Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Auguri, Teatro Lirico

Fonte: L'Unione Sarda
2 settembre 2013




di Maria Paola Masala
Vent'anni dopo, è il Teatro Lirico. Ma basta una lettura della rassegna stampa dei tempi per giustificare la clamorosa svista del TG1 del 2 settembre 1993, che annunciava «la riapertura a Cagliari del teatro settecentesco distrutto dai bombardamenti». Molti giornali parlarono in quei giorni di Nuovo Teatro Comunale, molti altri di Vecchio Teatro Civico, e questo bastò all'equivoco. In realtà, allora, il teatro di Castello distrutto dai bombardamenti del '43 era ancora un rudere, e di settecentesco, quel memorabile giovedì, in via Santa Alenixedda, ci fu (come anno di nascita) “soltanto” Rossini, con l'Ouverture del Tancredi, e la Messa di Gloria: grandi protagoniste, col coro e orchestra del teatro diretti da Thomas Sandering, le cagliaritane Giusy Devinu e Bernadette Manca di Nissa. Era il doveroso omaggio al bicentenario della nascita del pesarese, e anche Cagliari fece la sua parte, accendendo le luci di un teatro che vedeva la luce paradossalmente prematuro, dopo un'infinita gestazione. Fu un colpo di mano del sindaco Gaetano Giua, uomo di grande prudenza, ad accelerare i tempi, costringendo a un tour de force la macchina che ruotava intorno a quell'interminabile fabbrica, avviata nel 1965 con i primi progetti presi in esame dal sindaco Brotzu e bloccata negli anni da molti intoppi (falda acquifera compresa).
Vent'anni dopo, ne parla con pacato orgoglio. Sindaco per soli due anni, dal '92 al '94, al mondo della lirica è legato da sempre. È stato presidente dell'Ente Lirico dall'89 al 92, e già nel 1968, ventisettenne, era stato nominato nel primo consiglio di amministrazione, presieduto da Flavio Dessì Deliperi (sovrintendente Dario Ferrari). L'accelerata con relativa ordinanza che portò alla data del 2 settembre - racconta ora - era legata all'opportunità di ospitare la tournée della Scala diretta da Riccardo Muti (e offerta alla città dal Banco di Sardegna). «Me lo comunicò nella tarda primavera di quell'anno il sovrintendente Luciano Fozzi. Avessimo avuto il teatro aperto avremmo potuti accoglierli, il 3 settembre. A questo punto, ce la misi tutta. Ne parlai con l'ingegner Paolo Atzeri, assessore ai Lavori Pubblici, una delle persone che più ha creduto in questa impresa, e ci demmo da fare. Confesso che a lungo, in seguito, ho sognato che mandavo via il pubblico, perché il teatro era inagibile».
Per molti, l'incubo postumo del sindaco fu anche un'amara realtà. E se oltre milleseicento fortunati possono dire io c'ero (alla prima del 2, alla seconda con Muti-Scala, alla terza con Cecilia Gasdia-Vincenzo La Scola), molti altri rimasero fuori. Succede sempre, successe anche allora. L'assenza più notata fu quella del presidente del Consiglio Mariolino Floris, che protestò per il mancato invito dei consiglieri regionali. C'era - tra le autorità - il presidente della Giunta Antonello Cabras, in prima fila con Francesco Cossiga e Antonio Maccanico, sottosegretario alla presidenza di Ciampi, «che garantì un importante finanziamento». Sessanta milioni di lire (per la comunità di padre Morittu e la casa di accoglienza oncologica dei Lions) furono il contributo “libero” del pubblico.
Priva da mezzo secolo dei due teatri storici, Politeama Margherita e Civico, orfana del Massimo e dell'Auditorium del Conservatorio, solo in seguito restituiti alla città, Cagliari festeggiò l'apertura di un teatro atteso da quasi trent'anni. “Finalmente il teatro”, titolò in prima pagina il nostro giornale, che notò il trionfo di luci, stucchi e velluti. Gli uomini in abito scuro, qualcuno in smoking, nessuno nel più corretto frac. Le donne a rischio, come sempre. (Si vide persino qualche stola di pelliccia). All'ingresso, tra le hostess in tailleur rosso, il sindaco e la moglie fecero gli onori di casa. E la Saras sponsorizzò l'inaugurazione, coprendo le spese dell'ospitalità. Sul palcoscenico, spettò alla giornalista Anna Laura Pau il compito di presentare la serata al pubblico in sala e a chi seguiva l'avvenimento in diretta su Videolina, o sui maxischermi allestiti nello spiazzo antistante il Cis. L'indomani fu Riccardo Muti, in un brevissimo discorso, a far festa al teatro che nasceva. Un padrino d'eccezione, al quale Ninni Giua affianca ora nel ricordo Claudio Abbado. «Lo invitai durante l'estate, tramite Mauro Meli, futuro sovrintendente. Era al mare ad Alghero, accettò di fare un sopralluogo. Ammirò l'acustica, diede consigli. Il teatro era un cantiere, ma era già stata montata la cassa armonica donata dall'editore Nicola Grauso».
La città avrebbe dovuto attendere molti, troppi anni per applaudire il grande direttore, neo senatore a vita, e la sua Orchestra Mozart. Ma questa è un'altra storia. Come un'altra storia è tutto ciò che è accaduto dopo. I fasti e i nefasti, la gloria e la crisi, il partito della internazionalità del teatro a tutti i costi e quello dell'esigenza di far quadrare i conti, a costo di ridurne l'importanza. Quel 2 settembre, il teatro era finalmente una realtà. Una bella soddisfazione per Giua, che ora rende omaggio al primo sindaco dopo la Liberazione, Luigi Crespellani. Fu lui, nel 1967, senatore della Repubblica, a ottenere che Cagliari figurasse tra i 13 enti lirici appena istituiti. Battendo il Regio di Parma, il Bellini di Catania, il Petruzzelli di Bari. Un'eredità che va preservata a tutti i costi. Quel teatro in stile brutalista, per alcuni soltanto brutto, così caro a chi ama davvero la musica, è una enorme ricchezza della cultura e di tutta la Sardegna. Sopra tutti e al di là di tutto.