Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Perché se un teatro muore siamo tutti degli sconfitti>>

Fonte: L'Unione Sarda
28 novembre 2013

PERSONAGGI.  A tu per tu con il “baritono verdiano” in scena al Lirico di Cagliari

 

Alberto Gazale: «La passione per superare la crisi»

Cambio di marcia, lo chiama. È la consapevolezza che se vuoi diventare un vero cantante devi metterti al servizio della musica in maniera rigorosa, e totale. Per Alberto Gazale questa svolta ha una data, 1998, un luogo, Arena di Verona, un direttore, Daniel Oren, un'opera, “Un Ballo in maschera”, e un compagno di avventura: il tenore Salvatore Licitra (morto in un incidente d'auto due anni fa, a 43 anni). Scelti dal maestro israeliano dopo quattro baritoni e quattro tenori non graditi al direttore, i due ottennero un tale successo che Riccardo Muti li convocò alla Scala. «Salvatore fece una “Forza del destino”, io fu scelto per “Rigoletto”, “Trovatore” e “Macbeth”».
Un'esperienza formativa eccezionale, «a contatto con un direttore abituato a prove di sala lunghe un intero giorno, come un tempo Toscanini, Votto, Serafin. Non ce ne sono tanti in giro». Era l'inizio di tutto, per il baritono sassarese, che dopo gli studi col tenore Gianni Mastino prima a Sassari poi a Verona, aveva avuto la fortuna di essere notato dal grande Carlo Bergonzi («disse che cantavo come Ettore Bastianini, e io in effetti in quel periodo lo imitavo»). «Mi ha dato veramente tanto, il nostro rapporto continua ancora, dopo tanti anni».
Quarantasette anni appena compiuti, una laurea in Lettere con tesi in archeologia, Gazale è definito da autorevoli critici un “baritono verdiano”, erede della scuola italiana. Vincitore di numerosi concorsi internazionali, è di scena in questi giorni al Lirico di Cagliari, fino a domenica, con “Pagliacci” di Franco Zeffirelli: uno Jago del popolo, che nell'opera sostiene anche il ruolo del Prologo. Ed è questo aspetto – oltre alla psicologia del personaggio – ad attrarre la sua attenzione, a fargli sostenere che l'opera di Leoncavallo introduce nella musica una straordinaria novità.
«Quel Prologo non è un semplice antefatto, è il manifesto del verismo, un dettaglio che ci fa capire la capacità di certi musicisti di cogliere i cambiamenti del loro tempo, anche senza capirli del tutto. Il Prologo ha il compito del narratore, e l'autore per la verità non lo ha assegnato dichiaratamente a Tonio. Tanto che io, nell'interpretarlo, cerco di cantare in maniera più astratta e meno espressionista, da speaker, non da protagonista della vicenda che si narra».
Conclusi i “Pagliacci”, che rappresenta per Gazale il vero debutto a Cagliari (ci venne nel '90, una vita fa, con “La cambiale di matrimonio” di Rossini), il baritono partirà per Stoccolma, dove lo attende un “Andrea Chenier” e poi per San Paolo, in Brasile, dove una grande produzione del “Trovatore” inaugurerà il teatro. Infine Bari, con i “Pagliacci” di Marco Bellocchio, che il cantante conosce per aver lavorato con lui in un “Rigoletto”. E sarà sicuramente un allestimento diverso da questo di Zeffirelli, «così opulento, ma anche così poetico. Un esempio riuscito di buon teatro, con soluzioni architettoniche oltre che scenografiche di grande effetto. E dettagli che fanno di un regista un grande regista».
Di nuovo in viaggio, da un teatro all'altro. A fare un mestiere che sarebbe insostenibile, se non fosse segnato dalla passione, «dal privilegio di entrare nei meccanismi di un mondo così stimolante, e ricco di piani diversi di lettura. Prendiamo Verdi, “che pianse e amò per tutti”. Chiunque, anche chi ha una cultura lontanissima dalla nostra, è in grado di coglierne l'essenza. È la magia del teatro, e degli uomini che lo hanno fatto».
Ed è il motivo, aggiunge Gazale, per cui quando un teatro muore siamo tutti ad essere sconfitti. «Io credo che oggi sia necessario trovare nuove strade, nuovi modi per affrontare la crisi». Per esempio, offrire ad allievi meritevoli la possibilità di seguire corsi musicali di perfezionamento gratuiti (come l'Accademia di Sirmione, che lo vede in prima linea da quattro anni).
«Un nostro allievo sarà Alfredo in “Traviata” all'Opera di Roma, altri debutteranno al Metropolitan, a Salisburgo, a Vienna. Fare politica, oggi, per me significa questo: incidere concretamente. E dare ad altri giovani ciò che ho avuto io, all'inizio del mio percorso».
Maria Paola Masala