Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Falsari e abusivi: nell’isola un giro da 4,5 miliardi

Fonte: La Nuova Sardegna
12 novembre 2013

La denuncia della Confcommercio sulle nuove frontiere del guadagno illecito Non solo prodotti contraffatti, ma anche turismo, sagre e circoli senza regole 

 

 

CAGLIARI Affitti in nero, giocattoli contraffatti, cd taroccati, grandi firme imitate, e in più gli imitatori senza scrupoli cominciano a mettere le mani anche sull’agroalimentare: è questo il mondo oscuro e pericoloso del commercio illegale, o “in nero” come lo chiamano produttori e consumatori. In Sardegna fattura dai 2,7 ai 4,5 miliardi e sono tutti scippati al mercato regolare. A denunciare questa voragine fuorilegge è stata la Confcommercio, che ieri ha celebrato anche nell’isola la giornata della “legalità mi piace”. È stato il presidente regionale Agostino Cicalò a mettere in fila gli esempi della contraffazione generalizzata. A cominciare «dai circoli privati che senza rispettare le regole dei pubblici esercizi, sono nei fatti ristoranti seppure clandestini». Oppure – sempre secondo Confcommercio – «è in aumento il fenomeno delle sagre e delle fiere in cui l’abusivismo ormai spadroneggia». Anche nel turismo l’illegalità ha preso piede con un mercato parallelo che fra seconde case, B&B gonfiati e altri trucchi continua a crescere stagione dopo stagione. Sono queste le nuove frontiere di «un fenomeno che ormai è andato ben al di là della contraffazione di abbigliamento e profumi». Almeno un consumatore su quattro, è così anche in Sardegna, è finito nel tunnel del commercio in nero ormai diventato un vero e proprio “bancomat per la malavita”, o comunque una “fonte di reddito, sempre nascosta all’Erario, destinata a ingrossare i guadagni illeciti di chi lavora fuori dalle regole”. Quella della Confcommercio è una battaglia per la legalità e, come è stato detto dai relatori, «non una guerra intentata da una corporazione, i commercianti, per salvare le aziende». Certo, l’abusivismo è una sciagura per chi «rispetta le regole e subisce la peggiore delle concorrenze sleali», ma «il messaggio – ha detto Agostino Cicalò – è lanciato soprattutto ai consumatori: sicurezza e salute sono i primi baluardi a crollare quando prodotti o servizi sono taroccati». La mancata conoscenza dei rischi è il primo nemico da combattere, secondo Confcommercio: «Occorre – è stato detto – che i consumatori raggiungano una reale consapevolezza delle trappole nascoste in ogni acquisto illegale e i cui effetti devastanti non possono essere certo giustificati con la cantilena del risparmio». Se il primo obiettivo è educare i consumatori, l’altro deve essere quello di aumentare i controlli sul territorio. Anche ieri la Confcommercio ha sollecitato i prefetti la convocazione sempre più frequenti del “tavolo del commercio legale e trasparente”, per evitare che le maglie già larghe, nonostante i controlli delle forze dell’ordine, diventino «dei buchi neri scatenati da un fenomeno dalle forti implicazioni sociali ed economiche» e che «le nuove generazioni addirittura percepiscono con maggiore sufficienza». E siccome la legalità s’impara da piccoli, è arrivata l’ora di «fermare i soliti furbetti del quartierino». (ua)
 

 

 

 

 
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Sono soprattutto quattro i motivi per cui i consumatori sono attirati dai prodotti contraffatti o poco sicuri. 1) Il 62,7 per cento del campione intervistato d a Confcommercio lo sceglie perché «pensa di risparmiare e fare comunque un buon affare». 2) Il 52,1 perché «non ha i soldi per comparare prodotti legali o di marca» o perché «l’acquisto illegale costa comunque meno». 3) Il 47,3 per cento perché «i prodotti illegali costano meno» e il «risparmio ottenuto compensa comunque la minor qualità». 4) Il 35,4 per cento del campione dei consumatori perché «se anche il prodotto è abusivo e dunque potrà essere anche meno sicuro, il risparmio vale comunque l’azzardo di prendersi qualche rischio».