Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Nei politici giovani ho trovato altre idee e una musica diversa»

Fonte: La Nuova Sardegna
23 settembre 2013

 
L’incontro con il mondo della cultura nella Facoltà teologica «La crisi è pericolo e anche opportunità, non serve fuggire» 
 
 
 
 
 



di Giampaolo Meloni

CAGLIARI

«Il coraggio sia il tempo musicale per andare avanti». Come prevedibile, Papa Francesco chiude l’intervento nell’aula magna dell’Università teologica con una frase fuori programma, non compresa nel testo ufficiale che ha pronunciato in circa trenta minuti d’intervento davanti a una sala silenziosa, rapita, alla quale la gioia di avere Francesco faccia a faccia ha fatto ignorare il caldo eccessivo. Il riferimento alla musicalità non è stato casuale. Senza metafore, il Papa ha raccomandato la necessità di stare accanto ai giovani, in sintonia con i loro linguaggi moderni: «Ho trovato nei politici giovani un’altra maniera di pensare, non dico migliore, non dico peggiore, dico perlomeno diversa». E ha inciso: «La musica loro è diversa dalla nostra. Non abbiamo paura, apriamoci. I giovani cercano una chiave diversa per sentire la musica». C’è un mondo nuovo con il quale ci si deve confrontare, ha detto Francesco. Un insegnamento che conforta questa prospettiva viene dai rettori, quelli delle due università sarde e quello della Pontificia facoltà teologica, Padre Maurizio Teani, che hanno parlato della loro collaborazione: «Ho sentito che lavorate insieme, come amici: questo è buono». Perchè nel futuro Papa Francesco vede il rischio del baratro esistenziale, che riassume in tre parole: disillusione, rassegnazione, speranza. Ne spiega i significati ricorrendo alla parabola dei discepoli di Emmaus. Come suo solito, semplifica ulteriormente: «La disillusione deriva dalla crisi economico-finanziaria, ma anche ecologica, educativa, morale». Quando il Papa pronuncia la parola crisi ha un’idea ben chiara, che apre al futuro: «Quando i cinesi scrivono la parola crisi, usano due caratteri: uno significa pericolo, l’altro vuol dire opportunità: ecco, quando diciamo crisi, dobbiamo intendere entrambi i significati». L’altro fronte di pericolo è la rassegnazione. «Nei momenti di crisi non ci si deve chiamare fuori. Non cerchiamo “isole” o momenti di tregua». Insomma, si deve evitare l’atteggiamento di Pilato: di “lavarsi le mani”. Un atteggiamento che ignora il grado di giustizia, di umanità e di responsabilità sociale e porta all’individualismo, all’ipocrisia, se non a una sorta di cinismo». C’è una via d’uscita? Si deve fuggire dalla realtà, oscurare la speranza? chiede Francesco. «Penso che il momento storico che viviamo ci spinga a cercare e trovare vie di speranza, che aprano orizzonti nuovi alla società. Qui è il prezioso ruolo dell’Università, come luogo di elaborazione e trasmissione del sapere, di formazione della sapienza, di educazione integrale alla persona».Un grande timore, rivelato in un’altra trasgressione al testo ufficiale, per il Papa è l’eventualità che «dal dizionario possa scomparire la parola “solidarietà”». Parole pronunciate nell’istituto dei gesuiti, che le hanno molto gradite. «Hai scelto il nome Francesco e siamo stati contenti anche noi gesuiti», gli dice con una battuta carica d’affetto il rettore padre Maurizio Teani, accogliendo anche le riflessioni del Papa sulla Chiesa «autoreferenziale». Accanto al Papa ci sono i vescovi sardi, il presidente della Conferenza espiscopale sarda monsignor Arrigo Miglio, ma c’è anche monsignor Angelino Becciu, segretario di Stato. Francesco lascia la facoltà e prima di appartarsi per qualche minuto all’interno, s’intrattiene con il Provinciale dei gesuiti, padre Carlo Casalone. Che le ha detto? Scherza, padre Carlo: «Gli ho dato qualche consiglio». In realtà il Papa gli ha raccomandato di non smettere mai di essere incisivi con i loro insegnamenti.