. Esiste un bisogno di drammaturgia contemporanea. Credo che questa sia la strada nuova ed è quella che il Teatro dell'Elfo ha tracciato». Elio De Capitani, l'attualità e il teatro. Perché qui è saldamente ancorato l'attore, regista e direttore artistico che nella lunga carriera ha dato il volto al Caimano nella pellicola di Moretti. Ascoltarlo è come essere catturati da un fiume in piena e cedere alla corrente appassionata in tutte le direzioni in cui, via via, il piglio critico del reale lo spinge. Arriva nel cartellone Cedac, al Massimo di Cagliari, con il pluripremiato “The History Boys” di Alan Bennett, che dirige insieme al co-direttore dell'Elfo, Ferdinando Bruni. Domani la prima, alle 20,30.
Il segreto di questa commedia che mette d'accordo tutti?
«Non ci eravamo prefissati un compito come quello che la commedia ha assolto. Stavamo aprendo la nuova sala e volevamo realizzare un momento di trasmissione del sapere ma anche dello stare insieme. Lo spettacolo era quindi sperimentale e non per il mercato, invece siamo arrivati a 250 recite, con il tutto esaurito anche per queste feste. Il successo c'è anche grazie a Bruni e a un teatro che vuole grandi storie e dibattito etico, cioè di temi alti che però possono essere affrontati facendo intrattenimento. È errata la convinzione che tutto ciò che intrattiene non sia nobile».
L'autore parla della scuola inglese ma possiamo rivedere anche la situazione italiana?
«Bennett ha scritto il testo perché stavano riformando la scuola inglese per privatizzarla ulteriormente. La critica mossa è che la scuola rischia di ridiventare un luogo classista e indirettamente cogliamo campanelli d'allarme per la nostra scuola: la privatizzazione non fa il bene del Paese in quanto garantisce classe dirigente non per merito ma per ceto».
L'Elfo ha scelto nel 2011 di essere impresa sociale. Qual è il frutto, sinora, del nuovo modello?
«La nostra utopia è che tutti i teatri diventino impresa sociale. C'è la tradizione del Paese, di iniziativa degli artisti che hanno creato le compagnie e il capocomicato nel senso più nobile del termine. E il nostro esperimento sta riuscendo: siamo una realtà che dalla tournée riporta a Milano ricavi per 3 milioni di euro. Uno straordinario beneficio, tenendo conto che dal Comune riceviamo solo 275 mila euro contro i 4 milioni e 600 del Piccolo Teatro».
Una bella differenza.
«Noi siamo un'iniziativa privata e loro pubblica. Ma noi siamo valore sociale senza possibilità di trasformare in lucro personale e con paghe che sono le stesse del '92. Il valore te lo danno gli altri e noi in questi 40 anni siamo stati un nuovo modello».
Manuela Vacca
@ManuelaVacca