Città divisa tra irritati e comprensivi dopo l'arresto di un senegalese: «Ma non c'entra il razzismo»
Appello degli automobilisti al prefetto: troppi parcheggiatori abusivi
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Il colore della loro pelle non è un problema, e a pochi (molto pochi) importa che infrangano la legge con la vendita di merce contraffatta. Nelle vie e nelle piazze della città presidiate da senegalesi che s'improvvisano parcheggiatori, si vive ogni giorno un problema di ordine pubblico che con il razzismo ha poco a che fare. A far levare la protesta di tanti cittadini è soprattutto l'atteggiamento da parte di ragazzi venuti in Italia in cerca di una vita migliore, diventato negli ultimi anni eccessivamente disinvolto. Ciò mette a dura prova il rapporto di tolleranza che si è instaurato con i cagliaritani.
LE REAZIONI «Mai stato razzista e mai lo sarò», premette Alessandro Biancu, idraulico di Pirri, davanti al mercato di San Benedetto, «ma non è accettabile che si comportino con arroganza, come se fosse un loro diritto ricevere denaro». Concorda il collega Francesco Mulas: «Devono abbandonare la strada e trovare un lavoro: se lo avessero, meriterebbero il rispetto mio e delle altre persone». Elvira Sanna, impiegata in un'agenzia di assicurazioni, rincara la dose: «I parcheggiatori abusivi sono tanti, si comportano come un branco: se le forze dell'ordine fossero più presenti, la gente avrebbe meno paura e farebbero meno i gradassi».
VOCI DISCORDANTI Massimiliano Aramu, dall'alto del suo metro e novanta di statura, ostenta tranquillità: «In tanti anni non ho mai comprato niente da loro, ma non mi hanno mai trattato con maleducazione. So che essere ben piazzato aiuta, ma credo che, per esigere gentilezza dal prossimo, si debba prima dispensarla». Annamaria Farris, commessa cagliaritana, non è dello stesso parere. Ha appena comprato controvoglia un accendino in viale Regina Margherita e confessa: «Non fumo, ma parcheggiare è diventata un'angoscia. Questi ragazzi sono sempre educati con me, ma quando mi circondano in due o tre chiedendomi insistentemente di comprare qualcosa, mi spavento e alla fine acquisto una cosa inutile pur di mandarli via». «È un'estorsione in piena regola», sentenzia Eugenio Schirru, pensionato di Villanova, «approfittano delle persone più deboli per spillare soldi. Ne vedo sempre di più e sempre più giovani: vorrei capire perché non vanno a scuola e come fanno a vivere con i quattro spiccioli che racimolano».
A FAVORE E CONTRO In via Santa Margherita, a pochi passi dall'ospedale Civile, ieri mattina si contavano decine di giovani extracomunitari: ciascuno a presidio di una zona di competenza, pochi posteggi da gestire come se fossero privati: «Qui i padroni sono loro», commenta Efisio Aru, infermiere in pensione, «sanno che rimarranno impuniti e che la polizia non viene quasi mai». Erika Margiò, estetista catanese trapiantata in Sardegna, è certa che «se la gente non li trattasse come animali da evitare, non si sentirebbero emarginati e non risponderebbero con aggressività ai maleducati. Vivono ammassati come bestie e lavorano dodici ore al giorno. Chiunque sarebbe esasperato, con una vita del genere». Per Mariella Canu, la soluzione è un'altra: «I vigili devono fare un blitz ogni giorno, controllare i documenti e punire chi infrange la legge. Solo così riusciremo ad andare avanti».
LA TENSIONE La città dunque si divide tra chi chiede il pugno di ferro delle istituzioni e i sostenitori della tolleranza, ma tutti o quasi concordano su un punto: la convivenza è al limite della sopportazione e in un modo o nell'altro Comune, Prefettura e forze dell'ordine dovranno trovare una soluzione che faccia coesistere al meglio integrazione e sicurezza.
Luca Mascia