Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Quando c'è bisogno d'aiuto i sardi sono pronti»

Fonte: L'Unione Sarda
9 dicembre 2008

L'iniziativa. Il parroco di Frutti d'Oro soddisfatto per i risultati della raccolta


«È stata una giornata fantastica, una festa che ci ha riempito il cuore. Il nostro grazie va a chi ha permesso l'iniziativa e alle migliaia di persone che, riempiendo il Sant'Elia, ci hanno fatto un regalo magnifico».
Sono felici e un po' commossi i genitori della piccola Tani, al termine della partita. Hanno ancora negli occhi lo stadio, pieno e colorato, e le facce dei 16 mila che hanno animato la manifestazione dedicata alla loro bambina. Anche don Battista Melis, il parroco di Frutti d'oro che tanto si è speso per aiutare le vittime dell'alluvione dello scorso 22 ottobre, è felice e un po' emozionato. Sa che i 100 mila euro raccolti ieri andranno a due cause giuste, che hanno impressionato e chiamato a raccolta i cagliaritani e non solo loro. «Quando c'è bisogno d'aiuto, la gente di questa terra risponde sempre», spiega contento il sacerdote. «Per questo sapevo che tante persone sarebbero venute allo stadio. Tanti ruscelli hanno alimentato un grande fiume di solidarietà che ci riempie di fiducia e di soddisfazione».
L'EQUIPE Oltre a loro, nella tribuna del Sant'Elia, c'erano molti altri protagonisti dell'iniziativa. C'erano, innanzitutto, i quattro bambini che come Tani soffrono della sindrome di Crisponi, accompagnati dalle rispettive famiglie. C'erano Giangiorgio Crisponi, lo scopritore della malattia, e sua figlia Laura, che nel 2007 con la sua équipe ha individuato il gene responsabile della sindrome. Insieme a loro, c'erano anche Giuseppe Zampino, del policlinico Gemelli di Roma e Frank Rutsch, dell'Università di Münster, in Germania, giunti in città per esaminare con i colleghi i progetti di ricerca da sviluppare nell'immediato futuro.
Tutti, senza distinzioni di età e provenienza, hanno seguito la partita rapiti e non si sono persi un coro o una ola. I bambini alla fine erano bagnati zuppi di sudore, a causa di un'anomala reazione al freddo generata dalla sindrome, ma non sembravano preoccupati. «Di fronte al loro idolo Marco Carta», raccontano sorridenti le mamme di due delle bambine, «tutto il resto è passato in secondo piano». Medici, pazienti e famiglie sanno che ancora resta tanto lavoro da fare, ma si godono la festa del Sant'Elia, senza altri pensieri. Serviranno nuovi fondi per la ricerca e altre iniziative per sensibilizzare le persone sulla malattia. Per un giorno, però, si può gioire e basta.
LORENZO MANUNZA

09/12/2008