Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Abbanoa, i debiti continuano a crescere

Fonte: La Nuova Sardegna
23 settembre 2013

GESTORE UNICO IN CRISI 
 
Approvato il bilancio 2012. La perdita è di 11,5 milioni, l’esposizione supera i 390 milioni, ricapitalizzare sarà inutile? 
 

 
 
 
 
 



di Umberto Aime

CAGLIARI I milioni, sono 142, per provare a risollevare Abbanoa dal disastro finanziario, sono arrivati. Nel giorno in cui l’assemblea degli azionisti (Regione e Comuni) ha approvato l’ennesimo bilancio in rosso, nel 2012 la perdita è stata di 11,5 milioni, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Angela Nonnis ha confermato che il «piano di risanamento» è possibile, l’Europa è d’accordo. Con quei 142 milioni, come da anni sanno tutti gli azionisti, Abbanoa avrà il suo primo e vero capitale sociale, e da lì dovrebbe ripartire. È un’idea che piace a molti, ma resta da capire: conviene gettare subito altri milioni nel pozzo, oppure è meglio aspettare che si diradino le nubi da mesi sospese sulla società di gestione? A cominciare da quelle scatenate dall’inchiesta della procura di Cagliari sulla gestione dei finanziamenti pubblici negli ultimi anni, con i soldi destinati per gli appalti usati invece per pagare gli stipendi. Non converrebbe aspettare il deposito della maxi consulenza voluta dal pubblico ministero per far piena luce sugli ultimi otto anni, prima di decidere come ripartire le nuove azioni? Perché se ad esempio il consulente della Procura dovesse accertare che in passato sono stati commessi reati, non basterebbe cambiare solo qualche decimale nella griglia delle azioni: dovrebbe cambiare tutta Abbanoa. Tra l’altro stanno per scadere le due settimane concesse dalla Procura al commercialista Giuseppe Aste, il consulente, e dunque l’attesa non dovrebbe essere lunga: che fretta c’è? Oppure ha senso ricapitalizzare la società, con gli ormai famosi 142 milioni, quando proprio ieri il commissario dell’Autorità d’ambito, l’organismo politico di controllo, ha confermato che alla società di revisione Deloitte è stato affidata la «verifica integrale» degli ultimi due bilanci di Abbanoa? Non sarebbe meglio conoscere prima l’esito di quest’altra verifica, prevista in 90 giorni, ed evitare così (se ci sono stati) altri errori? No, su Abbanoa la politica ha deciso, ancora una volta, di navigare a vista. Senza aspettare l’esito di consulenze e revisioni, mercoledì l’assemblea degli azionisti consumerà il rito della ricapitalizzazione a tavolino che, secondo alcuni, potrebbe avere effetti miracolosi sui conti di Abbanoa, mentre invece alla fine quei 142 milioni, potrebbero essere solo acqua fresca. L’ultimo bilancio. Il 2012 si è chiuso con una perdita di 11,5 milioni, uno in meno rispetto all’anno precedente. Sono cresciuti gli incassi, da 206 milioni a 220i, c’è stato un risparmio significativo alla voce costi, sono diminuiti di 10 milioni, e il fatturato a sua volta è cresciuto fino a toccare quota 14 milioni. Fra le altre poste di bilancio: i 10,5 milioni pagati all’Enas per acquistare l’acqua grezza, i 45,1 milioni (+5 rispetto al 2011) per l’energia elettrica, i 58,3 milioni in carico alla voce stipendi e i 16,5 milioni per le manutenzioni. Fra i ricavi è aumentata la fatturazione, con 10mila clienti fantasma smascherati e 19 mila sotto verifica, per un’emissione complessiva di bollette (fra incassate e da incassare) intorno ai 220 milioni. Sono tutti numeri importanti, tra l’altro confermati dalla prima semestrale del 2013, anche questa approvata dall’assemblea, e che lasciano trasparire un tentativo da parte dell’amministratore unico Carlo Marconi di raddrizzare la rotta, o comunque provarci nonostante la confusione politica intorno alla società. I segnali dunque sembrano abbastanza positivi, anche se ieri il collegio dei revisori ha ribadito «l’alta criticità dell’azienda che, a causa delle precarie condizioni contabili, non ha rinnovato neanche i contratti di assicurazioni per la responsabilità civile» E il risveglio è ancora più brusco se a essere confrontate sono le tabelle sull’indebitamento complessivo accumulato da Abbanoa dal 2005 al 2012. L’esposizione con le banche, in sette anni, è passata da 24,7 milioni ai 106,63 milioni del 2012, coi picchi maggiori raggiunti nel 2008 (147 milioni) e nel 2009 (141). Stesso exploit anche per i debiti verso i fornitori: 68,31 milioni nel 2005, ben 283,77 milioni sette anni dopo, con un aumento di soli 50 milioni nel 2012. Risultato finale, comprese le spese per investimenti, il debito complessivo ammonta addirittura a 794,3 milioni, ed ecco perché prima di gettarne nel pozzo altri 142, bisognerebbe forse aspettare.

 

CAGLIARI L’armistizio fra la Regione (centrodestra) e i Comuni (la maggioranza è di centrosinistra) è già finito? Sì. Dopo gli scontri furibondi sull’Autorità d’ambito poi vinti dai sindaci con la nomina a commissario di Alessandro Bianchi (Nuoro) e dopo le reciproche randellate su bilanci e debiti, è la ricapitalizzazione ad aver riacceso le polveri. Con altri142 milioni freschi sul piatto, è il contributo straordinario autorizzato dal’Europa e finanziato per intero dalla Regione, i Comuni temono che la giunta abbia in mente di strappare la maggioranza delle azioni proprio ai sindaci. Il che è possibile – stando al Codice civile – se solo la Regione dovesse sottoscrivere le nuove quote e potrebbe farlo visto che è proprio l’ente centrale a metterci i soldi. A quel punto il ribaltamento sarebbe secco, con Cagliari e Sassari (amministrate dal centrosinistra) che finirebbero in minoranza, mentre insieme ora valgono il 32,6 del capitale sociale, cioè la maggioranza relativa con la Regione inchiodata a poco più del 13 per cento. Per evitare di finire in trappola, ieri i Comuni hanno prima bloccato il piano della Regione, che era pronta alla ricapitalizzazione immediata, e poi ottenuto il rinvio della spartizione delle azioni in base al nuovo capitale sociale aumentato appunto di 148 milioni. Il rinvio accordato è stato di cinque giorni e da oggi e sino al 27 i Comuni vogliono far pressione sulla Regione per dissuaderla dalla prova di forza e convincerla invece ad accettare una soluzione meno invasiva. Questa: i 142 milioni, seppure sulla carta, saranno prima assegnati ai Comuni in base alle vecchie quote e subito dopo sarà ciascuna amministrazione a sottoscrivere le nuove azioni. Sarebbe un buon compromesso, dicono i sindaci, ma la Sardegna è da tempo in campagna elettorale e anche sui disastrati conti di Abbanoa sono cominciate le grandi manovre in vista del 2014 e dunque le larghe intese sono un miraggio. (ua)