Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La visita del papa

Fonte: La Nuova Sardegna
23 settembre 2013

Una folla immensa abbraccia Francesco 
 
In 400mila da tutta la Sardegna per incontrare il Pontefice a Cagliari Ha sollecitato disoccupati e giovani: «Non perdete la speranza» 
 


 
 
 
Nei discorsi si è soffermato più volte sul significato di solidarietà e sul valore della carità nei confronti di chi viene erroneamente indicato come ultimo
 
 



di Giuseppe Centore

CAGLIARI La Fede, nella Madonna di Bonaria, nel popolo di Dio e nella forza salvifica di Cristo. La Speranza, nei giovani sardi, nei lavoratori e in chi il lavoro lo ha perso o non lo ha conquistato. «Non lasciatevi rubare la speranza», ha ripetuto Francesco nel corso di tutti gli incontri. La speranza come bussola per andare incontro senza paura verso il futuro, per non farsi sopraffare dai falsi idoli, e per affrontare il presente sotto la guida di Gesù. La Carità, nei confronti di chi viene indicato erroneamente come ultimo: i malati, i poveri, i carcerati. E insieme alle tre virtù teologali, una quarta parola-guida di questo indimenticabile viaggio in terra sarda: la solidarietà. È questo il filo rosso che ha accompagnato, caratterizzando i diversi incontri, i discorsi ufficiali e non, la visita di Francesco a Cagliari. Ad accoglierlo diverse centinaia di migliaia di persone, secondo la questura in tutto hanno partecipato ai tre momenti pubblici della giornata (l’incontro con i lavoratori, la Messa e l’abbraccio con i giovani) oltre 400mila persone. Il Papa non si è risparmiato neppure per un minuto;anche il pranzo e la pausa in Seminario sono durati poco più di un’ora. Poi è stato un susseguirsi di incontri, conclusosi con la festa che gli hanno riservato i giovani prima della partenza. È stato in questa occasione che il Papa, pur leggermente affaticato per la frenetica giornata, ha dato ancora una volta il meglio di sè, parlando col cuore in mano ai giovani, lasciando spesso perdere il testo scritto del suo intervento e improvvisando, con frasi semplici ma che hanno trafitto il cuore di chi le ascoltava. «Abbiate coraggio, non perdete la speranza e fidatevi di Gesù, lui non tradisce mai, è leale». Il richiamo continuo al Vangelo e a Gesù sono state la prova provata del senso tutto pastorale del viaggio di Francesco in terra sarda. Applicando la metafora che ha usato nella sua recente intervista a Civiltà Cattolica (la rivista italiana dei Gesuiti, ordine a cui papa Francesco apparteneva), il Papa ha cercato egli stesso di «curare le ferite e riscaldare il cuore dei fedeli». La Chiesa che ha fatto vedere ai sardi è il cuore dell’«ospedale da campo» dell’anima che Papa Francesco sogna. Una Chiesa che cura le ferite, nell’accoglienza e nella misericordia. Lo ha detto ai lavoratori di prima mattina, accusando il dio denaro che è alla base della cultura dello scarto, con un tono severo, preoccupato, ben diverso dal tono gioioso e carico di speranza usato con i giovani. Lo ha ripetuto nella Basilica e in Cattedrale negli incontri con i malati, i più poveri e i carcerati. «La carità non è un assistenzialismo per tranquillizzare le coscienze, quello è negozio. Non c'è altra via che questo amore. La parola, solidarietà, rischia di essere cancellata dal dizionario, perché è una parola che dà fastidio, ma noi non la cancelliamo dal dizionario, perché non l’abbiamo inventata noi i preti, è nel Vangelo». E sempre in Cattedrale ha aggiunto, per farsi capire meglio: «È un peccato farsi belli utilizzando i poveri: meglio stare a casa». Concetti ribaditi con forza nell’incontro più ovattato col mondo della cultura. Tra le pareti della Pontificia Facoltà retta dai Gesuiti, Francesco ha definito la solidarietà «ambito vitale in cui i conflitti, le tensioni, anche gli opposti raggiungono un'armonia che genera vita». In tutti i suoi discorsi Francesco ha voluto anteporre l’annuncio della salvezza alle conseguenze morali dei comportamenti non ortodossi. Una giornata intensissima per lui e per il suo seguito, ma fortemente voluta, senza pause, come se il tempo per abbracciare l’isola non fosse abbastanza. Nelle sue ultime parole prima dei saluti, il Papa ha voluto ricordare il suo secondo viaggio in Italia, dopo quello di Lampedusa. Sardegna e Lampedusa, due isole diverse, accomunate dalle emergenze, e come ha potuto vedere il Papa «venuto quasi dall’altra parte del mondo», dalla voglia di riscatto. Da oggi però i riflettori sulla visita papale si spegneranno. Rimarranno accese le fiammelle dentro al cuore delle centinaia di migliaia di sardi che hanno avuto la fortuna di ascoltare dal vivo le sue parole, vedere i suoi gesti, appassionarsi ai suoi teneri fuori-programma. E sono proprio quelle fiammelle a rinchiudere il dono più prezioso che Francesco ha fatto ai sardi: la Speranza. ©RIPRODUZIONE RISERVATA