Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nuovi stadi , la corsa comincia

Fonte: L'Unione Sarda
22 novembre 2013


I provvedimenti annunciati dal premier Letta rafforzano le speranze dei club di Serie A
 

Pronti i progetti, Cagliari rischia di restare in coda 

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E adesso il Cagliari rischia di ritrovarsi in coda al gruppo. L'emendamento alla legge di Stabilità, che il governo Letta ha annunciato per spianare la strada alla legge sugli stadi, scatena la fantasia e rinvigorisce le intenzioni di chi sogna un impianto a cinque stelle. Le previste agevolazioni burocratiche sull'impiantistica sportiva, che hanno già scatenato in Parlamento l'ira di ambientalisti e partiti di centrosinistra, molto critici sul fatto che accanto agli stadi potranno sorgere altri edifici complementari all'arena sportiva nuda e cruda, fanno esultare i club di Serie A e Serie B. Alcuni di loro, lottano da anni per poter realizzare - in tempi che non siano da era geologica - progetti in grado di portare l'Italia al livello delle più avanzati nazioni europee. Stadi polifunzionali ma dedicati innanzitutto al calcio, teatri il cui comfort possa essere competitivo rispetto a quell'alternativa che, al momento della costruzione di quasi tutti gli stadi italiani, non esisteva: la diretta tv sul divano di casa.
Massimo Cellino e il Cagliari l'intuizione l'hanno avuta sul finire degli anni Novanta. Dal 2000 è iniziato il dialogo con il Comune di Cagliari per l'abbattimento del Sant'Elia e la costruzione di un impianto ispirato a criteri diversi. Una telenovela che soltanto a essere riassunta fa venire giramenti di testa ai tifosi. Basterà ricordare che, impelagato in pastoie burocratico-amministrativo-urbanistico-edilizio-regolamentari (sic!), lo stadio Sant'Elia annaspa nel tentativo di raggiungere un obiettivo umiliante: l'apertura con tribune mobili montate dentro quelle in muratura per una capienza massima di meno di 16mila posti.
De progetto di uno stadio nuovo, ma anche del concorso di idee annunciato dal sindaco Massimo Zedda, per uno stadio polivalente che avesse come prerogativa irrinunciabile una seconda pista d'atletica (giusto accanto a quella dello Stadio Santoru), non si sente quasi più parlare. Nel frattempo, mentre a Cagliari, ma anche ad Assemini, Elmas e Quartu, si discuteva, si faceva e disfaceva, il resto dell'Italia non è stato a guardare.
La Juventus, procedendo a tappe forzate grazie alla collaborazione del Comune di Torino e dell'amministrazione Chiamparino, ha demolito il maestoso Delle Alpi (inaugurato nel 1989) e costruito sulle ceneri lo Juventus Stadium con annesso cento commerciale. L'Udinese, attraverso una gara internazionale ad hoc indetta dal Comune di Udine, ha ottenuto il diritto di superficie e sta demolendo per tre quarti lo stadio Friuli (ultimato nel 1976, sei anni dopo il Sant'Elia), cancellando l'inutile pista di atletica per dotarsi di uno stadio gioiello sul modello inglese.
La Roma americana, che da anni voleva abbandonare l'Olimpico, ha un accordo con il comune per erigere uno stadio a Tor di Valle e i dirigenti si sbilanciano sulla data di apertura (2018). In fase meno avanzata, ma comunque in movimento, ci sono Milan e Inter che hanno messo gli occhi sull'area di Rho che si renderà disponibile al termine dell'Expò del 2015. Una delle due potrebbe invece ristrutturare San Siro. La Fiorentina tratta con il comune per la realizzazione di una cittadella sportiva con al centro il nuovo stadio. La Sampdoria definirà entro la fine dell'anno il proprio progetto per la realizzazione di una grande centro polisportivo in riva al mare, accanto al Salone della Nautica. E la Serie B (con Varese e Lanciano già all'opera per il nuovo stadio) annuncia che dal 2020 gli stadi dovranno essere dedicati solo al calcio. Chissà per quell'anno cosa sarà successo a Sant'Elia.
Carlo Alberto Melis