Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La Procura indaga su Sardegna 1

Fonte: La Nuova Sardegna
29 novembre 2013

Cagliari, dubbi sul passaggio delle quote societarie. Omessi i versamenti del tfr per i 25 dipendenti




di Mauro Lissia wCAGLIARI I fari della Procura della Repubblica si sono accesi sulla vicenda di Sardegna Uno, l’emittente televisiva precipitata in una crisi che rischia di lasciare a terra venticinque lavoratori tra giornalisti, operatori e impiegati. A suscitare l’interesse dei magistrati sono state le informazioni circolate nelle ultime settimane sul passaggio di proprietà dell’azienda di riferimento e il «buco» riscontrato dai dipendenti nel flusso di versamenti delle quote di trattamento di fine rapporto, che nelle buste-paga dei dipendenti risultano trattenute. Se da un lato si parla di una cessione avvenuta sulla base di appena quattromila euro dall’imprenditore e banchiere Giorgio Mazzella ai nuovi titolari Sandro Crisponi, Mario Tasca e Luigi Ferretti, dall’altro non sono state spiegate le ragioni dell’operazione avvenuta senza apporti di nuove risorse finanziarie e ancor’oggi in assenza di un piano industriale di rilancio. I giornalisti si sono riuniti anche ieri in un pittoresco sit-in di fronte al mercato di San Benedetto, centro pulsante della città, per rivendicare chiarezza e i tre mesi di stipendio arretrati - uno dovrebbe essere pagato oggi, c’è la conferma dell’azienda - oltre che della tredicesima 2012 e della redazionale dell’anno in corso. Ma dietro la vertenza sindacale si fanno strada inevitabilmente i dubbi sulle reali prospettive dell’addio o arrivederci di Mazzella, che sarebbe rimasto legato all’emittente di via Venturi attraverso patti parasociali tutti da scoprire. L’intervento della Procura è stato sollecitato nei giorni scorsi, per adesso non c’è alcuna conferma sull’apertura di un fascicolo. Mentre il legale che tutela gli interessi dei dipendenti, l’avvocato Luca Crotta, ha annunciato nuove iniziative che andranno a seguire la diffida inoltrata all’azienda perché saldi i versamenti arretrati dei Tfr e la richiesta dei decreti ingiuntivi per gli stipendi in ritardo. Si pensa a un esposto che riguarderebbe vari aspetti della vicenda, aspetti oscuri sui quali l’amministratore Crisponi non intende entrare: «Confermo solo che esistono ritardi nel versamento delle quote di Tfr, mentre i versamenti previdenziali sono completi. Su tutto il resto preferirei non commentare». Ma non è solo una questione di soldi, perché la vertenza Sardegna Uno è un po’ la metafora della crisi economica sarda, legata alle condizioni del mercato ma anche al vuoto assoluto di idee e di progetti al passo coi tempi. Nata come un costoso giocattolo dai desideri dell’imprenditore della sanità Paolo Ragazzo, l’emittente aveva raggiunto sotto la guida del direttore generale Antonio Costantino livelli di ascolto e di qualità invidiabili nel campo dell’emittenza televisiva locale. Entrate in crisi le attività della famiglia Ragazzo il giocattolo si è rotto ed è finito insieme a forti esposizioni finanziarie nelle mani di Mazzella. Indimenticabili le sue parole alla conferenza stampa in cui si presentò nelle inedite vesti di editore: «Vi dimostrerò come si rende efficiente un’azienda». Forte dei successi nel ramo turistico-immobiliare, Mazzella non conosceva un settore dove cultura e qualità dell’informazione sono gli elementi essenziali di un possibile successo editoriale. Difatti da allora in poi è stato un susseguirsi di tagli e imposizioni draconiane alla redazione, impoverita nel reddito e in buona parte anche nell’autonomia professionale, tra scioperi, manifestazioni di protesta e rapporti sindacali al vetriolo. L’ultimo atto è stata la vendita, piuttosto singolare nelle condizioni, a due fedelissimi d’azienda privi di esperienze giornalistiche significative e a un imprenditore della penisola. Una decisione da leggere come disimpegno preventivo o come parcheggio momentaneo. Fino a queste ore, in cui si è compreso finalmente che il giocattolo dei Ragazzo e di Mazzella rischia davvero di finire nel cassonetto delle imprese gestite dall’alto delle velleità: «Continueremo a batterci per il nostro lavoro - hanno detto i sindacalisti interni della redazione - pronti a guardare con interesse qualsiasi proposta seria che ci possa condurre fuori da questo pantano». Oggi la protesta si sposta in viale Trento, di fronte all’istituto Europeo di design. Proprio a fianco, per puro caso, c’è la grande villa di Mazzella.