Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Senegalesi, non solo ambulanti

Fonte: L'Unione Sarda
24 ottobre 2013


Radiografia della comunità locale: dal problema delle case ai ragazzi che lavorano e studiano
 

La mediatrice culturale: «Ai giovani diamo il tempo di adattarsi»
Tappezzieri, infermieri, agricoltori, commercianti, studenti. Di certo i parcheggiatori sono solo una piccola parte. La comunità senegalese è una delle più numerose in città, e sono in aumento le donne e i giovanissimi. Gente che si integra e impara la lingua facilmente, i ragazzi vanno a scuola e studiano, ma ancora c'è tanta strada da fare. Rimangono una marea di problemi da affrontare e che non possono passare sotto silenzio. Molti di loro vivono in tanti in piccoli appartamenti, altri se ne stanno andando da Cagliari perché gli affitti sono troppo alti, soprattutto dal centro. La comunità è formata in maggioranza da maschi.
GLI ADOLESCENTI Gli automobilisti che ogni giorno hanno a che fare con i parcheggiatori che si appostano al Brotzu o al Civile si sono lamentati soprattutto per l'atteggiamento tenuto da alcuni giovanissimi. Nuove generazioni arrivate in Sardegna soprattutto grazie al ricongiungimento familiare. Devono frequentare la scuola, ma questo non impedisce loro di andare anche in strada per farsi qualche soldo. «Ma soprattutto - spiega Abdou Ndiaye, uno dei massimi rappresentanti della comunità senegalese in città - una volta compiuti 18 anni molti lasciano gli studi per cercare un lavoro».
I NUMERI Sono 699 i senegalesi residenti a Cagliari. La maggior parte sono uomini (649), ma anche il numero delle donne è in crescita (attualmente sono cinquanta). In aumento anche i giovani, sia per il ricongiungimento, ma anche grazie a nuove nascite.
DOVE E COME ABITANO Le condizioni abitative di molti senegalesi sono ancora difficili. Gli appartamenti presi in affitto in alcuni casi sono abitati da tante persone (ci sono delle situazioni in cui si vive anche in più di dieci sotto lo stesso tetto). Impossibile sostenere in pochi le spese dell'affitto, senza contare le bollette. Tra l'altro, un tempo era la Marina il quartiere maggiormente abitato dalla comunità, oggi non è più così. I canoni sono aumentati, e per questo si sono spostati in altre zone. Nel centro storico la comunità è ancora presente a Stampace soprattutto, tanti sono andati nell'hinterland, a Pirri in particolare. E c'è chi è andato addirittura a vivere in altre province. Iglesias, per esempio, è sempre più popolata.
LA RELIGIONE Il 95% dei senegalesi è di religione musulmana. «Ma c'è anche una quota di cristiani - spiega Ndiaye - circa il 3 per cento. Ognuno è libero di credere a ciò che vuole, i rapporti anche tra diverse fedi sono ottimi, tanto che spesso i cristiani condividono gli spazi della nostra moschea di Quartu». Un luogo di culto tutto per loro, visto che quello di via del Collegio, nel quartiere Marina, è troppo piccolo. Anche se qualcuno, anche per comodità, continua a frequentare anche la struttura del centro storico.
LA MEDIATRICE CULTURALE Genet Woldu Keflay è una mediatrice culturale che è spesso in contatto con i senegalesi: «Si tratta di una comunità aperta, che impara velocemente la lingua e si sa adattare». Ma rimangono ancora problemi da affrontare: «Soprattutto i giovanissimi, dopo aver vissuto anni nel loro Paese, arrivano in un posto completamente diverso come l'Italia grazie al ricongiungimento familiare. Non è facile adattarsi per loro, bisogna dar loro il tempo necessario». Intanto sono iscritti a scuola: «E nelle ore libere lavorano per guadagnare qualcosa - spiega la mediatrice culturale - vivono senza dubbio una situazione diversa rispetto ai loro coetanei italiani, e c'è da dire che arrivano dal Senegal, dove avevano una vita più agiata, e ora devono invece affrontare una condizione più complicata dal punto di vista economico».
Piercarlo Cicero