Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La crisi scatena l'abusivismo

Fonte: L'Unione Sarda
12 novembre 2013

Tendenza diffusa soprattutto tra donne e giovani: mercato regolare in difficoltà

 

Un cagliaritano su due acquista merce contraffatta

A lanciare l'allarme è l'associazione che riunisce le imprese del commercio e del turismo. Contraffazione e abusivismo non conoscono crisi, anzi, proprio per effetto della crisi sono in crescita: nel 2013, oltre il 52% dei cagliaritani che si è orientato verso l'acquisto di prodotti illegali lo ha fatto proprio perché non aveva i soldi per comprare la stessa merce sul mercato legale. Partendo da questa premessa, abusivismo e contraffazione, oltre che un problema per i commercianti, sono ormai diventati un vero fenomeno sociale.
I MOTIVI Il perché lo ha spiegato sinteticamente Giancarlo Deidda, presidente di Confcommercio Cagliari, intervenuto al convegno “Legalità mi piace”, promosso per celebrare la giornata nazionale di mobilitazione contro la contraffazione e l'abusivismo. «Quando si acquista un prodotto falsificato, si fa un danno a sé stessi e alla collettività».
LE CIFRE Il fenomeno dell'abusivismo e della contraffazione in Sardegna vale quasi una Finanziaria: ogni anno, infatti, sottrae al mercato regolare una cifra che va dai 2,7 ai 4,5 miliardi di euro. Una vera e propria piaga, quindi, che mette in crisi gli imprenditori onesti, i quali vedono nella diffusione di prodotti illegali una delle ragioni di crisi della loro attività. «Ogni anno, a livello nazionale, si mettono in crisi 70.000 imprese e 185.000 posti di lavoro», ha affermato Carlo Sangalli, presidente nazionale di Confcommercio. L'illegalità che nasce dall'abusivismo e dalla contraffazione ha tante facce, è un virus diffuso, insidioso e altamente distruttivo che colpisce tutti i settori. Di fronte a questo fenomeno le imprese del commercio reclamano «tolleranza zero e una maggiore attenzione anche da parte dei consumatori», ha spiegato Agostino Cicalò, presidente regionale dell'associazione. «Anche perché, così facendo, si producono danni non solo per l'economia ma anche per la sicurezza e la salute dei cittadini». L'esempio dei prodotti elettrici di fabbricazione cinese, come le luminarie natalizie, può valere per tutti.
IL RISCHIO Nonostante sia diffusa la consapevolezza che questi prodotti illegali mettono a repentaglio sicurezza e salute, questo non frena la diffusione del fenomeno. Il 52% sa benissimo che l'acquisto di certi prodotti comporta rischi la salute, mentre il 46% sa anche che possono rappresentare una minaccia per la sicurezza. La consapevolezza, quindi, non manca, ma ciò nonostante questo genere di acquisti va a gonfie vele. Ecco perché «il problema si deve affrontare anche sul piano culturale», ha spiegato il prefetto Alessio Giuffrida. «Se non riusciamo a modificare i comportanti delle persone che tollerano l'abusivismo, che acquistando quei prodotti non ritengono di compiere un'attività illegale, l'azione di contrasto delle forze dell'ordine rischia di restare vana».
LA DIFFUSIONE Il fenomeno, più diffuso tra le donne e i giovani, è stato analizzato da Confcommercio Sardegna che ha messo in luce i riflessi economici dei mercati irregolari. A incidere sono soprattutto il mercato dell'abbigliamento, le sagre e le feste paesane (che da occasionali appuntamenti di valorizzazione delle tipicità si sono trasformate in forme di business, in assenza di regole). E ancora, circoli privati e bed and breakfast, il mercato degli affitti delle seconde case in nero, la compravendita di oggetti preziosi, fino alla macellazione alla panificazione abusiva (come il pane carasau). «Nel momento in cui si corre il rischio di contraffazioni anche su quei prodotti che sono direttamente riferibili alla specialità dell'Isola», ha spiegato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, «si mina alla radice la nostra idea di modello di sviluppo».
Mauro Madeddu


Il governatore Cappellacci: «Devono essere tutelate le imprese sane»

«Serve l'aiuto di tutti»

La Confcommercio: prefetti, sindaci, Regione agiscano

Ricette per una “cura” veloce non ce ne sono. Una cosa, però, si può cominciare a farla subito, partendo da quelle che il presidente regionale di Confcommercio, Agostino Cicalò, chiama le “3C”, ovvero consapevolezza, collaborazione e contrasto. «Soltanto spiegando ai cittadini che si tratta di un fenomeno illegale, coinvolgendo gli operatori economici regolari e attraverso un'azione sistematica, mirata ed efficace, di contrasto e repressione, si può affrontare il problema dell'abusivismo e della contraffazione».
Pur riconoscendo l'impegno delle forze dell'ordine, «il traguardo della legalità è ancora lontano», spiega Cicalò. Ecco, allora, le proposte di Confcommercio. Per i prefetti, la convocazione di un tavolo del commercio legale e trasparente «che permetta di affrontare insieme ai responsabili delle forze dell'ordine, delle associazioni del commercio e dei consumatori le iniziative da intraprendere». Per i sindaci, «una capillare vigilanza, attraverso la polizia municipale, sulla regolarità delle attività commerciali». Per le Camere di Commercio, «l'attivazione di osservatori territoriali quale strumento di analisi e proposta alle autorità competenti». Infine, per la Regione, «l'armonizzazione delle normative nazionali con quella regionale , affinché l'esercizio abusivo non trovi un alibi nelle maglie larghe delle variegate competenze».
«La lotta all'abusivismo e alla contraffazione sia una priorità per tutti gli attori del sistema», è l'appello di Cappellacci. «Le imprese sane hanno bisogno di non essere più ostacolate da un sistema burocratizzato che rappresenta un terreno fertile per coloro che vanno alla ricerca di scorciatoie illegali». Nella sola provincia di Cagliari è in atto, da un anno, un Protocollo firmato da Camera di Commercio, Prefettura e Guardia di Finanza e sindaci dell'Area vasta per combattere il fenomeno. «Sulla scia di quel documento», conclude Cappellacci, «riteniamo che si debba proseguire anche su scala regionale il cammino intrapreso». (ma.mad.)