Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Is Arenas ha un grande prato verde dove nessuno gioca più da nove mesi

Fonte: L'Unione Sarda
21 ottobre 2013

Formalmente la convenzione con il Comune di Quartu è ancora valida
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Lo stadio maledetto è chiuso da nove mesi e nessuno ci va a giocare o a lavorare. Si vedono soltanto i giardinieri, che continuano a innaffiare e curare il prato. Le chiavi di Is Arenas le ha ancora il Cagliari calcio, perché formalmente la convenzione tra Cellino e il Comune è ancora in piedi. Nonostante ad un certo punto della storia ci sia stato un fuoco incrociato di lettere di legali che minacciavano richieste di danni milionarie, adesso le acque si sono calmate, ma è una quiete strana.
LA SITUAZIONE Qualcosa dovrà per forza succedere, l'impianto di Quartu non può restare per altri due anni un deserto con l'erba verde smeraldo e una main stand triste, mezzo smontata e coperta con un telone. Posto che gli avvocati delle parti si sono trovati d'accordo sul fatto che avviare una causa non sarebbe convenuto a nessuno, via Eligio Porcu dovrebbe aver recuperato interamente la somma dovuta per la convenzione triennale (c'era una fideiussione bancaria) quindi il club avrebbe il diritto di tenersi lo stadio fino al 2015. Siamo al paradosso. Non ne aveva manco uno e doveva emigrare a Triste per i match casalinghi, e adesso ne ha due: il Sant'Elia - che sarà (ri)inaugurato oggi col Catania davanti a cinquemila tifosi e Is Arenas, monumento che qualcuno - non volendosi rassegnare a staccare la spina - spera ancora di vedere aperto e pieno di gente.
L'INIZIO Era la primavera dell'anno scorso: via libera del Consiglio, si firma il contratto e parte il cantiere. Tirato su a tempo di record, il 2 settembre la prima partita, contro l'Atalanta, a porte chiuse, perché la struttura non è del tutto pronta, non è sicura per ospitare il pubblico. Il 23 settembre scoppia il finimondo: il prefetto non autorizza l'ingresso degli spettatori ma Cellino, con una nota pubblicata sul sito della società, invita gli abbonati ad andare comunque a sostenere la squadra, la gara viene sospesa, rinviata e poi persa a tavolino. In seguito, con Pescara, Bologna e Siena, il sindaco Mauro Contini dà l'ok - come da indicazioni e riunioni con le forze dell'ordine - a far utilizzare i Distinti, quindi un permesso per meno di cinquemila persone. Porte aperte col Catania (seppure con la tribuna centrale ancora non formalmente agibile, dove però quella sera furono fatti accomodare spettatori illustri - tra i quali l'arcivescovo Arrigo Miglio - e la mossa impedì che la Questura decidesse di procedere ad uno sgombero forzato). Poi con Napoli e Chievo al completo, davanti a oltre sedicimila supporter.
A fine novembre vengono arrestati due dirigenti del Comune, Pierpaolo Gessa e Andrea Masala, e l'impresario Antonio Grussu, per tentato peculato e falso ideologico (accuse legate all'utilizzo per la recinzione dello stadio di parte di soldi destinati al piano integrato d'area da realizzare accanto). Sotto Natale la situazione riprecipita, tira e molla quotidiani, rapporti tesissimi tra tutti gli attori, il sindaco che prende tempo e l'attesissimo incontro con la Juventus viene spostato a Parma. È l'inizio della fine, anche se a gennaio si gioca nella terza città dell'Isola con Genoa e Palermo e si va avanti - quasi tutti convinti di un prossimo lieto fine - con l'iter per ottenere la conformità da parte della Commissione provinciale di vigilanza e di conseguenza l'agibilità e la licenza d'uso. Cioè, non più autorizzazioni in deroga come era accaduto fino ad allora, ma un sì definitivo all'uso dell'impianto per l'intero campionato, come quello che ha dato il sindaco Zedda l'altro giorno per il Sant'Elia.
ARRIVA BALOTELLI Subito dopo è la volta del Milan e di Balotelli - con Is Arenas aperto a colpi di ricorsi al Tar - ma sarà l'ultima partita col pubblico. Il 14 febbraio vengono arrestati Massimo Cellino, Mauro Contini e l'assessore Stefano Lilliu, i reati contestati sono sempre tentato peculato (che poi si trasforma in peculato) e falso ideologico. Al sindaco (e ad altri esponenti della Giunta che hanno siglato licenze in deroga) viene anche attribuito l'abuso d'ufficio. Is Arenas chiude: con Torino, Sampdoria e Fiorentina gli spalti sono vuoti, poi il trasferimento a Trieste per le quattro sfide che mancano al termine della stagione.
L'ADDIO Ad aprile di quest'anno il Cagliari calcio dichiara di voler abbandonare Quartu. Il consiglio d'amministrazione di viale La Playa scrive una lettera di disdetta (Cellino, Contini e Lilliu si trovano ancora ai domiciliari, torneranno liberi a metà maggio) e denuncia «il clima di ostilità creato dal Comune. La nostra offerta di collaborazione ha alimentato sospetti ed è stata probabilmente interpretata come un segnale di debolezza o addirittura ammissione di colpe. Siamo stati ricambiati con atti e comportamenti caratterizzati da ambiguità e contraddittorietà». La risposta è conciliante, parte un caldo invito a restare. Addirittura si offre la possibilità di allungare i termini della convenzione, e una collaborazione piena e totale per proseguire con le pratiche verso l'agibilità. Ma nel frattempo Cagliari ha ricominciato a dialogare con il club, c'è voluto più del previsto ma alla fine il Sant'Elia è stato riaperto. E Is Arenas è lì che attende il suo destino.
Cristina Cossu