Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Spunta fra suore e fedeli la città dei senza-Papa

Fonte: L'Unione Sarda
23 settembre 2013


Il caffè razionalista, il tuffo epicureo, la partita a tennis indifferente
 

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di Celestino Tabasso
In questa stranissima giornata cagliaritana, per sentirsi un libero pensatore basta farsi una passeggiata al Terrapieno andando in salita.
Si procede in solitaria, controcorrente rispetto al flusso costante di Papa-people che scorre verso via Roma. Molti con la bandierina biancogialla del Vaticano, moltissimi senza, tutti con scarpe comode e la gran parte con cappellini più o meno casual per proteggersi da un sole che già alle 8,30 se ne infischia se tecnicamente questa sarebbe una domenica d'autunno. Sono tanti. Tanti. E a forza di andare controcorrente alla fine più che un libero pensatore si finisce per sentirsi un salmone. E allora via dentro la Marina ma a caccia dell'altra Cagliari, quella che anche se c'è il Papa è comunque domenica. Qualcuno c'è e lo si riconosce subito. Se vai in giro in gruppo o con uno o più bambini sei presumibilmente sulle tracce del corteo pontificio, ma se hai il cane al guinzaglio allora no: non è un pellegrinaggio urbano ma semplicemente una passeggiata. Il giornalista che attraversa rapido il quartiere ha il bimbo sulle spalle, in realtà, ma Papa Francesco non c'entra nulla: «Centro sovraffollato e niente traffico in uscita: è la domenica ideale per un'arrostita fuori città». Poche ore dopo un suo collega arriverà estatico in redazione: «Giornata irripetibile: niente traffico, parcheggi liberi, un silenzio felpato... Due ore di tennis perfette».
Per trovare qualcosa di politicamente più sostanzioso bisogna arrivare in piazzetta Savoia, dove Alessandro Muroni dell'Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) sorseggia un caffè mentre dal Largo arrivano folate di inni religiosi. Chi lo immagina livido di rabbia sbaglia di grosso: «Prima premessa: amo il rock e detesto quelli che mugugnano perché c'è un grande concerto e per una volta non possono parcheggiare sotto casa. Quindi non borbotto un evento che porta gioia - se mi passate quest'espressione da catechismo - a tantissime persone. Seconda premessa: aderire all'Uaar non significa predicare una vita arida e priva di spiritualità». No? «Assolutamente: la mia spiritualità sta nella voglia di conoscenza, lungo un percorso che da Socrate va a Bertrand Russell senza accettare dogmi, politici o di fede. Io ho il massimo rispetto per tutti». Però? «Però il Papa che viene a suggerirci di pregare per il lavoro costa 600 mila euro alla Regione, su 900 mila complessivi: è caritatevole questo, davanti a imprese che chiudono perché da due anni non riescono a incassare i crediti che vantano dalla pubblica amministrazione? Non sarebbe stato più apprezzabile se dal Vaticano fosse arrivato in dono un maxischermo per far vedere e ascoltare Papa Francesco a costo zero? Mi fa piacere che tanta gente viva una giornata di festa ma non posso apprezzare che lo si faccia a spese di una terra economicamente depressa, così come non posso apprezzare che il Brasile abbia dovuto spendere tre milioni di euro per la visita pontificia o che all'Italia ne costino diciotto i cappellani militari che operano sul territorio nazionale e nelle missioni all'estero». Certo, non è con la calcolatrice in pugno che l'opinione pubblica guarda a Bergoglio: «Perché è un abilissimo uomo di marketing. Ho letto con attenzione l'intervista alla “Civiltà Cattolica” e la risposta alla lettera di Eugenio Scalfari: è illuminante come usa suggestivamente la parola “umiltà” spiegando che il credente dev'essere umile verso il prossimo e perché? Perché lui comunque ha la verità...». La chiacchierata dura molto, in realtà, passando per Ior, otto per mille, esenzioni Imu, finché Muroni si avvia per la lunga passeggiata a cui lo costringono le limitazioni del traffico e l'esaurimento scorte dei biglietti dell'autobus nelle edicole («E vabbe', mi farò un pellegrinaggio laico»). Nei dintorni intanto, a parte un gruppetto di croceristi, gli indifferenti sembrano scarseggiare. C'è un punto della città però dove è più facile incrociarne. Se a Lawrence la Cagliari vecchia faceva venire in mente Gerusalemme, oggi il Poetto è la nostra Tel Aviv, che in Israele con il suo epicureismo balneare fa da contraltare laico alla Città Santa.
Da Quartu a Marina Piccola in effetti la spiaggia è più bella che popolata. Gli autobus del Ctm che portano i cagliaritani dall'asfalto alla sabbia hanno lavorato a pieno carico gran parte della mattina, ma i parcheggi per le auto liberi sono tanti e molti chioschi espongono le lavagnette con la scritta “Aperto” per evitare che i tavolini vuoti ingannino un potenziale cliente. Avvicinandosi alla Prima fermata la densità di popolazione sale fin quasi ai livelli abituali, ma lungo il litorale urbano gli edicolanti dicono le stesse cose: per gran parte della mattinata decisamente meno gente del solito. Può darsi - ipotizzano al Malibù - che dopo la messa molti altri si riversino sul Poetto. Fino all'ora di pranzo di sicuro la città del Papa è molto più affollata della spiaggia del sole. Poi davanti al chiosco passa una ciclista in costume da bagno: con una mano tiene il manubrio, nell'altra regge una bandierina vaticana. Forse è un'avanguardia. O forse solo una cerchiobottista.