Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«No ai parolai che illudono»

Fonte: L'Unione Sarda
23 settembre 2013


L'omelia del Santo Padre, il saluto del presidente della Regione e del sindaco
 

Il Papa: impariamo a proteggere chi ne ha più bisogno
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di Fabio Manca
Se il testo non fosse stato scritto in anticipo e se il Papa non vi si fosse attenuto con scrupolo, qualcuno avrebbe potuto pensare che tra i «parolai che promettono illusioni» citati dal Santo Padre durante la sua omelia ci fossero anche i politici locali - in testa il governatore Ugo Cappellacci e il sindaco Massimo Zedda - che ieri mattina lo hanno accolto sul sagrato della Basilica di Bonaria.
In realtà il riferimento è stato a tutti «coloro che hanno uno sguardo avido di vita facile, di promesse che non si possono compiere». Un ammonimento simile a quello che Benedetto XVI fece nel 2008, anch'egli durante l'omelia, quando parlò della necessità di moralizzare la politica e invitò i governanti a un maggiore rigore e a un maggiore rispetto delle regole.
«Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni della vostra isola», esordisce dall'altare allestito davanti alla scalinata dalla quale quattromila bambini e, più giù, centomila fedeli lo ascoltano in silenzio. Applaudendolo spesso quando si riferisce, con tono greve, «alla mancanza di lavoro e alla sua precarietà, all'incertezza per il futuro». O quando invita - chissà se riferendosi alla proverbiale invidia dei sardi - «a guardarci tra noi in modo fraterno».
Francesco pensa ancora alle istituzioni, alla classe dirigente, quando dice che «è necessaria la collaborazione leale da parte di tutti per assicurare alle persone e alle famiglie i diritti fondamentali e far crescere una società più fraterna e solidale», quando incoraggia «a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani» e quando, al termine dell'omelia, invita a guardare con lo sguardo materno di Maria «le persone che istintivamente consideriamo di meno e che invece ne hanno più bisogno: i più abbandonati, i malati, coloro che non hanno di che vivere, coloro che non conoscono Gesù, i giovani che non trovano lavoro».
Tra i disabili, tra le centinaia di volontari e persino tra gli ospiti d'onore assiepati con ordine sul sagrato di Bonaria, molti si commuovono. Il Papa rivoluzionario scalda gli animi, emoziona, tutti sentono che non è formale. «Mi fairi prangi», dice in sardo una donna in sedia a rotelle. I goccius di benvenuto, lo struggente Magnificat, il Gloria, il canto finale “Di Bonaria Celeste Regina” intonati dal coro contribuiscono a impregnare l'atmosfera di un misticismo che sembra permeare tutto e tutti in una giornata perfetta, anche meteorologicamente. E quando, al termine della celebrazione, saluta in quel suo modo da fratello maggiore e dice «Vi auguro buona domenica e buon pranzo» è l'apoteosi.
Il Pontefice era arrivato a Bonaria alle 10 in punto, accolto dall'ovazione («Fran-ce-sco, Fran-ce-sco») dei centomila che sino a pochi minuti prima avevano seguito sui maxi schermi allestiti sulle pareti del grande palco-altare il suo incontro con i lavoratori. Prima di parlare con i malati, dai quali è tornato dopo la messa, era stato accolto dal sindaco e dal presidente della Regione. Cappellacci ha parlato per pochi minuti: «Desidero esprimere nel modo più sincero la speranza che la sua visita rappresenta per la nostra terra, e quanto la Sua presenza tra noi, in questo momento, sia testimonianza di generosità nel rapporto col nostro prossimo», aveva detto prima di donargli un paio di cusinzos , le scarpe utilizzate dai pastori realizzate da un artigiano di Oliena, auspicando che «possano accompagnarla nel suo cammino di pastore perché il mondo ha bisogno di una guida pastorale come la sua».
Più lungo, più politico, il discorso di Zedda, che ricorda di essere «il più giovane sindaco» di Cagliari. Il primo cittadino evoca «la mia cara nonna che non c'è più e che avrebbe dato vent'anni della sua vita per essere qui, oggi», fa un riferimento alla multiculturalità della città «che è oggi comunità multietnica, multirazziale, multireligiosa». Poi - ricalcando concetti espressi poco prima e poco dopo dal Santo Padre - riferendosi a «un mondo in cui i valori primari non siano la ricchezza, il potere e la finanza fine a sé stessa, ma il lavoro, il comune benessere, la solidarietà umana, la cooperazione tra i popoli, la pace». Al termine, il sindaco regala al Papa un rarissimo volume: il primo testo scritto da un laico sul Santuario di Bonaria.
Chissà sei il Pontefice ha pensato anche a Zedda quando, più avanti, ha invitato i politici «giovani e vecchi» a una maggiore concretezza.