Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Miglio: «Ora cresca una cultura nuova»

Fonte: La Nuova Sardegna
23 settembre 2013


 
Le riflessioni dell’arcivescovo e i ringraziamenti a tutte le istituzioni che hanno lavorato per il viaggio del pontefice 
 
 
 
 
 



CAGLIARI Il tempo di salutare Francesco all’aeroporto di Elmas e Arrigo Miglio arriva subito nella sala stampa per tracciare un primo e provvisorio bilancio, dal suo punto di vista, di una visita che ha ricevuto l’attenzione di tutte le testate del mondo, con oltre 600 giornalisti accreditati. Tutti venuti in Sardegna per “sondare” Francesco sul terremo da sempre delicato per un Pontefice: le visite pastorali nel nostro paese. «Ho passato undici ore con il Santo Padre e vi posso assicurare che non si è fermato un attimo, ha cercato il contatto con tutti, uno a uno se fosse stato possibile, come suo solito. Papa Francesco che è rimasto fortemente colpito dalla folla immensa, dall’affetto, dall’abbraccio dei sardi». La speranza, ha confermato Miglio, è stata la parola cardine della giornata. «Non lasciatevi rubare la speranza, e non vendete la vostra speranza, sono le due frasi che da sole potrebbero riempire questa indimenticabile giornata. Il Papa – ha confessato Miglio – è arrivato ben consapevole di tutti i problemi e mi ha parlato affranto della tragedia dell’immigrazione, a casa sua e qui da noi». Francesco nei volti dei nordafricani o dei mediorientali di Lampedusa ha visto gli sguardi dei cileni, dei boliviani e dei peruviani che arrivano in cerca di fortuna. «L’ho visto molto sofferente rispetto a questo tema – ha sottolineato l’arcivescovo – così come rispetto a quello della povertà. Volevamo far conoscere meglio la Sardegna a Papa Francesco, in realtà siamo noi che abbiamo conosciuto meglio lui, che non ha fatto discorsi teorici, ma ha presentato il Vangelo per quello che è, semplicemente, ha parlato della sua esperienza». Il presidente della commissione organizzativa, monsignor Franco Puddu, ha detto che «il 99% della riuscita di questa visita l’ha fatta il Papa, con la sua spontaneità, la sua vicinanza alla gente, il suo entrare naturalmente in sintonia con tutti. Ci siamo messi a disposizione dell’evento, senza forzarlo. Sapevamo che Francesco avrebbe fatto la differenza». Il Pontefice ha anche apprezzato i balli sardi, in particolare i costumi che «non immaginava potessero essere così vari e colorati». E poi ancora speranza e lavoro, con quell’elmetto in arrivo dal Sulcis che senza esitazioni ha indossato, l’esortazione ai giovani a non concedersi mai alla «dea lamentela» e il monito a coloro che gestiscono il potere a non operare nel nome del «dio denaro». «I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza, ha ripetuto più volte il Papa, a cui è piaciuta molto la scritta che alcuni lavoratori avevano impresso sulle loro magliette: chi non lotta ha già perso. Da qui bisogna capire - ha ribadito Miglio - che l’economia non ha leggi ineluttabili ma viene fatta dagli uomini e dunque può sempre essere modificata e migliorata». Infine il sentito ringraziamento a tutte le istituzioni , che «hanno lavorato – ha detto Miglio – in un clima di collaborazione fattivo e sereno». Alla Chiesa sarda, della visita pastorale così attesa, resta soprattutto la consapevolezza che «deve impegnarsi a far crescere una cultura di tipo diverso». Ultima curiosità: il Papa è rimasto stupito dal fatto che in Sardegna i sacerdoti scendano nelle miniere anche a celebrare Messa. Miglio lo ha ricordato memore della sua indimenticabile esperienza come Vescovo di Iglesias. «Lì ho celebrato Messa anche a Natale in galleria. Per noi era ed è un momento emblematico. Il Papa mi ha ascoltato incredulo e poi ha spiegato, quasi sottovoce, che in Argentina tutto ciò non sarebbe stato possibile. «Sono superstiziosi e pensano che i preti in miniera portino male». (g.cen.)