Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Vita bestiale in un tugurio

Fonte: L'Unione Sarda
9 agosto 2013


STAMPACE. Via Azuni: sporcizia e fetore tra escrementi e blatte a due passi dal centro
 

I vigili allontanano una coppia dalla casa degli orrori
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Due secchi pieni di escrementi davanti alla camera da letto. Nel piccolo bagno, accanto al water, una montagna di carta igienica sporca su cui camminano insetti di ogni tipo. Trenta metri quadri circa, il tanfo è così forte da far venire i conati. All'ingresso c'è una bombola e c'è anche una cucina sgangherata sommersa da cumuli di sporcizia. Nei tegami si intravedono blatte morte, galleggiano in una brodaglia puzzolente. Accanto, mucchi di pietanze in putrefazione ormai irriconoscibili.
VITA NELL'INFERNO In via Azuni 47, Stampace alta, a due passi dal cuore pulsante della città, spunta dai confini dell'inferno una nuova storia di degrado e abbandono da terzo mondo: un uomo e una donna vivono da anni in condizioni disumane. Come scarti della società. Dieci scalini, un vecchio portone di legno, e uno scenario agghiacciante. Vecchi indumenti, carrelli della spesa, scatoloni, scarpe, e persino un paio di sci, tutto ammucchiato lungo le pareti grigiastre e ricoperte dalle ragnatele. Per muoversi bisogna fare lo slalom tra feci sparse sul pavimento e alimenti ammuffiti. E poi ancora blatte morte. Dietro un piccolo corridoio c'è il letto di un cagnetto portato via dalla Protezione animali, in fondo una piccola tv.
L'INTERVENTO DEI VIGILI A mezza mattina dieci agenti della municipale, sei della territoriale e quattro dell'ambientale, entrano nell'abitazione per disporre uno sgombero obbligato per la mancanza delle più elementari regole di sicurezza igienico-ambientali. Sembrano sorpresi. «È allucinante che nel 2013 esistano situazioni del genere», commenta un agente. Indossano le tute bianche, i guanti e la mascherina. O.S, trent'anni, gonna lunga a fiori, t-shirt gialla e i capelli a caschetto, stringe in mano due bamboline. «Dobbiamo vendicarci», dice dopo essere stata portata fuori dalla casa degli orrori. Al suo fianco c'è C.A, il marito quarantottenne, brizzolato e arrabbiato. «Scusi signora ma non è giornata. Non ho voglia di parlare». Poi sembra ripensarci, ma l'assistente sociale glielo impedisce. «Sono seguiti dai servizi sociali», taglia corto. La domanda è spontanea: come possono esserci condizioni di vita così degradanti a due passi dalla città della movida e della scommessa sul turismo? La fogna è intasata da troppo tempo, dalla finestra che s'affaccia sulla strada fuoriesce una puzza incredibile.
IL LAVORO DELL'AUTOSPURGO L'autospurgo lavora per ore. Davanti agli occhi dei vicini che da tempo si lamentavano per gli odori insopportabili provenienti dall'abitazione. «Si sentivano urlare spesso, litigavano tra loro», racconta un residente della zona. «Abbiamo provato ad aiutarli, sono persone con problemi ma tranquillissime», spiega una signora di mezza età mentre assiste allo sgombero forzato. «Lo conosco da quand'era bambino, è cresciuto qui. Il padre era un dipendente del servizio igiene del Comune, la madre era molto meno socievole». Il racconto prosegue con dettagli raccapriccianti. «Prima è morto il padre, sei anni fa anche la madre. È rimasto solo. Non ha mai lasciato questa casa, tre anni fa ha sposato la ragazza con cui ha continuato ad abitare in condizioni igieniche precarie». Un commerciante del quartiere racconta di un impresario che si è offerto di sistemargli il bagno: «Gratis, la fogna era intasata da almeno un anno, ma loro non hanno accettato». Qualcuno tira un sospiro di sollievo, «Non si poteva più vivere così, conviviamo da troppo tempo col fetore proveniente da questa casa». Gli agenti lavorano ininterrottamente per tutta la mattina, sino a quando l'ingresso viene sigillato. «Sara restituito al proprietario dell'immobile», spiega un dipendente del Comune.
Sara Marci