Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Per i miracoli non siamo attrezzati»

Fonte: L'Unione Sarda
26 settembre 2013


Mossa, capo dei lavori pubblici del Comune: «Era impossibile riaprire lo stadio con l'Inter»
 

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«Riaprire lo stadio a settembre sarebbe stato un miracolo», dice ora Mario Mossa, dirigente dei Lavori pubblici del Comune. Un miracolo a cui molti credevano, e non solo perché la prima partita utile - quella contro la Sampdoria - sarebbe stata a ridosso della visita del Papa a Cagliari.
Lo stadio invece è ancora chiuso ed è sempre in attesa del via libera della commissione comunale di vigilanza. Doveva riunirsi in questi giorni, dopo il primo incontro di lunedì, ma probabilmente la seconda riunione slitterà (almeno) alla settimana prossima. Impossibile saperlo da Enrica Puggioni, assessore alla Cultura con delega allo Sport che ha il potere di convocare l'organo municipale. L'esponente della giunta Zedda ha affidato il suo pensiero a un comunicato tanto breve quanto vago: «Dopo una mattinata di lavoro la commissione ha valutato la necessità di alcuni approfondimenti formali e sostanziali, per cui sarà necessario un aggiornamento nei prossimi giorni». Insomma: nessuna data è stata fissata.
Ma ormai è ovvio che non ci sia più fretta: la partita con l'Inter è saltata, se ne riparlerà in vista della sfida contro il Catania, il 19 ottobre. «Anche al termine della riunione a Villa Devoto di giugno, si parlò di riaprire lo stadio nella seconda metà di ottobre. Speriamo di farcela», dice Mossa. I lavori vanno avanti e, come ricorda il dirigente, «gli operai hanno lavorato anche nell'ultimo fine settimana. Sabato e domenica. Stanno facendo il possibile. Ma non dimentichiamo che il Sant'Elia è uno stadio chiuso da più di un anno, non si più pretendere che sia disponibile in pochi giorni».
L'assessore ai Lavori Pubblici Luisa Anna Marras spiega che «il cantiere non è indietro, si stanno rispettando i tempi previsti». Ma purtroppo lo stadio è ancora, appunto, un cantiere. E in un cantiere non si può giocare una partita di Serie A, anche se solo davanti a 5000 persone. Per una capienza ridotta a questi numeri le procedure dovrebbero essere più svelte. Il via libera può essere dato da una commissione comunale e non da quella provinciale, che come la vicenda di Is Arenas insegna è guidata dalla prefettura e non dal Municipio.
Oggi un'altra commissione, quella Lavori pubblici del Consiglio comunale (che non ha nessuna competenza sull'agibilità dell'impianto) porterà a termine un sopralluogo nello stadio, per toccare con mano lo stato dei lavori. Il progetto che consentirà di ospitare 5000 spettatori prevede che circa tremila persone occupino la vecchia tribuna centrale di cemento armato, su cui sta intervenendo il Comune. Gli altri duemila tifosi andranno sulle tribune Dalmine in Curva Nord.
Va avanti anche la realizzazione dei tunnel che dal piazzale esterno dello stadio porteranno fino alle tribune: saranno delle "vie di fuga" nuove di zecca per eliminare i rischi di caduta di pezzi di calcestruzzo. Poi il cantiere si dovrà occupare della sostituzione del maxischermo, delle telecamere di vigilanza e delle torri faro. Basterà tutto questo a riportare i tifosi nel loro stadio?
Michele Ruffi