Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Protesta in via Boito:

Fonte: L'Unione Sarda
16 settembre 2013

L'associazione “Ancora giovani”

 


«Da qui non ce ne andiamo, siamo pronti a fare le barricate». Ad annunciare una clamorosa azione di protesta è Albino Foti, 80 anni, presidente dell'associazione “Ancora giovani”, cui fanno capo 100 soci di età compresa tra 70 e 90 anni, tutti residenti a San Benedetto. Il problema è l'ormai imminente chiusura del Centro sociale comunale di via Boito, dove l'associazione opera da 11 anni.
Il Comune, come confermato dal dirigente Mario Mossa, intende demolire la palazzina che ospita il Centro per edificarne una nuova destinata a ospitare mini-appartamenti a canone agevolato. I lavori partiranno entro l'anno ma agli anziani è già stato comunicato di cessare ogni attività. «Ci hanno detto che dobbiamo andarcene», riferisce Foti, «ci stanno sfrattando senza prima aver trovato per noi una soluzione alternativa». Quello di via Boito è l'unico centro sociale del quartiere. «Se ce lo tolgono è la fine».
Fortemente voluto dalla Circoscrizione, il Centro accoglie anche altre associazioni che si occupano di musica, teatro e volontariato. A breve dovranno tutte cambiare casa. «Ma noi non intendiamo arrenderci», riprende Foti, «se il Comune non ci garantirà un altro spazio ci chiuderemo dentro l'edificio di via Boito e ci resteremo a oltranza». Ogni sera gli anziani del sodalizio “Ancora giovani” giocano a pinella e a tombola, guardano la televisione, organizzano conferenze. «Questi nonnini si autogestiscono», sottolinea l'ex presidente della Circoscrizione 4, Alessandro Sorgia, «tengono in piedi la struttura da 11 anni, spendendo di tasca. Fanno le pulizie, cambiano le lampadine, si quotano per pagare un tecnico quando si rompe la pompa di calore tirando fuori i soldi dalle loro magre pensioni».
Non sono un costo, ma una risorsa. «Mandarli via è un'assurdità», incalza Sorgia, «se lo faranno, anch'io mi barricherò dentro insieme a loro. Se bisogna realizzare alloggi lo si faccia, ma il sindaco deve trovare un'alternativa. Se non possono restare in via Boito, s'individui subito un altro spazio nel quartiere». Quasi tutti gli utenti del Centro sociale sono anziani soli che hanno perso il marito o la moglie. «Ci ritroviamo in via Boito per sentirci meno soli», chiosa Foti, «è l'unica cosa che abbiamo. Al Comune chiediamo di non togliercela».
Paolo Loche